Lucio Battisti e i diritti contesi: la società «Acqua Azzurra» paralizzata dalle cause legali

Lucio Battisti e i diritti contesi: la società «Acqua Azzurra» paralizzata dalle cause legali Lucio Battisti e i diritti contesi: la società «Acqua Azzurra» paralizzata dalle cause legali

«Totti e Ilary al confronto vanno d’amore e d’accordo». Il clima che si respira tra gli azionisti di «Edizioni Musicali Acqua Azzurra» è così riassunto da legali vicini alla società. Il tabernacolo del repertorio Battisti-Mogol è una polveriera in fiamme. Ed ora emerge dalle pieghe di un arbitrato, e dalle indiscrezioni su una sentenza, che la vedova , il figlio di Lucio e un terzo ex amministratore sono stati «condannati in solido al risarcimento del danno in favore della società per complessivi 5.115.841 euro» per mala gestio durante gli anni in cui erano alla guida di “Acqua Azzurra”. A memoria di avvocati e commercialisti non esiste in Italia un’azienda, di per sé sana e in utile (7-800 mila euro annui dai diritti Siae), così assediata da contenziosi, avvitata su se stessa e infilata in un tunnel di ricorsi, arbitrati, istanze, memorie, denunce al punto che con «Il mio canto libero», «Emozioni», «Ancora tu», ecc in buona parte oggi si pagano gli avvocati.

Le cause, la cessione

Ci sono soci che hanno fatto causa alla società, mentre la società ha portato in tribunale i suoi soci che tra loro hanno in corso innumerevoli controversie mentre la Sony ha fatto causa alla società e agli eredi Battisti (ma madre e figlio due mesi fa hanno vinto in appello). Ormai sono almeno 13 anni di guerra tra azionisti, dieci di controversie legali, sei anni di gestione liquidatoria.

La struttura dei diritti d’autore del catalogo Battisit-Mogo

Lucio Battisti è morto nel 1998 a 55 anni. Acqua Azzurra venne creata nel 1969, l’anno del primo album, per incanalare i diritti Siae. L’assetto da allora è rimasto pressoché immutato: il 56% fa capo alla società Aquilone srl di Grazie Letizia Veronese (80 anni) e Luca Battisti (50), moglie e figlio del cantautore. Il 35% alla Universal Music Ricordi, guidata in Italia da Claudio Buja. Il 9% a Giulio Rapetti-Mogol (87 anni). Per decenni la gestione è stata monopolizzata dal 56% degli eredi Battisti con un’impostazione rigorosamente conservativa nello sfruttamento del repertorio. Proprio questa strategia di difesa della “purezza” del catalogo, che tra l’altro non contemplava lo streaming musicale (Spotify, Deezer, Amazon Music, ecc), è alla base dello scontro giudiziario con gli altri soci. Mogol nel 2016 ha ottenuto un risarcimento da 2,6 milioni dal tribunale di Milano. Oggi però nessun rappresentante degli azionisti amministra la società. Dal 2017 è in mano a un liquidatore che ha nel nome la sua missione: liquidare, cioè pagare i creditori e realizzare al meglio l’attivo. Quindi anche vendendo.

Acqua Azzurra ha un patrimonio di valore, dodici amatissimi album usciti tra il 1969 e il 1980 che sono un pezzo di storia della canzone italiana. Produce reddito e ha un catalogo classico con una lunga vita davanti prima che diventi di pubblico dominio, cioè 70 anni dalla morte dell’ultimo coautore. Ma voi comprereste una società che è assediata da controversie legali il cui esito potrebbe compromettere la titolarità del catalogo editoriale? I soci (eredi Battisti) in passato hanno protestato perché non vengono pagati dividendi. Ma se foste il liquidatore paghereste dividendi quando il patrimonio dell’azienda è messo in pericolo dalle cause che gli stessi soci hanno intentato? Acqua Azzurra, insomma, è ingessata per non dire paralizzata.

Il verbale. Ultima assemblea di bilancio di Edizioni musicali:Acqua Azzurra con il cantante alla presidenza, ottobre 1997

E il liquidatore non è stato nominato dagli azionisti. La genesi è coerente con il quadro fin qui tracciato. All’atto della proroga della società, che cessava nel 2016, i soci non si sono messi d’accordo e dunque hanno dovuto nominare due liquidatori ma sono durati poco: liquidati anche i liquidatori. Dimettendosi hanno lanciato un sos al tribunale delle imprese. A quel punto la palla è passata al tribunale di Milano per una procedura di liquidazione giudiziale, in sostanza un commissariamento. Da tre anni alla guida c’è il commercialista Luigi Giovanni Saporito, nominato dal giudice con missione “conservativa” del patrimonio. E dalle sue relazioni agli ultimi rendiconti societari viene alla luce la soffocante edera giudiziaria che avvolge la società. Due tra le tante controversie sono centrali.

Il lodo

Una, inedita, è riferita al lodo pronunciato nel 2021 dall’arbitro unico Francesco Dori «per l’accertamento — scrive il liquidatore — della responsabilità a vario titolo degli ex amministratori» per «mala gestio». Il risultato è la condanna in solido di Grazia Letizia Veronese, Luca Battisti ed Enrico Maria Bignami a risarcire alla società danni per 5,1 milioni. È stata accordata una dilazione e al 30 settembre 2022 tutta la cifra è stata pagata entrando nelle casse di Acqua Azzurra di cui, ricordiamolo, i due eredi Battisti hanno il 56%. Nel frattempo però Luca Battisti ha proposto appello contro il lodo ma, a quanto risulta da fonti vicine alla società, la Corte d’Appello avrebbe confermato la condanna. Interpellato, l’avvocato dei Battisti, Simone Veneziano, non ha risposto alle richieste di chiarimento anche in merito a un’eventuale ricorso in Cassazione. È di un anno fa, invece, il nuovo atto di citazione a Roma di Mogol, sulla base degli inadempimenti che già avevano portato a un risarcimento a suo favore di 2,6 milioni.

L’atto notarile che certifica l’assenza di testamento al momento della morte di Lucio Battisti, avvenuta il 9 settembre 1998
Vengono indicati come eredi la moglie e il loro unico figlio Luca, nato nel 1973, quando uscì «Il nostro caro Angelo»

Rapetti ha chiesto la risoluzione di 51 contratti di edizione e la condanna di Acqua Azzurra alla restituzione pro quota «di tutte le somme percepite … per lo sfruttamento economico delle 51 opere», oltre ad analoga restituzione dei proventi maturati per altre 62 opere già oggetto di una pronuncia del tribunale di Roma, chiamando in causa moglie e figlio del cantautore (un analogo procedimento, avviato però da Luca Battisti, è pendente sempre a Roma con oggetto i contratti di edizione). La prima udienza è fissata al prossimo 20 dicembre. I legali di Acqua Azzurra hanno fatto sapere al liquidatore che, visti i precedenti e nonostante le solide argomentazioni a difesa, «il rischio di soccombenza deve essere valutato come possibile».

Con queste premesse l’ipotesi che gli azionisti trovino un accordo per rimettere in bonis la società, alleggerendola delle spese legali che bruciano quasi un terzo dei proventi, si allontana sempre di più. Ma appare un’impresa titanica anche chiudere la liquidazione di Acqua Azzurra, inchiodata com’è ai giudizi in corso.

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