I risultati finali delle elezioni in Francia: Rassemblement national oltre al 29% al primo turno
Il Rassemblement national conquista oltre al 29% dei consensi. Il presidente della Repubblica francese Macron: «Ora serve un’ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno»
Pollice in su, Marine Le Pen è la prima a mostrarsi alle telecamere per annunciare la vittoria: «La democrazia ha parlato», il suo Rassemblement national (RN) ha conquistato il 29,3% dei consensi al primo turno delle elezioni in Francia; che significa quasi un francese su tre.
Per il sistema elettorale la traduzione in seggi al Parlamento è complicata, ma tra i sondaggi più sfavorevoli e quelli più generosi l’estrema destra starebbe in una forbice appena sotto la maggioranza assoluta, che si conta a 289 su 577 totali. È l’obiettivo dichiarato del delfino di Le Pen, capo di governo designato, Jordan Bardella: «L’alternanza è a portata di mano, sarò il primo ministro di tutti».
Attenzione, però, in contemporanea il presidente Emmanuel Macron (che con il suo Ensemble perde la maggioranza relativa scendendo al 20% rompe gli indugi: «È giunto il momento di un’ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno».
I leader della coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare, forti di un buon 28%, lo annunciano con parole più nette: «Ritireremo la nostra candidatura nelle circoscrizioni in sui siamo terzi» (Jean-Luc Mélenchon); «Sosterremo il candidato in grado di battere il RN: abbiamo 7 giorni per evitare la catastrofe» (Raphael Glucksmann). Manifestazione in Place de la République a Parigi.
È l’embrione di un «cordone sanitario», espressione politica che finora ha indicato Oltralpe uno sbarramento davanti alla possibile avanzata dell’estrema destra? «Presto per dirlo — suggerisce al Corriere la celebre analista politica Sylvie Kauffmann — le consegne non sono ancora del tutto chiare». E quelli tra i Républicains che non si erano già accordati con il RN sulla scia del contestato presidente Eric Ciotti non hanno dato precise indicazioni sull’utilizzo del loro 6,6% di voti.
Eccolo qua l’Esagono in edizione straordinaria: nel caos. Mai elezioni convocate con così poco preavviso, da anni non accorrevano tanti elettori alle urne: 66,7%. Si è votato in collegi uninominali: è passato il candidato che ha ottenuto oltre il 50% dei consensi espressi o ha raccolto il 25% più uno degli aventi diritto. Chi non ce l’ha fatta subito ma è in testa andrà alla sfida il 7 luglio con il secondo classificato e con chi ha raggiunto almeno il 12,5% degli iscritti al voto.
Analisti nel panico per una previsione che s’annuncia mai come stavolta intricata: mentre Macron apriva al cordone anti-destra, il suo ex premier Edouard Philippe invitava ancora una volta «a fare desistenza per evitare l’elezione di candidati tanto del RN quanto della France Insoumise di Mélenchon»; ma a sua volta il premier uscente Gabriel Attal invocava: «Neanche un voto all’estrema destra e al suo funesto progetto», lasciando però il dubbio che la desistenza varrà solo nelle circoscrizioni in cui non rischi di vincere un candidato insoumis troppo indigesto. Bon courage a chi dovrà fare i conti.