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Il day after degli ostaggi israeliani liberati: “Sognavo di andare a casa”. Psicologi al lavoro sui traumi
TEL AVIV — Ohad Munder, 9 anni, ha percorso correndo in ciabatte il corridoio dell’ospedale Schneider, a Tel Aviv, per riabbracciare il papà per poi dedicarsi a uno dei suoi passatempi preferiti: il Cubo di Rubik. Emilia Aloni, 5, non ha lasciato la mano della mamma Daniel fino a quando non si è trovata davanti alla nonna. Raz Esher, quattro anni, abbracciata al padre nella sua felpa rosa ha confessato: «Sognavo sempre di andare a casa».