Il ginecologo Silvio Viale e le accuse di molestie: «Forse fraintese le mie battute»
Torino, le pm sulle condotte del politico-ginecologo: «Ha generato impotenza e vergogna nelle vittime». Il medico e consigliere comunale: «Io sono sempre lo stesso, ma mi rendo conto che la percezione delle cose è cambiata…»
«Lo sapete come sono fatto, forse qualche mia battuta è stata fraintesa… Non so neanche chi sono queste ragazze». Sembra il solito Silvio Viale quello che varca il portone di Palazzo Civico il giorno dopo essere stato sbattuto in prima pagina con l’accusa forse più ignominiosa per un ginecologo: violenza sessuale. Ma è solo apparenza: l’irriverenza, l’irruenza e anche la cravatta d’ordinanza con una pecora bianca tra tante nere sono quelle di sempre, ma sul volto del medico e politico radicale si intravede un velo di inquietudine.
L’accusa di essere un molestatore per uno che in quasi quarant’anni di carriera ha assistito migliaia di donne e lottato per introdurre in Italia il cosiddetto aborto farmacologico con la pillola Ru-486 rischia di diventare una macchia indelebile. «Non scrivete niente, mi difenderò nelle aule di tribunale, non sui giornali», si limita a dire a qualche cronista che gli chiede conto delle denunce.
L'inchiesta
Saranno i magistrati ad accertare se le accuse delle quattro giovani pazienti che si sono rivolte all’avvocata Benedetta Perego sono fondate: «palpeggiamenti lascivi» e «commenti non graditi che sembravano andare al di là della visita» ginecologica. «Condotte — scrivono nel decreto di perquisizione le pm Delia Boschetto e Lea Lamonaca — che hanno generato in loro (le vittime, ndr) un senso di impotenza e vergogna».
Viale mostra rispetto per il lavoro della Procura e non vuole entrare nel merito delle accuse.
Al suo rientro in Comune, dopo l’insolita assenza del giorno prima dovuta alle perquisizioni nel suo studio medico, i colleghi consiglieri comunali fanno capannello attorno a lui al termine di una commissione. E con loro si sfoga. «In oltre 30 anni di carriera non ho mai avuto un problema — ricorda allargando le braccia —. Io sono sempre lo stesso, ma mi rendo conto che il mondo attorno a me è cambiato. La percezione delle cose è cambiata…».
Assistito dall’avvocato Cosimo Palumbo, il politico-ginecologo è tornato in possesso del suo telefono soltanto ieri, mercoledì 21, a mezzogiorno. Gli inquirenti glielo hanno sequestrato andando in cerca di foto che avrebbe scattato durante le visite. «Io avrei fatto foto? Ma che sono scemo?».
Di certo non si aspettava di incappare in un caso di mee too. «Io sono Viale… — ribatte l’interessato — chi non ha mai litigato con me?».
I Radicali lo difendono
In sua difesa, i compagni radicali dell’associazione Adelaide Aglietta parlano di «mostro sbattuto in prima pagina» e di «sentenze popolari emesse ancor prima dell’inizio delle indagini». Più Europa e i Radicali italiani definiscono la vicenda una «indecente gogna mediatica».
L’ex viceministro della giustizia e vicesegretario di Azione Enrico Costa attacca i giornali: «Il processo lo hanno già fatto loro».
Ma il ginecologo non vuole spostare la questione sul piano politico. Teme ripercussioni sulla propria attività professionale. E sulla sua storia di militante. «Io ho lottato tutta la vita per i diritti, sono finito in tribunale per aver introdotto la pillola abortiva in Italia... E sarei contro le donne? Io?».
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