Ecco l’intesa sulla sicurezza Italia-Ucraina: aiuti per “10 anni” e consultazioni “entro 24 ore” per rispondere ad attacchi russi. Ma mancano i soldi

BERLINO – A Palazzo Chigi si lavora alle ultime limature: l’accordo sulla sicurezza tra Ucraina e Italia è pronto - anche se l’ultimo miglio continua a essere accompagnato da qualche screzio nella maggioranza. Nelle bozze dell’accordo, sulla falsariga di quanto già sottoscritto da Volodomyr Zelensky con Londra, Parigi e Berlino, Giorgia Meloni garantirà a Kiev “per dieci anni” un’assistenza economica, diplomatica e militare che include anche l’impegno, nel caso di un nuovo attacco russo, a “consultazioni entro 24 ore per determinare le misure necessarie per contrastare o scoraggiare l’invasore”. Uno scudo non automatico, ma pur sempre uno scudo, e ripreso alla lettera dall’intesa dell’Ucraina con gli altri tre grandi Paesi europei.

Ma la grande eccezione italiana resta quelle delle cifre, dell’ammontare esatto degli aiuti. Che resta, ancora una volta, misterioso. Per ovvi motivi di politica interna, di pressioni della Lega, di reazioni scomposte dei Cinquestelle, di imbarazzi nel Pd. Tuttavia la fumosità italiana - decisa già dal precedente governo Draghi - comincia a rappresentare un problema, sul palcoscenico internazionale.

L’accordo firmato da Olaf Scholz, ad esempio, contiene un paragrafo con i dettagli degli aiuti, che elenca quelli passati e quelli futuri: 7 miliardi per il 2024 e la promessa di “molti miliardi” negli anni successivi. Idem quello sottoscritto da Emmanuel Macron, che promette 3 miliardi di euro per quest’anno, un impegno in linea con Rishi Sunak (2,9 miliardi di euro), il primo a sottoscrivere un’intesa sulla sicurezza Ucraina-Regno Unito già a metà gennaio.

Alla recente Conferenza di Monaco, il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è già dovuto confrontare con le domande dei cronisti stranieri che lo incalzavano sulla scarsità ufficiale degli aiuti italiani. È noto che Roma garantisca molti più aiuti, in realtà, di quelli che dichiara pubblicamente. Una fonte diplomatica parla di “oltre un miliardo” a fronte dei 670 milioni ‘ufficiali’. E nelle bozze dell’intesa che dovrebbe essere sottoscritta domani da Zelensky e Meloni, quel velo sugli aiuti reali resta.

Nell’accordo, che per il resto ricalca quello firmato da Zelensky con Macron, Scholz e Sunak, si legge tra le altre cose che l’Italia aiuterà l’Ucraina nel percorso di adesione all’Unione europea e nel graduale avvicinamento alla Nato, che sosterrà le sanzioni contro la Russia - che nel documento sarà condannata di nuovo duramente per l’aggressione del 2022 - che la assisterà nella riforma della sicurezza e della leva militare, che ci saranno collaborazioni rafforzate tra le due industrie della difesa, che si garantiranno aiuti umanitari per la popolazione ucraina.

Ma la reticenza sull’esatto ammontare degli aiuti comincia a essere un problema: anzitutto perché il cancelliere Scholz, il più generoso contribuente di Kiev dopo gli Stati Uniti, va in giro da un mese e mezzo a ripetere che altri Paesi tra cui l’Italia non danno quasi nulla. E a Bruxelles, Berlino ha già cominciato esplicitamente a chiedere di ridurre la propria quota al fondo comune per l’Ucraina, calcolata in base al Pil. Scholz argomenta che a fronte degli enormi aiuti garantiti al livello bilaterale a Kiev, la Germania intende ridurre il suo contributo comune.

A Kiev, inoltre, cominciano a essere preoccupati anche degli effetti della propaganda russa. Ieri il presidente della Duma, Leonid Slutsky, ha attaccato esplicitamente l’accordo italiano in fieri, bollandolo come “propaganda” e sottolineando che “il ministro degli Esteri italiano ha chiarito che l’accordo non sarà un documento giuridicamente rilevante e non prende garanzie di sostegno politico o militare al regime di Kiev”. Idem non lo sarebbero gli accordi sottoscritti con Parigi, Berlino e Londra, sostiene Slutsky.

Non è così, ovviamente, perché il passaggio sulle “consultazioni entro 24 ore” da un nuovo eventuale attacco russo ci sono, così come la promessa di dieci anni di assistenza a vari livelli. E’ chiaro che non può essere paragonato all’articolo 5 del Trattato della Nato che garantisce mutua assistenza in caso di un attacco militare. Ma gli accordi rappresentano di nuovo un segnale importante di solidarietà, di vicinanza e di assistenza concreta all’Ucraina da parte delle quattro maggiori potenze europee.