Elezioni in Francia, come funziona il secondo turno? Perché è decisiva l'affluenza? Domande e risposte sulla sfida Macron-Le Pen
Il voto, iniziato domenica con il primo turno, rinnoverà l’intera Assemblea. Il secondo turno si terrà domenica 7 luglio
Il numero magico è 289: sono i seggi che un partito deve conquistare all’Assemblea nazionale — la camera bassa del Parlamento francese — per avere una maggioranza assoluta.
Quanti seggi sono in palio?
Il voto, iniziato domenica con il primo turno, rinnoverà l’intera Assemblea. La Costituzione francese fissa a 577 il numero massimo di deputati, seggi che sono suddivisi in questo modo: 558 per i dipartimenti, 8 per la Nuova Caledonia e i territori d’oltremare e 11 per i francesi residenti all’estero. Al primo turno sono stati già assegnati 80 seggi: 40 al Rassemblement national, 32 al Nouveau Front populaire, 4 ai macronisti, 3 ad altri partiti di centro, 1 ai gollisti e 1 a un candidato socialista che non ha aderito al Nfp.
Come funziona il doppio turno e perché è decisiva l'affluenza?
Possono votare tutti i cittadini francesi che abbiano compiuto 18 anni, in totale circa 49 milioni di elettori. I deputati sono eletti con un sistema maggioritario a due turni. Per essere eletti al primo, era necessario ottenere la maggioranza assoluta nella propria circoscrizione e un numero di voti pari a un quarto degli elettori locali registrati. Molte sfide —497 in tutto — si decidono al secondo turno, in programma il 7 luglio: si sono «qualificati» tutti i candidati che hanno ottenuto il voto di almeno il 12,5% degli elettori registrati nella circoscrizione. Nella maggior parte dei casi passano due candidati, ma l’alta affluenza (66,7%) ha favorito in decine di casi l’avanzamento di tre candidati: in tutto, sono più di 300 le «triangolazioni» previste per il secondo turno e, in alcuni casi, sono passati quattro candidati. Con uno scenario simile saranno decisive le «desistenze»: un partito può scegliere di «ritirarsi» in alcune circoscrizioni per ostacolare l’avversario concentrando i voti su un unico candidato. Gli accordi di desistenza vanno definiti entro le 18 di domani.
Al secondo turno per vincere è sufficiente ottenere la maggioranza relativa.
Quali indicazioni di voto hanno dato i leader?
In vista del secondo turno, la sinistra ha invitato i suoi candidati passati al terzo posto a bloccare l'estrema destra ritirandosi. La maggioranza presidenziale, invece, è divisa sull'atteggiamento da adottare nei confronti dei candidati della France insoumise: Emmanuel Macron ha evocato una «larga unione chiaramente democratica e repubblicana» per sbarrare la strada al Rn; il premier Gabriel Attal ha annunciato invece che i candidati della maggioranza presidenziale arrivati terzi si ritireranno per favorire i candidati che si oppongono al Rassemblement e che «difendono come noi i valori repubblicani» (in pratica, lasceranno spazio ai candidati del Nfp, esclusi solo i più estremi della France Insoumise»). L'ex premier Edouard Philippe, leader di Horizon, ha invece escluso «desistenze» che favoriscano i candidati di LFI. I gollisti che non si sono alleati con Le Pen, infine, non hanno dato indicazioni di voto ai propri elettori.
Cosa succede se a vincere è un partito di orientamento diverso da quello del presidente della Repubblica?
Si verifica la cosiddetta «coabitazione» tra governo ed Eliseo: ce ne sono state tre nella Francia del dopoguerra (1986-1988, 1993-1995, 1997-2002). Il governo è responsabile della maggior parte delle decisioni di politica interna, mentre il capo dello Stato guida le forze armate. Non ci sono attribuzioni precise riguardo la politica estera, anche se il rappresentante del Paese fuori dai confini è di norma il presidente. Macron dovrà lavorare con la nuova Assemblea per almeno un anno: a quel punto potrà convocare nuove elezioni.