Dallo scudo aereo a Waze, così Israele è diventata la start up nation della tecnologia

200 droni, 120 missili balistici, 30 missili da crociera. Non è stato affatto puramente dimostrativo il primo attacco diretto dell'Iran a Israele. Senza i sistemi di scudo di difesa aerea sarebbe stata una strage. Invece la quasi totalità degli ordigni è stata intercettata e abbattuta prima ancora che entrasse nello spazio aereo israeliano. Come è possibile una tale superiorità tecnologica che tra l'altro, nella guerra di Gaza, già fa ampio ricorso all'intelligenza artificiale? Il fatto è che negli ultimi 25 anni Israele è diventata la start-up nation, cioè l'ecosistema di alta tecnologia più importante al mondo dopo la Silicon Valley. Soltanto 9 milioni di abitanti, eppure il maggior numero al mondo di start up pro capite; 30 di queste sono considerate unicorni, come vengono chiamate le start up che superano il valore di un miliardo di dollari prima ancora di essere quotate o acquisite. È il caso di Waze, per esempio, la app metà navigatore e metà social che usiamo tutti alla guida delle nostre auto. Non solo cyber security, ma anche tecnologia civile, medica, finanziaria. Dai kibbutz alle start up, questo giovane e piccolo paese ha sempre saputo stupire il mondo per capacità di crescere e innovare. È una delle ragioni per cui è anche così odiato dai vicini. Ma il feticismo della tecnologia può anche generare un'illusione di sicurezza, come è avvenuto il 7 ottobre con l'eccidio di Hamas, quando la barriera degli algoritmi non è riuscita a fermare migliaia di militanti di Hamas che invadevano il territorio israeliano. Come diceva un grande stratega militare: nessun piano resiste al contatto col nemico. Il fattore umano resta decisivo. Per questo servono la politica e la diplomazia.