Lo strano caso degli aerei vittime degli attacchi hacker. E l’agenzia europea di sicurezza avvisa i piloti
di Leonard Berberi
Come ha fatto un israelo-russo a superare i controlli di sicurezza e la dogana di un aeroporto dell’Unione europea, a imbarcarsi in aereo senza farsi notare dagli assistenti di volo e ad arrivare negli Stati Uniti privo non soltanto di una carta d’imbarco, ma anche di un visto e un passaporto? Ci sono molte domande — comprese alcune sull’atteggiamento degli assistenti in cabina — e quasi nessuna risposta su quanto accaduto di recente a bordo di un volo Copenhagen-Los Angeles.
L’unica certezza, al momento, è che l’individuo è stato fermato dall’Fbi, è accusato del reato di «clandestinità a bordo di un velivolo» (rischia fino a 5 anni di detenzione) e ha fornito versioni contraddittorie. Anche le autorità europee di pubblica sicurezza cercano di ricostruire le eventuali tappe nel continente. Due fonti spiegano al Corriere che non viene esclusa alcuna pista investigativa, compresa quella che possa trattarsi di un agente dei servizi segreti «abbandonato» da chi doveva aiutarlo a uscire dallo scalo statunitense.
Il 4 novembre il 46enne Sergey Vladimorovich Ochigava — questo è il suo nome, ammesso sia vero — s’imbarca a Copenhagen sull’Airbus A330 di Scandinavian Airlines (Sas). Non è chiaro come l’uomo sia entrato, per questo gli 007 danesi hanno acquisito i filmati di tutte le telecamere dello scalo. Il velivolo è rimasto parcheggiato al gate dalle 2.05 di notte — dopo le pulizie di una ditta specializzata e le ispezioni di routine tra i sedili — fino alle 9 circa, quando sono entrati i primi passeggeri del volo SK931 con destinazione Los Angeles.
L’Airbus decolla alle 10.25. Ed è da qui che inizia una serie di atteggiamenti dell’uomo che — spiegano due hostess e uno steward consultati dal Corriere — avrebbero dovuto «almeno attirare l’attenzione» degli assistenti di volo per prevenire eventuali incidenti a bordo. Come annota l’Fbi nelle venticinque pagine depositate in tribunale «la maggior parte del personale di cabina ha notato la presenza di Ochigava perché si aggirava per l’aereo e continuava a cambiare posto». Non solo. «Ha chiesto una doppia portata durante ogni servizio pasti e a un certo punto ha cercato di mangiare il cioccolato che apparteneva ai membri dell’equipaggio».
Il personale di cabina, prosegue ancora l’affidavit, «non hanno controllato la sua carta d’imbarco, ma hanno notato che il posto inizialmente occupato durante l’imbarco (il posto 36D) non doveva essere occupato». E ancora: «Alcuni assistenti di volo hanno effettuato il conteggio delle persone per le loro sezioni specifiche, ma solo per assicurarsi che l’aeromobile fosse bilanciato per il decollo e l’atterraggio», senza quindi contare se il numero dei viaggiatori corrispondesse ai fogli ufficiali. «Un membro dell’equipaggio cabina — annota l’Fbi — ha dichiarato che sembrava che Ochigava cercasse di parlare con gli altri passeggeri, ma la maggior parte lo ignorava».
Il velivolo atterra circa dieci ore e mezza dopo nella città californiana, quando lì sono le 13 circa. Alle 13.08 — secondo i filmati visionati dall’agente dell’Fbi Caroline Walling — Ochigava sbarca e si dirige, assieme agli altri, verso i controlli di frontiera. Di fronte all’agente dichiara di aver dimenticato il passaporto in aereo, cosa che ripete al servizio di assistenza a terra specificando di avere un documento statunitense e che era seduto al posto 48G. E mentre inizia l’iter per ritrovare il passaporto (che non verrà mai trovato) l’agente di frontiera intanto procede con l’identificazione per l’ingresso negli Usa.
Ma dopo diversi minuti di ricerca nel sistema informatico non riesce a trovare alcuna traccia di Sergey Vladimorovich Ochigava: il passeggero che è lì davanti a lui, insomma, è tecnicamente un «fantasma». Non solo non risulta come previsto in arrivo con un volo danese, ma non compare nemmeno tra i viaggiatori in ingresso con uno degli altri arrivi previsti quel giorno. Viene così effettuata una perquisizione dei bagagli che fa emergere un «presunto documento d’identità russo e uno israeliano». Sul telefonino poi trovano anche la foto di un pezzo di passaporto con il nome di Ochigava, la sua data di nascita, il numero del documento, «ma non mostrava la foto del possessore».
Viene effettuata una ricerca con solo il numero di passaporto e anche in questo caso il sistema non trova nulla. «L’ufficiale del Cbp (Customs and Border Protection, l’agenzia federale responsabile della salvaguardia dei confini Usa, ndr) non ha mai assistito a una situazione nella quale un passeggero non fosse già nel sistema informatico», si legge nel documento giudiziario. A quel punto gli addetti ai controlli verificano i nomi dei passeggeri a bordo del volo Scandinavian Airlines: tutti quelli ufficialmente presenti nel terminale di sicurezza sono passati regolarmente ai varchi. Ochigava, semplicemente, non dovrebbe essere lì davanti a loro.
Il giorno dopo, il 5 novembre, le agenti dell’Fbi Walling e Alison Meier interrogano l’uomo. Che dice di avere un dottorato di ricerca in Economia e marketing, che il suo ultimo lavoro è stato come economista «diverso tempo fa» in Russia. Poi racconta di non aver dormito per tre giorni e che non capisce cosa stia accadendo. Quindi dichiara che «forse ha un biglietto aereo per venire negli Stati Uniti, ma non ne è sicuro» e che «non ricorda come sia salito sull’aereo a Copenhagen». Ochigava non spiega poi «come e quando» è arrivato nella capitale danese «o cosa stava facendo lì». E quando gli viene chiesto come ha superato i varchi di sicurezza a Copenhagen senza un biglietto, l’uomo dice di non ricordarselo.
Gli agenti controllano le ultime foto scattate con il telefonino, un iPhone SE nero «con un retro argentato». Lo scatto più recente mostra lo schermo dello scalo danese con i voli in partenza. Vengono visionate altre cinque istantanee «prima che Ochigava spenga il cellulare» che mostrano «uno screenshot dell’applicazione Mappe che mostra un ostello a Kiel, in Germania (tra Amburgo e il confine danese, ndr) e alcune vie di una città straniera sconosciuta». Subito dopo scatta il fermo e il sequestro di tutto quello che ha in quel momento, chiedendo anche un controllo approfondito dello smartphone.
Una verifica del Corriere sul sito delle camere di commercio russe mostra un certo Sergey Vladimorovich Ochigava co-fondatore nel febbraio 2021 di «Vozrozhdenie M», azienda dedita al «commercio al dettaglio di attrezzature e articoli sportivi» a Medyn, sud-ovest di Mosca. Non è chiaro se si tratti della stessa persona fermata a Los Angeles. La società risulta fallita e nessuno dei due fondatori ha risposto alle domande per confermare o smentire la coincidenza.
«Non possiamo fornire ulteriori dettagli», dice via e-mail al Corriere Ciaran McEvoy, un portavoce della Corte distrettuale della California centrale che ha giurisdizione sul caso, confermando la vicenda raccontata per prima dal sito 404Media in collaborazione con Court Watch. «Ochigava è stato citato in giudizio il 5 dicembre — prosegue il portavoce — e si è dichiarato “non colpevole” dell’accusa a suo carico. È stata fissata la data del processo per il 26 dicembre 2023». L’uomo a fine novembre è finito in ospedale per motivi non chiariti. L’Fbi non ha risposto alle richieste di commento al momento della pubblicazione dell’articolo.
di Leonard Berberi
Il Corriere ha contattato anche la polizia di frontiera danese dell’aeroporto di Copenhagen. Un portavoce però prima ha risposto via e-mail che non poteva aiutare e che avremmo dovuto metterci in contatto «con le autorità italiane», poi non ha dato un riscontro quando gli ha fatto notare che il passeggero è passato dalla loro frontiera. Un documento della Iata spiega che in presenza di una persona non autorizzata a viaggiare il vettore può arrivare a pagare «fino a 10 mila dollari» di multa.
Non è stato possibile mettersi in contatto con Ochigava attraverso il suo rappresentante legale. Mentre la compagnia danese Sas conferma «l’incidente» che ha coinvolto «un passeggero su un volo da Copehnagen», spiega una portavoce. Che aggiunge: «La vicenda è gestita dalle autorità competenti sia negli Stati Uniti che in Danimarca e non possiamo commentare ulteriormente. Saranno le autorità a fornire eventualmente ulteriori dettagli». Provando a rispondere almeno a tre domande. Come ha fatto l’uomo a passare i controlli? Com’è riuscito a imbarcarsi? Chi è Sergey Vladimorovich Ochigava?
lberberi@corriere.it
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12 dic 2023
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di Leonard Berberi
di Ferruccio de Bortoli
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di Mario Sensini
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