Allegri e la Coppa Italia, l'umore del tecnico prima dell'addio alla Juventus
Tutte le difficoltà del ritorno alla Juventus di Massimiliano Allegri e la cronistoria di una separazione ormai annunciata. Prima però c'è la Coppa Italia, un trofeo che darebbe senso alla sua annata e a quella della squadra
Agli amici dice di sentirsi sereno ma forse lo è perché sa che questa sera oltre a cogliere l’opportunità di vincere un trofeo che darebbe un senso alla sua annata personale e a quella della Juventus è consapevole che le tensioni che lo hanno divorato negli ultimi mesi sono agli sgoccioli.
Sta per calare il sipario sulla stagione dei bianconeri e Max Allegri che già ha condotto la squadra all’obiettivo minimo chiesto dalla società (il ritorno in Champions) ha la chance di chiudere il triennio-bis con la Coppa Italia, certo un riconoscimento minimo dopo i fasti del primo ciclo culminati con i cinque scudetti consecutivi. «Per tutti noi potrebbe essere l’ultima finale. Non è detto che potremo giocarne un’altra il prossimo anno o tra due» sono le parole anticipate dal tecnico livornese alla vigilia della sfida con l’Atalanta.
Max è stanco: il ritorno a Torino fortemente voluto da Andrea Agnelli e sostenuto dall’ex ds Federico Cherubini non è stato scevro di difficoltà. Il popolo social riversa insulti al suo indirizzo ma i critici hanno la memoria corta. Sotto la sua gestione negli ultimi anni la Juventus è stata protagonista più nelle aule di tribunale che in campo. Allegri ha avuto il merito indiscusso, con un management completamente rinnovato, di ergersi a tutore di un gruppo scosso dalle tappe dell’inchiesta Prisma, che non solo ha condotto alle dimissioni di Andrea Agnelli, punto di riferimento dell’allenatore all’interno della società, ma ha provocato continui mutamenti di classifica. Senza contare che negli ultimi tre anni Allegri ha gestito l’addio di Cristiano Ronaldo e i gravi infortuni di Chiesa e di Pogba prima che lo stop del francese si prolungasse a causa del doping. La ciliegina sulla torta è stata la squalifica per le scommesse di Fagioli.
Dopo aver compattato l’ambiente nella scorsa stagione in balia della bufera giudiziaria ed essere diventato nei fatti il referente dell’area tecnica, Max probabilmente si aspettava di poter avere voce in capitolo per la scelta del direttore sportivo. Si è scritto e detto del suo auspicio relativo alla promozione dall’Under 23 di Giovanni Manna (ora al Napoli) o dell’ingaggio di Giovanni Rossi del Sassuolo. Come tutti sanno, Cristiano Giuntoli, campione di Italia con il Napoli, è espressione di John Elkann. Finché i risultati nel girone d’andata hanno consentito alla Juventus di rimanere a ridosso della vetta, lottando punto a punto con l’Inter il gruppo Juve ha retto nonostante le divergenze interne. Certo Max si aspettava che nel mercato di gennaio, quando la corsa scudetto era ancora nel pieno, Giuntoli lo accontentasse con l’acquisto di un centrocampista. Invece sono arrivati solo Tiago Djalò infortunato e Carlos Alcaraz, a cifre consistenti e ciononostante non pronto per il campionato italiano.
Quando i giocatori della Juve, dopo la sconfitta nello scontro diretto con l’Inter, hanno smarrito certezze ed è iniziato il crollo verticale a livello di rendimento, i rumors su Thiago Motta si sono moltiplicati. Max si aspettava che la società, che pur ha tutto il diritto di cambiare allenatore, lo avvisasse in privato della volontà di avviare un nuovo ciclo. E che anche i giocatori venissero informati, mettendoli di fronte alle loro responsabilità, con un discorso del tipo «l’allenatore è questo e si difende fino a giugno altrimenti anche voi siete sotto osservazione».
Invece Allegri è stato lasciato solo, in balia degli insulti sui social e delle reprimenda sul gioco poco scintillante. Si è sentito il parafulmine di una società che non lo ha difeso, eppure l’obiettivo indicatogli dai dirigenti a inizio anno (la qualificazione in Champions) è stato raggiunto. Lascia in dote, considerando anche i proventi che la Juventus incasserà dalle partecipazioni alla Superchampions e al nuovo Mondiale per club e alla Supercoppa in Arabia, un tesoretto di 120 milioni, oltre alla valorizzazione di giovani che potranno essere pedine per il mercato estivo. Con queste premesse, dirsi addio non sarà indolore per la Juve: Max non pare incline a transazioni né per sé né per lo staff.