Volley, la rimonta storica contro il Giappone alle Olimpiadi e l'obiettivo medaglia d'oro
Un match storico, vinto in rimonta dall’Italia che si qualifica per la semifinale di pallavolo in programma domani contro la Francia
Morta. Rinata. Vincente. L’Italia maschile del volley aggiunge una pagina indimenticabile alla sua storia gloriosa, un’epopea alla quale ancora manca quell’oro olimpico che adesso, però, può di nuovo essere inseguito.
L’incredibile rimonta sul Giappone, da 0-2 a 3-2, andando a strappare al destino crudele perfino un tie-break quasi perso e poi alla fine vinto, vale infatti le semifinali e la chance di lottare di nuovo per il podio più alto. È la gioia che oggi chiediamo alle ragazze di replicare contro la Serbia e che fissa negli occhi immagini stupende: «Girare una partita in questo modo è un’impresa» dice Fefè De Giorgi, il c.t. che si incavola solo in allenamento. Gli ricordano che al Roland Garros, tempio del tennis, c’è la scritta «La vittoria appartiene al più tenace», frase perfetta per un’Italia che s’è rifiutata di perdere, e lui spiega che sul concetto lavora dal 2021, «secondo un modo di vivere e di relazionarci, nel segno della continuità».
Un set in cui siamo stati presi a pallate (da 9-10 a 12-20 con un terrificante 3-10), un secondo preso in pugno (17-14), rimesso in discussione (17-17), riacciuffato e quasi vinto (23-21) e infine dilapidato (23-25): l’Italia s’è messa nei guai, con il paradosso che le cifre non erano cattive. Ma i giapponesi stavano a un livello più alto. Pestavano come fabbri con Nishida e Ishikawa (32 punti per il «milanese» passato a Perugia), difendevano, tiravano su tutto con il libero Yamamoto, un gatto che ha il radar per azzeccare la posizione («Con lo sguardo — spiega De Giorgi — ha la capacità di anticipare dove finisce la palla»): è stato un incubo che sul 21-24 del terzo set pareva consegnarsi al ritorno della maledizione olimpica.
È a quel punto che è successo qualcosa che noi profani associamo al miracolo, ma che gli addetti ai lavori abbinano alla resilienza (Daniele Lavia: «Ci siamo detti di restare uniti e di crederci»), alla ribellione (Yuri Romanò: «Sono stati momenti tremendi. Era finita. Però giocare con il cuore ha fatto la differenza»), alla capacità di fare le scelte giuste. La frazione che stava dipingendo la condanna è stata ribaltata (27-25) annullando tre match ball. Ma il mare è restato in tempesta, l’Italia l’ha solcato prendendo altre ondate fino alla murata di Russo che ha rinviato il verdetto al tiebreak.
Una sfida infinita è stata decisa dalle ultime tre giocate: 17-15, ai giapponesi è venuto il braccino, mentre Russo ha di nuovo visto «una palla che volava e che doveva essere buttata giù prima che loro prendessero pure quella». Da non credere. Ecco Alessandro Michieletto, bomber da 24 punti che mostrava i muscoli come LeBron James («Lo faccio per caricarmi e per levare tensione; nella nostra metà campo si è rivisto il sorriso»): «C’erano i fantasmi di Tokyo da scacciare (ndr: 2-3 dall’Argentina), questa è stata la partita più tosta e più bella della mia vita».
Per l’ottava volta in tredici edizioni l’Italia maschile è tra le prime quattro ai Giochi. Domani chiederà strada alla Francia di Andrea Giani, che ha piegato la Germania allo stesso modo. «Ah già, il Giangio…» ridacchia De Giorgi. In Nazionale erano compagni di stanza: ci sarà più gusto a negargli la finale.