Embargo e sanzioni, la mancanza dei pezzi di ricambio ferma un quarto degli aerei russi

Embargo e sanzioni, così la mancanza dei pezzi di ricambio ferma un quarto degli aerei russi Embargo e sanzioni, così la mancanza dei pezzi di ricambio ferma un quarto degli aerei russi L’Airbus di Ural Airlines atterrato su un campo agricolo in Russia

Quasi un velivolo su quattro delle compagnie russe è fermo o in «manutenzione» da settimane o mesi, una prima conferma del fatto che le sanzioni occidentali dopo l’invasione dell’Ucraina stanno avendo effetto almeno nel trasporto aereo. Il problema non riguarda soltanto gli «occidentali» Airbus e i Boeing, ma anche i Sukhoi Superjet 100 di fabbricazione italo-russa che risentono della difficoltà a reperire i pezzi di ricambio. È quanto emerge da un’analisi del Corriere della Sera sulla base dei dati forniti dalla piattaforma specializzata Ch-Aviation che monitora lo stato di servizio dei jet di ogni tipologia. Tra quelli non in servizio c’è anche l’A320 di Ural Airlines che è atterrato a settembre in pieno campo agricolo a Novosibirsk.

«Problemi di sicurezza»

La situazione delicata sta portando a una vera e propria «cannibalizzazione», togliendo le parti che servono per le riparazioni ai velivoli perfettamente funzionanti, e a un incremento degli incidenti. Stando ai documenti dell’Agenzia federale russa per il trasporto aereo (Rosaviatsia) sottratti dagli hacker ucraini alcuni giorni fa nei primi nove mesi del 2023 ci sono stati almeno 150 casi notificati di malfunzionamenti a bordo degli aerei russi contro i circa 50 dello stesso periodo dell’anno prima. Non a caso l’agenzia Onu per l’aviazione civile (Icao) ha inserito la Federazione russa nel 2022 nella lista «Ssc» (Significant safety concern) — cioè con un problema di sicurezza significativo — assieme a Bhutan, Congo, Liberia e Zimbabwe.

L’embargo

Subito dopo l’invasione dell’Ucraina il 24 febbraio 2022, l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno introdotto una serie di sanzioni contro Mosca. Tra queste c’è anche il divieto per le società occidentali di noleggiare gli aerei o di vendere pezzi di ricambio alle compagnie russe. A quel punto Mosca ha varato una legge per consentire ai vettori nazionali di ri-registrare nel Paese gli aerei noleggiati, cosa che ha portato a diversi contenziosi sugli oltre 220 jet «rubati» alle aziende occidentali per un valore stimato di oltre 5 miliardi di euro.

Parcheggiati

Su un totale di 826 velivoli nelle flotte di tutte le aviolinee passeggeri della Russia almeno 184 sono parcheggiati o in manutenzione, secondo l’analisi del Corriere sui dati di Ch-Aviation. Di questi sono fermi un quinto degli aerei di corto e medio raggio oltre quattro su dieci di quelli di lungo raggio. Dei 270 Airbus a corridoio singolo (A319, A320, A321) una settantina non volano da tempo. Va un po’ «meglio» con i Boeing 737 dove su circa 210 esemplari non sono in servizio una trentina. Risulta a terra anche un Ssj (Sukhoi Superjet 100) su cinque. Tra gli aerei a doppio corridoio non è operativo più della metà degli Airbus (A330, A350) in Russia, mentre non decollano più di quattro Boeing (747, 767 e 777) su dieci.

I canali clandestini

Secondo gli esperti con l’embargo occidentale anche sui pezzi di ricambio gli aerei in Russia sono destinati a volare per un tempo limitato. Nel maggio 2022 la società specializzata Iba stimava che la carenza delle parti da sostituire avrebbe portato prima alla «cannibalizzazione» degli aerei già presenti, poi a un «impatto significativo nei prossimi 6-12 mesi». Qualcosa arriva, attraverso canali clandestini (via Emirati Arabi Uniti, Turchia, Cina, Maldive) come ha raccontato tempo fa il New York Times: nel 2022 sono stati comunque spediti ai vettori della Federazione migliaia di pezzi dalle viti al software di avviamento dei motori.

I voli

Eppure il calo della flotta attiva in Russia non sembra aver ridotto l’offerta, almeno quella dichiarata. Secondo i numeri consultati dal Corriere sulla piattaforma Cirium Diio nell’intero 2023 le compagnie russe hanno messo in vendita poco meno di 107 milioni di posti sui voli nazionali e internazionali, il 5% più dell’anno prima. Per l’anno prossimo l’offerta dovrebbe essere di poco inferiore a quella del 2019, il record nazionale prima della pandemia e dell’invasione dell’Ucraina.

lberberi@corriere.it

Iscriviti alle newsletter di L'Economia

Whatever it Takes di Federico Fubini
Le sfide per l’economia e i mercati in un mondo instabile

Europe Matters di Francesca Basso e Viviana Mazza
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievo

One More Thing di Massimo Sideri
Dal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita (più di quanto crediamo)

E non dimenticare le newsletter
L'Economia Opinioni e L'Economia Ore 18


Corriere della Sera è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.