Ponte sullo Stretto, no della Regione Siciliana a destinare 1,3 miliardi per l’opera

Ponte sullo Stretto, no della Regione Siciliana a destinare 1,3 miliardi per l'opera Ponte sullo Stretto, no della Regione Siciliana a destinare 1,3 miliardi per l’opera

La Regione Siciliana «ha sempre espresso totale disponibilità verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto — si legge in una nota diffusa dopo l’emendamento alla manovra del governo —, opera che considera strategica, e per questo la giunta si era impegnata a destinare un miliardo di euro di risorse del Fes 2021-2027, dandone comunicazione al ministro Salvini. La decisione governativa per cui la quota di nostra compartecipazione debba essere di 1,3 miliardi non è mai stata condivisa dall’esecutivo regionale». Si auspica «che Salvini si possa attivare per restituire le maggiori risorse sottratte alla Sicilia, necessarie per sostenere investimenti per lo sviluppo dell’Isola».

I sindacati: «Uno scippo al Mezzogiorno»

L’emendamento approvato alla Camera, il quarto alla manovra, rimodula i fondi stanziati per il Ponte sullo Stretto prevedendo una riduzione degli oneri a carico dello Stato di 2,3 miliardi di euro (su un totale di circa 11,6 miliardi dal 2024 al 2032). Le risorse risparmiate dallo Stato saranno recuperate dal Fondo di sviluppo e coesione: 718 milioni arrivano dalla quota del fondo destinata alle amministrazioni centrali e 1.600 dalla quota destinata alle regioni Calabria e Sicilia. I sindacati, però, parlano di scippo dei fondi alle regioni. «È un vero e proprio scippo — afferma, in una nota, Santo Biondo, segretario confederale della Uil —, un tentativo goffo, senza senso e controproducente per il futuro del Mezzogiorno, volto chiaramente a placare gli animi dentro la maggioranza. Di fatto, per la realizzazione di quel progetto faraonico si sottraggono fondi per lo sviluppo regionale, già destinati alla Calabria e alla Sicilia per altri scopi, che erano necessari a garantire, fra le altre cose, la tenuta dei servizi sociali e l’ammodernamento di altre infrastrutture».

«Freno alle opportunità di sviluppo»

Non solo, aggiunge Biondo. «Questa scelta è in netta contraddizione con la stessa logica dell’autonomia differenziata, tanto cara al governo e che però, guarda caso, non la applica in questa circostanza, avendo deciso di centralizzare la spesa e di eliminare l’autonomia di gestione dei finanziamenti per lo sviluppo di quelle due regioni. È una scelta antistorica che mette un freno alle opportunità di sviluppo del Mezzogiorno, cozza con l’essenza dei fondi di coesione e che finisce per porre questo governo nel novero di quelli più anti meridionalisti della storia repubblicana. Quanto accaduto alla Camera è inaccettabile. Il governo corra ai ripari e intervenga con prontezza perché quei fondi per lo sviluppo regionale hanno una precisa e specifica destinazione e da quella non possono essere distolti».

«Una truffa annunciata»

«Quando la propaganda politica è più importante del servizio effettivamente reso ai cittadini del Mezzogiorno — afferma Alfio Mannino, segretario generale della Cgil Sicilia in una nota —, si rende ideologica una scelta concreta come quella di costruire un ponte che, ormai è chiaro, i siciliani e i calabresi pagheranno a caro prezzo, senza trarne alcun beneficio. Uno scippo ora disvelato con un neanche tanto abile gioco delle tre carte, di fondi destinati al superamento dei gap infrastrutturali e sociali soprattutto nelle aree interne, che così resteranno tali, condannando Sicilia e Calabria al sottosviluppo. Una truffa annunciata per un’opera che chissà se e quando vedrà mai la luce, che lascerà dietro di sé solo macerie e che non servirà a promuovere lo sviluppo della Sicilia e del Mezzogiorno. Noi riteniamo che spot su spot il governo cerchi di distrarre l’opinione pubblica dai problemi reali, non esitando a farlo ai danni del Mezzogiorno».

Salvini: «Tutta Italia ne gioverà»

Al contrario, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha ribadito a Radio 24 «che ci sia una compartecipazione seppur minima di Sicilia e Calabria mi sembra più che ragionevole. Se Sicilia e Calabria ci mettono, ad ora, il 10% e lo Stato il 90%, è giusto. Non è un’opera pubblica che unirà solo le due regioni perché tutta l’Italia ne gioverà. Secondo uno studio di Openeconimics, 20 miliardi di Pil in più all’anno e la Lombardia prima in termini di benefici. «È chiaro che per Sicilia e Calabria cambierà il mondo», ha ribadito sottolineando che non ci sarà solo il ponte ma che «altre decine di miliardi di euro» saranno investiti nelle due regioni.

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