Zelensky avverte gli Usa: “Senza gli aiuti militari ci dovremo ritirare”. E nomina gli uomini per impostare una guerra di blitz contro la Russia
Il presidente ucraino Zelensky ha dato un’intervista molto esplicita al Washington Post per mandare due messaggi al Congresso americano. Il primo è: se voi continuate a bloccare gli aiuti militari per l’Ucraina ci ritireremo dal fronte attuale e indietreggeremo perché non possiamo fare altrimenti. Il secondo messaggio è: senza gli aiuti militari degli Stati Uniti, daremo il via a un’escalation di contrattacchi contro aeroporti, impianti dell’energia e altri bersagli strategici in territorio russo – ed è una campagna già cominciata.
Da mesi un pacchetto di aiuti militari da sessanta miliardi di dollari che l’Amministrazione Biden aveva creato per sostenere la resistenza ucraina all’invasione russa è bloccato alla Camera dei rappresentanti dopo essere stato approvato dal Senato perché i repubblicani, su suggerimento del candidato Donald Trump, stanno facendo opposizione. Per un po’ di tempo le forze armate ucraine sono andate avanti con quello che avevano, ma adesso la situazione comincia a diventare difficile da reggere.
Queste ammissioni pubbliche da parte di Zelensky sono anomale, perché in due anni di guerra totale il presidente ucraino era sempre stato attento a non correre il rischio di demoralizzare i soldati che tengono la linea del fronte. Adesso è come se non fosse più la priorità. «Se manca l’appoggio degli Stati Uniti, vuol dire che non abbiamo più una difesa aerea, né missili Patriot, né jammer per la guerra elettronica, né proiettili di artiglieria da 155 millimetri», ha detto. «Vuol dire che ci ritireremo a piccoli passi». A questo punto, racconta l’intervistatore David Ignatius, ha preso un foglio di carta e ha spiegato così quello che succederà: «Se hai bisogno di ottomila colpi di artiglieria al giorno per difendere la linea del fronte, ma ne hai soltanto duemila, sei costretto a fare di meno e l’unico modo possibile per fare di meno è arretrare accorciare la prima linea. Che è comunque meglio rispetto a permettere che i russi la rompano, perché se si rompe quella i russi potrebbero arrivare alle grandi città».
Zelensky conferma anche uno scoop del Financial Times di pochi giorni fa: l’Amministrazione Biden vorrebbe fermare la campagna di bombardamenti lanciata dall’Ucraina con droni esplosivi contro le raffinerie in Russia. In pochi giorni una decina di raffinerie sono andate a fuoco. «Abbiamo usato i nostri droni. Nessuno può dirci che cosa fare con le nostre armi».
Il presidente ucraino sostiene che l’unico modo per rispondere agli attacchi alla rete energetica ucraina è far pagare alla Russia un prezzo simile. «Se non abbiamo più una difesa aerea per proteggere il nostro sistema energetico e i russi lo attaccano, la mia domanda è: perché non possiamo rispondere? Anche la loro società dovrà imparare a vivere senza benzina, senza diesel, senza elettricità. È equo».
Questo tema, il fatto che l’Ucraina deve prepararsi a combattere sempre di più in autonomia, senza essere esposta alle beghe politiche americane – che potrebbero essere soltanto un assaggio di quello che succederà se Trump vincerà le elezioni a novembre – potrebbe spiegare le nomine recenti fatte da Zelensky. Il 26 marzo ha licenziato il segretario del Consiglio per la Sicurezza nazionale, Oleksy Danilov, per rimpiazzarlo con il direttore dei servizi segreti che operano all’estero (anche conosciuti con la sigla Szru), Alexandr Litvinenko. Danilov non lascia ricordi indelebili, era uno che durante la pandemia aveva raccomandato agli ucraini di mangiare molto aglio. Litvinenko invece è conosciuto per essere un analista provetto, in grado di guardare con lucidità agli scenari che si aprono davanti all’Ucraina – e di spiegarli. Ma ancora più importante è la nomina di chi lo sostituisce ai servizi segreti esterni: Oleh Ivashenko, uno dei vice del generale Kirilo Budanov, direttore dell’intelligence militare ucraina.
L’apparato ucraino che dirige la guerra era diviso tra due poli: da una parte Zelensky, con i fidi Andriy Yermak e il generale Budanov, dall’altra il generale Valery Zaluzhny, capo delle forze armate apprezzatissimo dai militari. Ma Zaluzhny è stato dismesso e adesso l’Ucraina sente di aver bisogno, mentre si avvicinano i tempi bui dell’offensiva russa e dell’indebolirsi progressivo del sostegno occidentale, di gente come Budanov – specialista in campagne aggressive e con ogni mezzo contro la Russia, droni esplosivi inclusi. Insomma, il Congresso americano blocca gli aiuti, l’Amministrazione Biden non vorrebbe attacchi ucraini in territorio russo ma Zelensky nomina ai posti che contano uomini di Budanov, perché quella è la forma che sta prendendo la guerra.