Torino, eredità Agnelli: nello scantinato di Ferrero il «manuale» della frode
Gli investigatori della procura al vaglio delle prove: contro Marella Caracciolo e la figlia Margherita «strategia concordata»
Come nella caccia al tesoro — e questa per certi versi lo è — ci sono luoghi nascosti, «dal locale caveau della residenza di John Elkann» alla «cantina dello studio Ferrero»; e documenti (fin qui) segreti: «il vademecum della frode, redatto da Gianluca Ferrero», come gli investigatori definiscono nel decreto di sequestro un allegato all’esposto di Margherita Agnelli, e «una lettera manoscritta, datata 25 ottobre 2018 a firma di tale “Mimma”». Che va dritta alle radici della saga: perché «afferente all’origine della decisione presa dalla famiglia Agnelli di far transitare l’eredità di Giovanni Agnelli direttamente in capo a John Elkann, escludendo la figlia Margherita, e che si è poi estrinsecata nelle condotte oggetto di indagine».
Un’enciclopedica mole di documenti che — secondo l’ipotesi della Procura — va nel senso spiegato dal «vademecum»: nel quale «si consiglia di non “sovraccaricare” la posizione italiana di Caracciolo, facendo assumere i dipendenti personali della medesima dal nipote John Elkann, come poi effettivamente successo e descritto nei verbali di sommarie informazioni testimoniali acquisiti».
Era invece nella cantina dello studio del commercialista una «cartellina gialla intestata “DM. Successione”, un documento senza firma né data di estremo interesse investigativo». Già l’incipit sarebbe un elemento di prova rispetto alla nuova contestazione: «Nel caso di decesso della Signora X dovremo dimostrare che il suo ultimo domicilio era in Svizzera. Ciò sarà rilevante essenzialmente per la determinazione di due competenze (oltre alla questione riguardante l’imposta di successione)».
Ovvero — sostengono nel decreto l’aggiunto Marco Gianoglio e i pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti — per «omettere il versamento dell’imposta da parte dei tre eredi, John, Ginevra e Lapo Elkann, beneficiari ultimi della truffa perpetrata ai danni dello Stato/Agenzia delle entrate».
Morale: il documento «risulta disegnare una strategia che — sia per le fasi in cui Marella Caracciolo sarebbe rimasta in vita che per il periodo post mortem — scandisce le condotte che avrebbero dovuto essere attuate per scongiurare il rischio del disconoscimento della sua residenza in Svizzera». E ancora: «Reca genericamente riferimenti alla “Signora X” e “Signora Y” per celare l’identità delle parti in causa, ancorché tutti gli elementi intrinseci e il luogo di rinvenimento (lo studio Ferrero) convergono univocamente nel far ritenere che si stia parlando di Marella Caracciolo e della figlia Margherita».
Sono un viaggio con la macchina del tempo invece, i «documenti rinvenuti nel locale caveau di John Elkann», dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria. Come una mail con 47 allegati, tra cui «vi sono anche riferimenti alla Fondazione Alkyone e a ulteriori società offshore verosimilmente appartenute all’avvocato Gianni Agnelli e di cui pertanto è necessario verificare il passaggio a Marella Caracciolo e da ultimo ai fratelli Elkann».
E ancora, una «busta di colore verde intestata a J.P. Elkann» che contiene «una lettera manoscritta di Margherita Agnelli datata 20 marzo 2003» che «verte sulla successione nelle quote della Dicembre (la cassaforte della famiglia, ndr) e in generale sulla spartizione del patrimonio del padre, e appare pertanto di interesse investigativo». E la lettera «a firma di “Mimma”, rilevante», per i pm.
Tra le pagine del decreto, spunta pure una scenetta da legal thriller: «Al momento della perquisizione, una segretaria contattava immediatamente Gianluca Ferrero (intercettato dai militari, ndr), avvisandolo dell’arrivo della guardia di finanza e mostrando timore e preoccupazione per documenti che avrebbe dovuto “nascondere”». Commento dei pm, sul provvedimento: «La segretaria ha dato una spiegazione di tali telefonate (quando è stata sentita, ndr), ma appare necessario — visto il rapporto di estrema confidenza tra i due — verificare anche tramite» l’analisi di telefoni e pc in uso alla donna, «se vi siano stati ulteriori chat, sms, mail, relative ai fatti di indagine e all’eventuale occultamento di documenti rilevanti».
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