A Gaza non si spara, liberi ostaggi e detenuti. E oggi tocca ai bambini

TEL AVIV — Il cuore di Israele ieri si è fermato alle quattro in punto. A quell’ora nella piazza che negli ultimi 49 giorni è diventata l’arteria pulsante di questo Paese, quella stretta fra il museo di Tel Aviv e la Kyria, il ministero della Difesa, c’erano migliaia di persone: senza convocazioni, senza appuntamenti, senza striscioni, erano venute per stringersi intorno alle famiglie dei 236 ostaggi portati con la forza a Gaza il 7 ottobre e ancora nelle mani dei miliziani di Hamas