Eredità Agnelli, confermato il sequestro di device, computer e telefoni
I giudici del Riesame rigettano i ricorsi presentati dagli avvocati di John, Lapo, Ginevra Elkann
I giudici del Riesame confermano il sequestro della Procura di Torino dello scorso 6 marzo, rigettando nei fatti i ricorsi presentati dagli avvocati di John, Lapo, Ginevra Elkann e del commercialista Gianluca Ferrero. L’inchiesta è quella che riguarda l’eredità di Marella Caracciolo Agnelli.
Secondo i giudici, il decreto con il quale i pm rinnovavano il sequestro di documenti cartacei e digitali (device, pc e telefoni) è legittimo.
L'udienza
L’udienza davanti ai giudici si è svolta martedì. In aula gli avvocati Paolo Siniscalchi e Federico Cecconi – difensori dei fratelli Elkann – avevano sostenuto l’illegittimità del decreto. In particolare, avevano sollevato l’erronea qualificazione giuridica della truffa ai danni dello Stato per il mancato pagamento della tassa di successione relativa a 734 milioni di euro che i tre fratelli hanno ereditato alla morte della nonna: soldi che sarebbero transitati da un conto offshore delle Isole Vergini - secondo i pm, «riconducibile» alla vedova dell’Avvocato – ad alcune fiduciarie con sede alla Tremaco, una family office in Liechtenstein.
Secondo i legali, in tema di reati tributari il legislatore avrebbe indicato con specifiche norme gli illeciti penali nel decreto 74 del 2000 che punisce le irregolarità sulle dichiarazioni dei redditi che riguardano l’imposta sul valore aggiunto e quella sul reddito: tra questi illeciti non compare la tassazione di successione, ragion per cui il mancato versamento sarebbe una violazione amministrativa.
D'altro avviso il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e i sostituti Mario Bendoni e Giulia Marchetti che ritengono che in assenza di una norma specifica si applichino le regole del codice penale e il cardine della presunta truffa sarebbe la residenza fittizia di Marella in Svizzera indicata come uno degli «artifizi e raggiri».
Caso unico
Il tema investirebbe a cascata anche le quote della Dicembre, ricevute dai tre fratelli Elkann dalla nonna Marella dopo la morte dell’Avvocato: infatti, se venisse dimostrata che la cessione è avvenuta attraverso una «donazione» e non dietro il corrispettivo di un prezzo, il pacchetto societario rientrerebbe nell’asse successorio e avrebbe dovuto essere sottoposto a tassazione. Nel decreto, i magistrati sottolineano che non è stata trovata traccia del pagamento delle quote. La questione rappresentava un unicum, mancano sentenze di Cassazione a sostegno delle rispettive tesi (ce n’è una risalente agli anni ‘70): la decisione del Riesame sembra confermare l'ipotesi della Procura, ma è facile prevedere che la questione verrà portata all’attenzione della Cassazione.
Gli avvocati di Gianluca Ferrero – Paolo Davico Bonino e Marco Ferrero – avevano insistito sulla pertinenza e proporzionalità tra le ipotesi di accusa e la mole di documenti sequestrati, ma anche sulla violazione del segreto professionale legato alla copia forense del telefono del loro assistito.
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