�All’inizio non ci potevamo credere. Putin stava invadendo davvero? Fu un tragico choc�. Le stesse frasi, con lo stesso stupore, le medesime parole di drammatica impotenza, che ci esprimevano gli abitanti di Kiev due anni fa le sentiamo ripetere adesso nella regione di Kharkiv tutte le volte che chiediamo di ricordare quelle prime ore di guerra. �Se ne parlava da mesi in verit�. Ma nessuno ci credeva, neppure Volodymyr Zelensky, che pure gli americani avevano messo in guardia. Alla peggio si riteneva che Putin intendesse completare l’occupazione del Donbass iniziata con la guerra del 2014, certamente non prendersi l’intera Ucraina!�, ricordava due settimane fa un colonnello delle artiglierie incontrato sulle trincee di Kupiansk, qui nell’est del Paese.
Ucraina, due anni dopo. Diario di guerra in quattro atti
L’economia del Paese � dimezzata, 8 milioni di persone hanno lasciato la loro terra. Gli alleati sono “tiepidi” e Zelensky appare sempre pi� in difficolt�: ecco che cosa � accaduto dal 24 febbraio 2022. E cosa potr� succedere ora, due anni dopo l’aggressione

Un dipinto di Bansky su un muro di Borodyanka, ciitt� ucraina a circa 60 km da Kiev, tra le pi� bombardate durante i primi mesi di guerra (Philip Reynaers / Pool / Photonews via Getty Images)
01. ATTACCO ALL’ALBA
Fu una vera sorpresa?
Proprio in questo corale sentimento d’incredulit� si riassume la prima fase dell’invasione militare ordinata e fortemente voluta con fanatica determinazione da Vladimir Putin all’alba del 24 febbraio 2022. Due anni dopo le conseguenze sono quantificabili: la Russia occupa circa il 20 per cento del territorio ucraino, ma le perdite tra i suoi soldati al 10 gennaio 2024 sono stimate in circa 120.000 morti e 240.000 feriti (sono dati americani, il Cremlino ne riporta meno della met�); i soldati ucraini morti sarebbero invece circa 70.000, oltre a 100.000 feriti. I civili ucraini deceduti sarebbero oltre 20.000. � un dato approssimativo, le autorit� municipali filo-ucraine della sola Mariupol parlano di 20-25.000 abitanti deceduti nell’assedio russo tra fine febbraio e met� maggio 2022. L’economia ucraina � dimezzata, 8 milioni di cittadini sono profughi all’estero, la popolazione � scesa sotto i 30 milioni. La Russia � invece penalizzata dall’embargo internazionale, si organizza nell’economia di guerra e grazie ai rapporti con la Cina. I danni all’ambiente, compreso l’inquinamento del Dnipro e del Mar Nero, ammontano a miliardi di euro. Resta comunque fondamentale sottolineare le dinamiche dell’incubazione della crisi, ci� aiuta a comprendere quanto sia stata una guerra d’aggressione russa, non provocata, un attacco senza casus belli.
La Nato era sulla difensiva, i comandi occidentali stavano ancora leccandosi le ferite per la catastrofica ritirata da Kabul dell’agosto precedente. Nessuno pensava di allargare l’Alleanza all’Ucraina e nessun governo europeo pianificava di aumentare le spese militari, anzi, piuttosto s’intendeva ridurle. Gli Stati Uniti erano preoccupati a contenere la Cina nel Pacifico, al Pentagono il bellicismo di Putin veniva considerato un problema minore. Zelensky era stato eletto tre anni prima con il 75 per cento delle preferenze: un presidente populista ex attore che interpretava s� stesso. Era diventato famoso anche in Russia per il suo serial in cui impersonava il ruolo di un commediante nominato fortunosamente presidente con il programma di sconfiggere nepotismo e corruzione. Ma lui aveva un piano pi� ambizioso: avrebbe voluto porre fine alla guerra lanciata da Putin cinque anni prima ed era persino propenso a lasciargli sia la Crimea che le regioni del Donbass occupate, in cambio della pace piena. Da Mosca giungevano segnali decisamente aggressivi, ma non privi di ambiguit�. Nel luglio 2021 Putin aveva pubblicato il suo saggio in cui delegittimava l’indipendenza ucraina dalla Russia e lasciava capire l’intenzione di ricreare l’antico impero zarista con la benedizione del patriarca ortodosso Kirill. Intanto, lo Stato maggiore a Mosca aveva concentrato tank, artiglierie e circa 100.000 soldati in Bielorussia e sui confini con l’Ucraina. Allo stesso tempo, per�, i maggiori portavoce del Cremlino, a partire da Maria Zakharova a Dmitry Peskov, negavano alcuna intenzione aggressiva e accusavano Washington �di fomentare la guerra�.

02. LA RESISTENZA
L’Ucraina reagisce
Proprio in queste premesse sta la sorpresa delle prime settimane di guerra. Putin il 21 febbraio annette formalmente le regioni gi� occupate negli anni precedenti. Quindi, poco prima dell’invasione pronuncia un discorso, che ancora adesso suona farneticante alle orecchie occidentali, in cui annuncia l’intenzione di �denazificare� l’Ucraina e porre fine a quelli che definisce �massacri� di filorussi, di cui per� non c’� alcuna prova concreta sino ad oggi. I russi attaccano all’improvviso su quattro direttive: Kiev, Kharkiv, Donbass centrale e Mariupol nel sud verso Kherson. Aviazione, missili e droni bombardano le principali basi ucraine. � in atto una gigantesca manovra a tenaglia per annullare la resistenza in pochi giorni. Per Zelensky ed il suo esecutivo la fine sembra imminente. Serve ricordarlo: tutti i maggiori commentatori internazionali, compresi i pi� noti esperti americani di cose militari, ritengono che l’Ucraina sia spacciata. Le sue risorse e la sua popolazione sono meno di un quarto di quelle russe, il suo esercito si � creato in fretta e furia soltanto dopo i fatti di Maidan, non ha alcuna possibilit� di successo. Ma l’impossibile avviene.
�Non voglio essere evacuato all’estero. Resisto con la mia gente, piuttosto muoio qui. Dateci armi e munizioni, non vie di fuga�, risponde Zelensky al presidente Biden, che vorrebbe mandare un commando elitrasportato per portarlo in salvo e creare un eventuale governo della resistenza in esilio. In poche ore il presidente ucraino diventa l’incarnazione della resilienza non solo del suo popolo, ma della democrazia contro la dittatura, della volont� di autodeterminazione e libert� contro il sopruso e la violazione del diritto internazionale calpestato dalla pura forza bruta. Proprio mentre si d� platealmente per morta l’indipendenza ucraina (che pure era stata garantita anche dalla Russia nel 1994, quando con il trattato di Budapest gli ucraini consegnavano a Mosca oltre 5.000 armi atomiche di vario tipo appartenute all’ex Urss in cambio del pieno riconoscimento dei confini del 1991), nel piccolo aeroporto di Hostomel, 45 km a nord di Maidan, i soldati di Zelensky massacrano in poche ore oltre 600 truppe scelte inviate da Putin su 3 Ilyushin-76 con l’obbiettivo di impadronirsi subito del centro di Kiev. Fallisce il piano di Putin, la sua guerra lampo s’impantana. A fine marzo le sue truppe lasciano la regione di Kiev. Nello stesso periodo le colonne russe vengono fermate su tutti i fronti, occorrono oltre due mesi per occupare Mariupol, non riescono a raggiungere Odessa e neppure il capoluogo di Zaporizhzhia, nel Donbass si combatte a poche centinaia di metri dalle trincee del 2014. La tenuta iniziale ucraina ha dato il tempo agli americani, agli inglesi e alle ex province del Patto di Varsavia come Polonia e Paesi Baltici adesso saldamente nel campo occidentale di mandare armi. Tra settembre e novembre il geniale e pragmatico comandante in capo ucraino, Valeryi Zaluzhny, riesce a riconquistare la regione occidentale di Kherson e ricacciare i russi da tutta l’area di Kharkiv sino a oltre Izyum e al Donbass settentrionale.
03. LA CONTROFFENSIVA
L’ARROCCO RUSSO REGGE
Il 2023 si apre all’insegna della speranza. Zaluzhny ha organizzato l’esercito sulle dottrine della Nato, utilizza massicciamente i droni, ricorre a piccole unit� agili e autosufficienti, che mordono e fuggono, colpiscono ai fianchi, dissanguano i nemici anche grazie ai nuovi missili inviati dagli alleati (specie gli Himars americani) e alle artiglierie ultimo modello in grado di paralizzare le vie di rifornimento nelle retrovie. Putin deve rassegnarsi, la sua �operazione militare speciale� si sta trasformando in una lunga guerra di logoramento. Sta addirittura perdendo il controllo del Mar Nero, la sua flotta deve ripiegare dai porti della Crimea. Ma sa anche che la nuova dinamica bellica potrebbe alla fine giocare a suo favore: ha perso in velocit�, pu� sperare di vincere sulla lunga durata. Le risorse russe sono indubbiamente superiori a quelle ucraine. Cos�, nei mesi freddi bombarda la rete elettrica, il sistema di riscaldamento centralizzato, gli impianti idrici. Intanto i suoi soldati si trincerano a difesa delle terre occupate. Si tratta di sapere aspettare, prendere tempo: Trump potrebbe vincere le prossime elezioni americane, gli alleati europei cominciano a stancarsi e la stessa societ� ucraina ad un certo punto potrebbe logorarsi. A maggio gli ucraini abbandonano Bakhmut. Tra luglio e settembre diventa cos� evidente che la strategia russa dell’arrocco ha pagato. L’attacco ucraino si spegne lentamente, sino a morire.
04. ZELENSKY IN DIFFICOLT�
SFIDA SULLA STRATEGIA
Siamo giunti cos� alla crisi del 2024. Il Congresso americano mette i bastoni alle ruote dei 60 miliardi di dollari che l’amministrazione Biden aveva stanziato in ottobre per mandare armi agli ucraini. L’Europa non riesce a sostituirsi a Washington. Zelensky silura Zaluzhny e tanti commentatori locali lo criticano come un errore grave, lo specchio della crisi interna. Occorre che il Paese si organizzi per una guerra di logoramento, il presidente vorrebbe convincere gli alleati e la sua popolazione che l’Ucraina pu� ancora vincere alla grande e riprendersi tutto. Zaluzhny evidentemente non vi credeva pi� e stava agendo di conseguenza. Kiev comunque necessita al pi� presto di munizioni e soldati che vadano a dare il cambio a quelli esausti che combattono dalla prima ora. Significa che l’Ucraina stia perdendo? Assolutamente no, per� lo stallo sembra per ora aiutare Putin.
La battaglia per Avdiivka, nel Donbass centrale, ricorda da vicino quella per Bakhmut un anno fa, con i russi che lentamente avanzano. Putin vorrebbe arrivare alla farsa interna delle “elezioni” di met� marzo potendo presentare almeno una “vittoria” fresca. Ma anche delle sue debolezze interne sappiamo molto poco. L’estate scorsa i mercenari golpisti della Wagner arrivarono ad un soffio dal prendere Mosca. Come ha sostenuto di recente il capo della Cia, William Burns, allora non stup� tanto il fatto che il re fosse nudo, ma quanto tempo abbia impiegato a rivestirsi.
� RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera � anche su Whatsapp. � sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.
26 febbraio 2024 (modifica il 27 febbraio 2024 | 08:13)
© RIPRODUZIONE RISERVATA