
Il diario di Ohad e la fuga di Roni, le storie dei sopravvissuti alla prigionia
GERUSALEMME – Un diario per raccontare i lunghi giorni di prigionia a Gaza. Pagine che però non vedranno mai la luce perché strappate nel timore che potessero rappresentare un rischio troppo grande per l’incolumità del loro piccolo autore, Ohad Munder, nove anni, uno dei primi bambini liberati da Hamas.
Negli scorsi giorni, le immagini di Ohad hanno fatto il giro del mondo. Il bambino è stato liberato venerdì, insieme alla mamma Keren e alla nonna Ruthy. Il suo volto concentrato sul cubo di Rubik ricevuto dalle forze di sicurezza israeliane, la curiosità di fronte alla cabina di pilotaggio dell’elicottero su cui è stato trasportato in ospedale e soprattutto il filmato che ha immortalato il suo primo abbraccio con il papà dopo quasi 50 giorni hanno commosso dentro e fuori dai confini di Israele. Il 7 ottobre Ohad si trovava con la mamma in visita ai nonni al Kibbutz Nir Oz. Con loro c’era anche Roee, fratello di Keren e zio del bambino (assassinato, mentre il nonno Abraham, 78 anni, è ancora in ostaggio a Gaza).

Il diario proibito
A tre giorni dalla liberazione, Ohad ha ricominciato a fare le cose che ama, giocare con i suoi amici, mangiare cotolette e gelato, tifare la sua squadra di calcio del cuore, l’Hapoel Beersheva, i cui calciatori sono andati a fargli visita. Allo stesso tempo sono cominciati a emergere i primi particolari su cosa è accaduto durante le settimane a Gaza. Per esempio il fatto che Ohad e i suoi familiari dormissero su sedie di plastica come quelle delle sale d’aspetto, senza materassi o qualcosa che le rendesse più confortevoli. Oppure che talvolta i terroristi portassero altri bambini con cui il piccolo giocava, un dettaglio che Ohad ha raccontato ai suoi amici e che è stato riportato dal portale Walla, così come il fatto durante la prigionia ha imparato un po’ di arabo e di inglese. Il mistero più grande però riguarda proprio il diario che Ohad ha tenuto per far passare le giornate trascorse nella Striscia. I terroristi si sono opposti che il quaderno venisse portato in Israele. Quando Keren si è resa conto che quelle pagine scritte dal figlio potevano metterli tutti in pericolo le ha strappate.

Il cittadino russo tecnico del suono
Altri interrogativi riguardano le vicende di Roni Krivoi, il ragazzo con doppia cittadinanza israeliana e russa liberato ieri a sorpresa da Hamas come gesto di cortesia nei confronti del presidente Vladimir Putin.
Roni lavorava come tecnico del suono al rave party vicino al Kibbutz Re’im, dove Hamas ha massacrato oltre 360 ragazzi, e ne ha rapiti decine. Una zia di Roni ha raccontato all’emittente israeliana Kan che a Gaza il ragazzo era riuscito a scappare, prima di essere scovato di nuovo.

Secondo quanto spiegato da Yelena Magid, il giovane, 25 anni, era tenuto prigioniero in un edificio bombardato ed è riuscito a dileguarsi tra le macerie. “Si è nascosto ed è rimasto da solo per diversi giorni. Alla fine però degli abitanti di Gaza lo hanno catturato e lo hanno restituito ai terroristi", ha detto.
Magid ha rivelato che Roni ha tentato di raggiungere il confine, ma non è riuscito a orientarsi, rimanendo intrappolato.
“Ha ancora gli incubi, ma allo stesso tempo dice che va tutto bene," ha aggiunto la donna. Magid ha sottolineato anche che nonostante sia vero che Roni ha la cittadinanza russa, perché la madre è originaria di San Pietroburgo, il ragazzo è nato e cresciuto in Israele. “È un cittadino israeliano e penso che la distinzione fatta dai media sui 13 ostaggi più uno non sia appropriata. Ci ferisce”.