La settimana scorsa, ricevendo i capi dei dicasteri vaticani, papa Francesco ha fatto capire che la guerra contro di lui del fronte conservatore negli Stati uniti non potr� non avere conseguenze. E stavolta a essere sanzionato non sarebbe il vescovo di una diocesi minore come Joseph Strickland di Tyler, Texas, sospeso all’inizio di novembre con un’iniziativa inusuale nella sua durezza dopo i ripetuti attacchi al pontefice. Francesco ha parlato del cardinale Raymond Burke, indicato come leader di quella filiera che negli Stati uniti, e non solo, da anni gli rivolge critiche considerate eccessive perfino dagli avversari di Jorge Mario Bergoglio.
Le accuse al Papa dei cardinali conservatori Usa e la reazione di Francesco contro Burke: cosa sta succedendo in Vaticano?
La scorsa settimana, papa Francesco ha fatto capire ai capi dei dicasteri varicani che la guerra scatenata contro di lui dal fronte conservatore Usa avr� conseguenze: in arrivo �provvedimenti di natura economica e pene canoniche� per il cardinal Burke. Ma perch� proprio ora? E cosa pu� succedere?

Senza scendere nei dettagli, il papa avrebbe annunciato contro Burke �alcuni provvedimenti di natura economica, accompagnati da pene canoniche�, ha riferito un alto prelato presente all’incontro, riferendosi a appartamento e stipendio.
Qualcuno in Vaticano lo ritiene il segno che ha deciso di non tollerare pi� l’atteggiamento aggressivo del cardinale e dei suoi seguaci; altri, che vuole solo lanciare un avvertimento finale. Ma quanto accade conferma la deriva conflittuale che una parte dell’episcopato nordamericano ha scelto; e che riflette una spaccatura crescente tra cattolicesimo conservatore e progressista.
Come mai la reazione del Papa arriva ora?
La domanda � come mai la reazione papale si registri adesso. Il cardinale statunitense � uno dei cinque che hanno espresso i famosi �dubia�, i dubbi sul Sinodo appena finito e su quello precedente sull’Amazzonia; che in passato ha accusato Francesco di provocare uno scisma nella chiesa cattolica; e che, pur negando di essere un nemico del papa, gli imputa scelte contrarie alla dottrina ufficiale. C’� chi collega questo cambio di passo di Francesco rispetto all’atteggiamento molto paziente tenuto in passato all’arrivo alla Congregazione per la Dottrina della Fede del suo consigliere e amico Victor Manuel Fernandez: un argentino nominato cardinale nell’ultimo concistoro.
Burke non ha fatto molto per smentire la sua fama di ultraconservatore ostile al papa. Non ha pi� incarichi ma rimane un personaggio ingombrante. All’inizio di ottobre, in un convegno intitolato non a caso �La Babele sinodale�, apertosi proprio alla vigilia del Sinodo, aveva attaccato �gli errori filosofici, canonici e teologici� che a suo avviso venivano commessi; e questo dopo che il papa aveva risposto ai �dubbi� cardinalizi. In pi�, Burke aveva evocato il sostegno di molti cardinali che pure non avevano aderito all’iniziativa, accreditando uno schieramento antipapale pi� vasto di quello guidato da lui. Di certo, i malumori nei confronti di Bergoglio sono diffusi al di l� della minoranza rumorosa di cui il cardinale statunitense � ritenuto l’esponente pi� in vista. Ma la rozzezza dei loro attacchi lascia perplessi e silenziosi anche quanti lo criticano da tempo.
Il rapporto tra il Papa e gli Stati Uniti
Rimane il tema irrisolto, e particolarmente spinoso, dei rapporti del papato con gli Stati Uniti. E non soltanto perch� dalla Seconda Guerra mondiale in poi, i finanziamenti al Vaticano sono arrivati in primo luogo da l�, oltre che negli ultimi decenni dalla Germania. La domanda � se l’ostilit� quasi ostentata di settori ampi dell’episcopato americano non rifletta anche un limite e una scarsa conoscenza di quella chiesa e della sua cultura da parte dell’attuale papato: una realt� nella quale molte parrocchie continuano a scomparire per mancanza di fedeli. I sondaggi raccontano una radicalizzazione delle posizioni religiose, simmetrica a quella della societ� statunitense. La singolarit� � che i sacerdoti giovani appaiono pi� tradizionalisti degli anziani.
Non solo. Esistono vescovi, come Christopher Coyne, in Connecticut, che chiedono a Francesco di �andare via dall’Italia, via da Roma�, convinti che il Vaticano sia inquinato dalla mentalit� della capitale italiana. E c’� un blocco di interessi che osserva con diffidenza il �sudismo� e il dialogo con la Cina. Nel settembre scorso Francesco ha parlato di un approccio �forte, organizzato e reazionario� nel cattolicesimo americano. Con �l’ideologia che sostituisce la fede�. E le sue parole non sono state lette solo come un riferimento all’episcopato.
Dietro a Burke e alla sua �guerra culturale� si intravede la sagoma di personaggi e istituzioni statunitensi, ma anche europee, che considerano Francesco un pericolo.
Il cardinale si � difeso pi� volte dall’accusa di far parte dell’organizzazione politica di Steve Bannon, uno degli ideologhi di Donald Trump. Ma ha incrociato e frequentato a lungo Bannon attraverso l’istituto Dignitatis Humanae: �un’associazione creata per assistere i parlamentari europei a seguire i precetti della legge morale�, ha spiegato lo stesso Burke in un colloquio col New York Times nel novembre del 2019. Quattro anni dopo, le sue critiche risuonano intatte come un altol� al papa; e come un segnale spedito a quanti gi� si posizionano in vista di un Conclave che in realt� potrebbe essere vicino come lontano.
Ma questa volta, l’altol� probabilmente arriver� da Francesco: a Burke e al suo mondo. Rimane da capire se sarebbe interpretato come un gesto di forza, o di debolezza.
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28 novembre 2023 (modifica il 28 novembre 2023 | 11:50)
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