Diario da Gaza. Disconnessa dal mondo e in fuga Hamas è sparita da Rafah in questo Ramadan di fame
RAFAH — È iniziato il Ramadan, senza nessuna tregua in vista: i negoziati sembrano finiti su un binario morto. L’atmosfera qui è come sospesa, rarefatta.
Ieri è stato un giorno abbastanza “tranquillo”, nel senso che ci sono stati bombardamenti solo al mattino. Hamas è scomparsa. A Rafah non ce n’è traccia, e neppure nel resto della Striscia, dalle notizie che raccolgo. Disconnessa dalle persone, dai civili. La maggior parte dei suoi militanti sta combattendo o si sta nascondendo, presi di mira ovunque vadano. Ma hanno staccato ogni contatto con l’esterno, non stanno dando nessun tipo di istruzione alla popolazione. All’inizio mandavano messaggi, come quando hanno cercato di spingere i civili a non abbandonare Gaza City, senza riuscirci. Ma dall’attacco contro Khan Yunis i messaggi si sono diradati fino a fermarsi del tutto. Ora è la polizia che controlla alcune zone della Striscia, l’unica forma di autorità che ogni tanto vediamo. E il ministero della Sanità, che ancora continua a raccogliere i dati sulle vittime perché ha una rete di punti informativi negli ospedali. I morti sono più di 31mila.
Questo Ramadan è segnato dallo sconforto, e dalla fame. Al centro di Rafah, nella zona dove non ci sono tendopoli, i mercati sono vuoti. Niente dolci, niente frutta secca, nulla di quello che di solito mangiamo durante il mese sacro, nella cena che segue il digiuno al tramonto. Se chiudo gli occhi per un attimo rivedo la Gaza che non c’è più. Durante il periodo di Ramadan ci si riuniva con le famiglie, poi si andava in moschea a pregare e dopo tutti insieme per strada. La folla inondava i caffè, i ristoranti, le spiagge per tutta la notte, a Gaza City c’era trambusto fino all’alba, fino alla prima preghiera del mattino e all’inizio di un nuovo giorno di digiuno.
Ora l’unico segno del Ramadan l’ho visto al mercato con le donne che cercavano di primo mattino di racimolare quanto più cibo possibile per i loro cari. Quelli che hanno vicino. Perché in questo Ramadan le famiglie palestinesi sono divise. Anche la mia. Un mio fratello è nella parte orientale di Rafah, mia madre vive con un altro mio fratello nel centro di Gaza, mia sorella con la sua famiglia è rimasta a Gaza Nord. È irraggiungibile da qualche giorno e ogni volta che saltano le comunicazioni è un colpo perché lì al Nord la situazione è davvero devastante. L’ultima volta che l’ho sentita mi ha raccontato che aveva passato gli ultimi sette giorni a mangiare erba con tutta la famiglia, compresi i miei nipoti. Non sono riuscito a convincerla a scappare con noi. Come lei, molti hanno scelto di restare per non perdere tutto, la casa, i ricordi e perché hanno visto che tanti sfollati sono stati comunque uccisi al Sud. Ora chi è rimasto paga conseguenze durissime, perché a Gaza Nord è peggio che dovunque nella Striscia.