Fagioli: così è rinato dopo le scommesse il calciatore della Juventus

diSimone Golia

La pre convocazione di Spalletti segna la fine del periodo nero di Nicolò Fagioli dopo la squalifica per le scommesse. Le sedute con lo psicologo, gli incontri con i ragazzi, tennis, padel e più visite alla mamma: così sta guarendo. Il dottore: «Ha imparato la pazienza ed è cambiato»  

Nel 2018 Nicolò Fagioli, non ancora maggiorenne, viene inserito dal Guardian fra i 60 giovani calciatori più promettenti al mondo. L’esordio con la Juventus a 19 anni, le partite a San Siro davanti a 75mila persone, la sfida al Psg di Messi e Mbappé in Champions. Paura? Poca. Uno stadio, un pallone: è sempre stata la sua vita. 

Gli viene facile, mica come parlare davanti a una ventina di psicologi che lo aspettano a Torino nella sede dell’Ordine al 44 di Via San Quintino, o agli studenti e ai ragazzi delle società sportive che hanno riempito il cinema comunale di Condove, in Val di Susa, dove — secondo una stima regionale — i 4.500 abitanti spendono circa 3 milioni di euro l’anno tra giochi on line e gratta e vinci. Lì il discorso cambia, deve parlare delle sue debolezze, della ludopatia e del vizio del gioco che gli hanno causato debiti, minacce da allibratori senza scrupoli, disperazione e la squalifica che per sette mesi lo ha tenuto fuori dal calcio.

Nicolò ha paura, prima di prendere la parola è molto agitato, sentirsi fuori dalla sua comfort zone gli procura ansia. Poi però si mette a sedere, dagli interlocutori percepisce affetto. Inizia a parlare di sé, capisce che ne aveva un gran bisogno e si sente meglio fin da subito. 

Al suo fianco c’è il dottor Paolo Jarre, il terapeuta che lo ha in cura da quando Nicolò si è deciso a chiedere aiuto: «Ora è molto più sereno e rilassato, lo vedo da come si pone, da come si presenta, da come sorride — ci racconta —. Risollevarsi da ciò che ha vissuto comporta un enorme cambiamento. Ha avuto la possibilità di esercitarsi in un aspetto fondamentale per i ragazzi della sua età, cioè a differire la gratificazione, a saper aspettare. Una persona che gioca d’azzardo in pochi secondi passa dal pensiero fugace alla sua concretizzazione. Stare senza partite per sette mesi o dover raccontare la propria storia ha rappresentato invece un grande esercizio di pazienza».

È una parte fondamentale della rinascita di Nicolò questa, che viene descritto come «carico, profondamente cambiato, entusiasta» dagli avvocati che lo hanno seguito in questi mesi, Luca Ferrari e Armando Simbari. Una tappa imprescindibile che lo porterà a scendere nuovamente in campo — ma questa volta con la testa più sgombra — a Bologna, penultima giornata di campionato. La Juventus è in ginocchio, sotto 3-0 contro i rossoblù di Thiago Motta in estasi per la Champions appena conquistata. Gioca 19’, segnano Chiesa, Milik e Yildiz. Montero evade dalla panchina ed esulta come un pazzo. In tribuna il c.t dell’Italia Luciano Spalletti sorride. Capisce che Nicolò, malgrado la lunga assenza, sta bene. La Juventus gli ha rinnovato il contratto nei giorni più bui e ha continuato a farlo allenare con la squadra. Il talento del ragazzo fa il resto, così come l’esigenza tattica dell’allenatore azzurro, che per l’Europeo ha bisogno di un regista puro alternativo a Jorginho. La preconvocazione nasce così.

Lo psicologo e il paragone con Paolo Rossi

Ha sorpreso tutti, tranne il dottor Paolo Jarre: «Quando ho visto che la squalifica sarebbe terminata nella seconda metà di maggio, mi è tornato in mente il precedente di Paolo Rossi, convocato per il Mondiale dell’82. Diverse le analogie, così come le differenze. Lui, a differenza di Fagioli, venne squalificato per illecito sportivo e restò fermo due anni. Quindi abbiamo cominciato a parlarne come una possibilità, non come un’ossessione. Spesso, nei vari incontri pubblici, dalla platea gli chiedevano quale fosse il suo obiettivo dopo la squalifica e lui prendeva in considerazione il finale di campionato. “Ma chissà, magari si apre una finestrina anche per la Nazionale”, scherzavo io. Spalletti mi è sempre sembrato un educatore, oltre che un allenatore. Una persona consapevole di avere a che fare con ragazzi molto giovani, che non hanno bisogno solo di tecnica e di tattica. C’è anche una morale da perseguire».

Appreso della convocazione per l’Europeo, Fagioli ha subito scritto un messaggio al suo terapeuta. Lo ha ringraziato con poche parole, come è solito fare. Nel manifestare le proprie emozioni resta piuttosto riservato. Paolo lo ha capito subito, fin dalle prime sedute nel suo studio. Una a settimana, i primi tempi anche due. Un’ora a parlare, a confrontarsi, anche via webcam quando gli impegni di ciascuno lo rendevano necessario. Con tanto di prescrizioni perfino a casa, proseguendo su quel filone cognitivo-comportamentale necessario quando si tratta di prevenzione delle ricadute. Dalla riduzione dei fattori di rischio al rafforzamento degli elementi di difesa. Tolto il gioco, Nicolò ha dovuto riempire uno spazio vuoto. Una missione non banale.

«Trovare un equivalente altrettanto emozionale è difficile, ma è importante riscoprire passioni sopite», spiega Jarre. Fra queste il tennis e il padel, ma non solo: «Fra le cure di vita normale rientrava anche il tornare più spesso a casa sua, a Piacenza. Non è stato facile, all’inizio era piuttosto titubante. Lì ha vissuto situazioni spiacevoli, ci abitano quelle persone con cui ha messo in atto la propria dipendenza. Poi però ha imparato a riassaporare la dolcezza degli affetti. Rivedere una madre non sarà emozionante come segnare un gol, ma sicuramente è più rassicurante». 

Il percorso di Fagioli non è finito: «Sa bene che la Figc ha stabilito la durata della sua pena, non della cura. Fra qualche mese faremo un punto della situazione e inizierà una fase di monitoraggio. Certo, con il ritorno alle partite ci sarà da fare lo slalom fra più impegni. Ma il fatto che ci siano è soltanto un bene». 

24 maggio 2024 ( modifica il 24 maggio 2024 | 19:02)

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