Il Napoli di Conte: come giocherà
Probabile difesa a 4 (e Di Lorenzo sarebbe molto utile), Kvaratskhelia centrale, un sistema un po' spallettiano: Conte può cambiare un po' a Napoli. L'obiettivo è essere più imprevedibile
‹‹La voglia di tornare è tanta. L’anno è stato vissuto all’insegna comunque del lavoro, dell’aggiornamento: è stato fatto un grande lavoro in inverno perché Antonio vuole sempre aggiornarsi e migliorarsi. Nella prossima avventura, se ci sarà, ci saranno delle novità tattiche: abbiamo lavorato tanto su questo. Conte vuole portare più imprevedibilità e modernità del gioco››.
Con queste parole, rilasciate tempo fa a Telelombardia, Cristian Stellini (il secondo di Antonio Conte) ha paventato la possibilità che l’ex allenatore di Juventus e Inter si ripresenti in panchina con un modo di giocare diverso rispetto a quanto messo in mostra nelle ultime stagioni.
In questo senso, il Conte vincente visto con bianconeri e nerazzurri era legato al 3-5-2. Inizialmente Conte utilizzò questo sistema durante il suo primo anno di Juventus per affrontare a specchio il 3-4-3 del…Napoli allora guidato da Walter Mazzarri. In quella fase storica era infatti usuale per molte squadre cambiare il proprio sistema base per adattarsi ad avversari che giocavano con la difesa a tre.
Da quel momento in poi il 3-5-2 è entrato nella testa di Conte, che ha poi iniziato a proporlo con regolarità a partire dalla stagione 2012-13, la sua seconda da tecnico juventino. Da qui passiamo poi alle esperienze successive con la Nazionale italiana, il Chelsea e l’Inter, tutte contrassegnate da una linea arretrata a tre.
Il Conte dello scudetto all'Inter
L’ultimo Conte vincente, quello che portò l’Inter allo scudetto nel 2020-21, aveva approcciato la stagione giocando un 3-4-1-2 funzionale all’utilizzo del danese Eriksen da numero 10. La proposta di quella squadra era comunque piuttosto mobile, ma andava sviluppandosi con il movimento in avanti di Barella che, da mezzala, diventava trequartista.
Questo approccio aveva però creato degli squilibri, col risultato che i nerazzurri andavano a creare molte occasioni da gol in attacco ma a concederne altrettante in fase difensiva. In particolare, l’Inter faceva fatica a difendere sul contropiede avversario.
Così, a partire dalla sfida con l’Atalanta, Conte era tornato al 3-5-2 classico senza trequartista che già aveva utilizzato all’inizio della sua esperienza milanese, con la squadra che andava a difendere più in basso rispetto a quanto fatto precedentemente in stagione.
La mossa tattica di Conte rendeva più solida la fase di non possesso dei nerazzurri mentre, in possesso, tornavano ad essere centrali tutte quelle giocate tipiche del tecnico leccese: fase di costruzione ragionata per attrarre la prima pressione e creare poi campo da poter risalire in verticale; svuotamento dei corridoi centrali con allargamento delle mezzali; ricerca diretta dei due attaccanti.
In una seconda fase di quell’annata, il tecnico nerazzurro decideva di sviluppare ulteriormente il suo modulo, con il reinserimento graduale di Eriksen e il passaggio ad una costruzione a quattro con sviluppo 4-2-4.
Come giocherà al Napoli
Passato al Tottenham nel novembre 2021, Conte arriva a Londra proponendo un 3-4-2-1 con blocco basso e rapide verticalizzazioni, per sfruttare la velocità in campo aperto di Harry Kane, Son Heung-min e Dejan Kulusevski. Col passare del tempo però la struttura tattica di Conte si rivelava troppo rigida e prevedibile, di facile lettura da parte dei rivali.
Alla luce di quanto detto finora e delle dichiarazioni di Stellini citate in apertura, che Napoli possiamo attenderci sotto la gestione tecnica contiana? La prima questione da risolvere sarà proprio quella relativa alla linea arretrata. Conte ha costruito i suoi successi intorno ad una difesa a tre ma, a inizio carriera (con Bari e Siena) l’allenatore pugliese si era fatto la nomea di fedele discepolo del 4-2-4.
Il Napoli delle ultime stagioni e quello, vincente, di Spalletti, partivano da una struttura difensiva a quattro. Non è quindi sbagliato ipotizzare che anche Conte voglia utilizzare questo tipo di difesa o, magari, utilizzarne una che possa poi diventare a tre in fase di sviluppo. Un elemento duttile come Di Lorenzo sarebbe funzionale a questo tipo di approccio.
Indipendentemente dal tipo di sistema base che verrà implementato a Napoli, la cosa importante è che Conte riesca a darne una interpretazione fluida, molto più liquida di quella rigida che ha presentato a Londra col Tottenham.
In pratica, la fase offensiva del Conte partenopeo dovrà essere meno rigida di quanto a volte ci ha abituato il tecnico, più articolata, imprevedibile e non legata a giocate standardizzate. In questo modo un giocatore come Kvaratskhelia potrebbe tornare ai livelli di un anno fa mentre altri (come Ngonge) potrebbero diventare impattanti.
A tal proposito, sarebbe interessante se il nuovo tecnico partenopeo presentasse una proposta mista, con elementi del gioco di posizione insieme a principi del modello relazionale. Insomma, per il Napoli (e per Conte) è auspicabile una sorta di riavvicinamento al modello visto all’opera con Spalletti.