Xi Jinping «l'editorialista», dopo Belgrado conquista anche Budapest

diGuido Santevecchi 

Dietro i ricami a mezzo stampa, Xi vuole sfruttare le divisioni nell'Ue e nella Nato per rafforzare la strategia cinese di penetrazione politico-commerciale nel Vecchio continente 

L'editoriale di Xi Jinping sul giornale Politika di Belgrado

L'editoriale di Xi Jinping sul giornale Politika di Belgrado

Se mai deciderà di lasciare il suo incarico di presidente della Repubblica popolare cinese e segretario generale del Partito comunista, Xi Jinping potrà trovare lavoro come editorialista sulla stampa internazionale

Nelle tre tappe del suo viaggio europeo ha pubblicato articoli sul Figaro francese, Politika serbo e oggi un intervento su Magyar Nemzet ungherese. È presumibile che si sia servito di un «ghost writer», un autore ombra che ha messo nero su bianco il suo Pensiero, ma i tre interventi scritti danno perfettamente il senso del suo tour europeo

Sul giornale di Parigi ha esaltato la figura del generale de Gaulle, fieramente autonomo dagli Stati Uniti (anche sospettoso e invidioso della loro superpotenza). A Belgrado ha ricordato il sangue innocente versato dalla Nato durante la campagna per il Kosovo, quando un bombardamento per errore uccise tre giornalisti cinesi rifugiati in ambasciata. Sul quotidiano di Budapest ha spiegato che la cooperazione economica cinese con i Paesi dell’Europa centro-orientale «è un segno dei tempi e una tendenza dello sviluppo». 

Nell’articolo per gli ungheresi Xi è stato particolarmente poetico: «Tra persone che la pensano allo stesso modo, la distanza tra le montagne e le acque non è un ostacolo» e ancora: «Sono qui a maggio, quando il profumo dei fiori e dell’erba riempie l’aria della Grande Pianura». Poi l’elogio della «indipendenza della politica estera ungherese di fronte alle pressioni delle potenze»: un chiaro riconoscimento per il premier Viktor Orbán, che ostacola le scelte dell’Unione europea e della Nato. 

In sostanza, dietro i ricami a mezzo stampa, Xi cerca di sfruttare le divisioni all’interno dell’Europa e dell’Alleanza atlantica, elargendo premi a chi è disposto a seguire la superpotenza cinese. 

La Serbia ha scelto la Cina come suo secondo partner commerciale dopo l’Unione europea, della quale non fa parte ma resta candidata all’adesione. I cinesi hanno investito in fabbriche, acciaierie e miniere; finanziato e costruito infrastrutture a Belgrado tra cui un ponte sul fiume Sava e la circonvallazione. Oggi con il presidente Aleksandar Vucic vengono firmati altri 30 accordi commerciali e viene commemorato il bombardamento americano dell’ambasciata. 

Questa sera Xi sarà a Budapest, ricevuto da Viktor Orbán, il suo amico nella Ue. Il premier populista e autoritario dell’Ungheria condivide con il presidente cinese la comprensione e simpatia per Vladimir Putin, si oppone alle sanzioni alla Russia, spalanca la strada per l’industria automobilistica della Repubblica popolare

La casa BYD sta ultimando la catena di montaggio per le sue vetture elettriche a Szeged, mentre CATL costruisce un mega-impianto per produrre le sue batterie a Debrecen. I due investimenti cinesi hanno già portato in Ungheria complessivamente 15 miliardi di euro. Pechino già parla di un insediamento di altre case automobilistiche, tra le quali Great Wall, che porterebbero portare il totale degli investimenti diretti a 30 miliardi di euro quest’anno

Proprio mentre a Bruxelles si preparano dazi contro l’invasione di veicoli elettrici made in China che sono venduti sottocosto grazie ai sussidi del Partito-Stato. 

D’altra parte, è anche vero che l’industria di Pechino ha lavorato molto nel settore elettrico, e non è stato certo Xi a imporre a Bruxelles di ordinare la transizione dai motori termici a quelli a batteria entro il 2035, nonostante l’evidente ritardo delle case automobilistiche europee. E anche Emmanuel Macron, che pure vuole difendere l’industria automobilistica francese, alla fine si è accontentato di annunciare una maggiore apertura del mercato cinese a «pollame e carne di maiale». E ha esultato perché Xi ha deciso di non imporre dazi sul cognac

Oltre il brindisi superalcolico però, Xi ha concesso pochissimo: un generico sostegno all’appello di Macron per una tregua olimpica in Ucraina. Alla Russia che sta conquistando terreno ora non conviene. Vladimir Putin è atteso a breve a Pechino e vedremo se l’argomento verrà evocato. Bisogna ricordare che nel febbraio 2022, mentre l’Armata russa si preparava all’invasione, Xi riceveva Putin per i Giochi invernali e proclamava la «collaborazione senza limiti». 

In sostanza, a Parigi Xi ha preso tempo di fronte all’Unione europea. A Belgrado e Budapest rafforza la sua strategia di penetrazione politico-commerciale nel Vecchio continente.

8 maggio 2024

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