«Il gruppo Fiat e i marchi italiani collegati rappresentano una parte molto importante della storia industriale nazionale, in termini occupazionali e di ricchezza prodotta, un patrimonio economico che merita la massima attenzione, e questo significa anche avere il coraggio di criticare alcune scelte del management e del gruppo quando sono state distanti dall’interesse italiano, come mi è capitato di fare, spesso nell’indifferenza generale», ha detto la premier Giorgia Meloni durante il question time alla Camera rispondendo a una domanda di Matteo Richetti, capogruppo di Azione-Per-Renew Europe, su Stellantis. «Vogliamo tornare a produrre un milione di veicoli l’anno con chi vuole investire davvero sulla storica eccellenza italiana. Se si vuole vendere auto sul mercato internazionale pubblicizzandola come gioiello italiano allora quell’auto deve essere prodotta in Italia questa la questione che dobbiamo porre», ha proseguito Meloni. «Noi vogliamo come sempre difendere l’interesse nazionale - ha aggiunto - instaurare chiaramente un rapporto che sia equilibrato con Stellantis. Il ministro Urso per difendere la produzione in Italia ha più volte incontrato i livelli occupazionali e l’indotto dell’automotive».
Meloni contro Stellantis: «Produca in Italia, difendiamo occupazione e interesse nazionale»

Meloni: «In Francia si produce più che in Italia»
Il gruppo Fiat, ha continuato Meloni, ha spostato la sede fiscale «fuori dai confini nazionali» e ha realizzato una operazione «di presunta fusione tra Fca e Psa, che celava in realtà un’acquisizione francese dello storico gruppo italiano, tanto che oggi nel cda di Stellantis siede un rappresentante del governo francese e non è un caso se le scelte indistriali del gruppo prendono in considerazione molto più le istanze francesi rispetto a quelle italiane. Il risultato - ha continuato Meloni - è che in Francia si produce più che in Italia, dove siamo passati da oltre 1 milione di auto prodotte nel 2017 a meno di 700mila nel 2022».
Calenda: «Stellantis non è più italiana ma ci chiede ancora soldi per restare»
di Redazione Economia
Lo scontro sullo spostamento della produzione in Marocco
Lo scontro tra Stellantis e il governo si è inasprito dopo la notizia dello spostamento della produzione in Marocco. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso chiede «una smentita alla lettera che circola sullo spostamento della produzione, che sarebbe in palese contraddizione con quello che Stellantis dice di voler realizzare nel nostro Paese». A parlare della lettera in un’intervista al Messaggero è stato il leader di Azione Carlo Calenda. L’ex ministro ha spiegato di essere in possesso di una lettera che Stellantis ha inviato ai fornitori italiani. «Oltre alla lettera, hanno inviato un depliant del governo marocchino che esalta le facilitazioni per l’industria dell’automotive in quel Paese. La fuga dall’Italia continua sempre di più», ha spiegato Calenda.
Il botta e risposta Tavares-Urso
«Abbiamo più di 40.000 dipendenti in Italia che lavorano molto duramente per adattare l’azienda alla nuova realtà secondo quanto deciso dai politici. Sono pieni di talento. Non credo che i dipendenti italiani abbiano apprezzato questi commenti, Non credo che sia corretto nei loro confronti», ha replicato l’ad del gruppo Carlos Tavares. «In questo momento stiamo investendo moltissimo nelle tre gigafactory europee, di cui una è in Italia a Termoli, dove stiamo trasformando lo stabilimento in una gigafactory. E cosa otteniamo? Critiche. Non credo che i dipendenti italiani lo meritino», ha aggiunto. E in merito all’obiettivo di un milione di veicoli prodotti in Italia ha aggiunto: «Vorrei ringraziare il governo che lancerà a febbraio i nuovi incentivi, ma abbiamo perso nove mesi». Immediata la risposta del ministro Urso che contrattacca: «Abbiamo cambiato perché gli incentivi del 2022 sono andati per l’80% ad auto di Stellantis non prodotte in Italia ma all estero, per questo dovevamo cambiare rotta».
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24 gen 2024
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