Nespresso, la guerra delle cialde: i primi concorrenti (poi falliti) chiedono quasi 300 milioni di danni

Nespresso, la guerra delle cialde: i primi concorrenti (poi falliti) chiedono quasi 300 milioni di danni Nespresso, la guerra delle cialde: i primi concorrenti (poi falliti) chiedono quasi 300 milioni di danni

La guerra delle cialde continua. Il presentatore radiofonico e televisivo francese, Jacques Essebag, conosciuto con lo pseudonimo di Arthur, sta «guidando» un gruppo di investitori in un procedimento legale contro Nespresso per il fallimento della Ethical Coffee Company (Ecc), prima società a sfidare il colosso mondiale del caffé con le capsule compatibili con le macchinette Nespresso. La richiesta dei danni ammonta a 280 milioni di franchi svizzeri (298 milioni di euro). A confermarlo all’Afp è l’avvocato di Essebag. Il produttore e presentatore televisivo aveva investito 8 milioni di euro tra il 2009 e il 2010 in Ecc in cambio di una partecipazione del 5% nella società.

La guerra delle cialde

A fare causa a Nespresso sono undici creditori di Ecc, società fondata nel 2008 da Jean-Paul Gaillard, ex ad di Nespresso, con l’obiettivo di commercializzare capsule biodegradabili, più economiche e compatibili con le macchine da caffé del colosso del gruppo Nestlé. Nel 2011, Ecc aveva lanciato le sue cialde in Svizzera ma sono rimaste in commercio solo per poco: Nespresso ha subito intrapreso una battaglia legale contro il proprio ex-top manager, a seguito della quale a Ecc è stato vietato di vendere le sue cialde sul mercato svizzero per tre anni, dal 2011 al 2014.

Il fallimento di Ecc

Nel 2014 gli avvocati di Ecc sono riusciti a far revocare il divieto di commercializzazione delle capsule, ma nel frattempo altri concorrenti si sono affacciati sul mercato. Ed Ecc non è più riuscita a stare al passo, tanto da aver dovuto cessare l’attività nel 2017 e dichiarare fallimento nel 2018.

La richiesta di risarcimento

Nel 2021, il Tribunale federale svizzero ha stabilito che il divieto di commercializzazione imposto a Ecc nel 2011 era infondato, in quanto la forma della capsula non poteva essere registrata come proprietà intellettuale, dato che è praticamente impossibile produrre una cialda compatibile con le macchine Nespresso con una forma diversa da quella originale. Per i danni causati da questo divieto, gli undici creditori di Ecc chiedono ora alla filiale svizzera di Nestlé 278 milioni di franchi svizzeri di risarcimento.

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