Donald Trump acclamato come un re: «Uniti batteremo Joe Biden»

diViviana Mazza, inviata a Milwaukee

Sul palco di Milwaukee gli (ex) rivali Haley e DeSantis. La polizia uccide un uomo armato di coltello

DALLA NOSTRA INVIATA
MILWAUKEE L’apparizione sul palco della convention degli ex rivali Nikki Haley e Ron DeSantis, che avevano sfidato Donald Trump nelle primarie, è l’immagine che la sua campagna elettorale additava ieri per mostrare quanto sia unito, alla vigilia delle elezioni presidenziali, il partito repubblicano.
C’era grande attesa in particolare per il discorso di Haley, che aveva resistito più a lungo in corsa, senza vere chance ma comunque conquistando percentuali di indecisi e moderati. 

Negli ultimi tempi della sua campagna, la rivale aveva accentuato la retorica contro Trump, che pure la nominò ambasciatrice all’Onu, definendolo «pericoloso», sostenendo la necessità di test cognitivi sia per lui che per Biden; lui l’aveva soprannominata «cervello di gallina» e la «base Maga» la considerava una spia dei democratici o comunque espressione di un partito repubblicano pre-Trump da rigettare. Haley ha dato già l’endorsement a Trump, ma non è chiaro che ruolo avrà. La campagna di Trump non ha voluto confermare le voci secondo cui inizialmente non era previsto che Haley partecipasse alla convention, ma dopo l’attentato l’avrebbero invitata e lei avrebbe accettato.

«Siamo certamente più uniti dei democratici, c’è il senso che dobbiamo unirci per sconfiggere Joe Biden», hanno detto al Corriere fonti della campagna di Trump. E se in passato il vice di Trump, JD Vance, lo ha definito «un Hitler americano», il senatore si è giustificato ieri in un’intervista con Sean Hannity su Fox News dicendo di aver «creduto alle bugie dei media».

I consiglieri di Trump ricordano alla stampa che la vice di Biden, Kamala Harris, nelle primarie del 2020 lo definì razzista. E che tuttora Trump e Vance «si stanno molto più simpatici» di Biden e Harris. Senza contare il conflitto in seno al partito democratico: «Letteralmente stiamo assistendo ad un tentativo di golpe», ha detto il manager della campagna di Trump, Chris LaCivita in un incontro a margine della convention. «I democratici stanno cercando di rimuovere il presidente in carica, fanno in tv quello di cui accusano i repubblicani e poi stanno a criticare la nostra unità».
In una Milwaukee blindatissima l’atmosfera alla convention è di festa, ma le forze dell’ordine sono in allerta: fuori dal perimetro transennato hanno ucciso un uomo armato di coltello. Secondo le prime ricostruzioni si è trattato di un incidente seguito a una lite tra due senza fissa dimora.

Trump è arrivato ieri nella tribuna d’onore alle 9 di sera, come la notte prima, quando con la benda sull’orecchio era apparso per la prima volta dopo l’attentato e la folla lo aveva accolto al grido: «Fight! Fight Fight» (Combattete), le stesse parole da lui pronunciate con il pugno sollevato dopo i proiettili. Si è seduto nuovamente accanto a Vance; in tribuna mancavano anche ieri Melania e Ivanka, ma la campagna elettorale dice che «altri membri della famiglia» si uniranno alle serate conclusive. Una fonte dice al Corriere che Melania non intende fare un discorso: «Ritiene che la sua lettera pubblicata dopo l’attentato basti».

L’ultima parola sul palco ieri è stata della nuora Lara, che ha avuto un ruolo importante nell’unire, all’indomani delle primarie, la campagna elettorale e le finalità del partito repubblicano. Sul palco ha sfilato anche la leadership del partito, incluso Steve Scalise, deputato italo-americano della Louisiana e numero due dei repubblicani al Congresso, sopravvissuto nel 2017 ad un attentato di un estremista di sinistra. Ma la frase forse più memorabile sull’attentato è quella del senatore afroamericano Tim Scott: «Sabato il diavolo è arrivato in Pennsylvania, brandendo un fucile. Ma un leone americano si è rimesso in piedi e ha ruggito!».

Alla convention è stato mostrato un video i cui Trump avverte i repubblicani che dovranno usare «ogni strumento appropriato disponibile per battere i democratici», incluso il voto per posta da lui spesso criticato. Nello stesso video l’ex presidente sembra negare nuovamente la legittimità del voto: «Non vogliamo che accada mai più quello che accadde nel 2020. Tenete gli occhi aperti perché questa gente vuole imbrogliare e, francamente, è la sola cosa che sanno fare bene».

17 luglio 2024

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