Via alla stretta Ue su Big Tech. Cosa cambia per gli utenti internet con il Digital Markets Act

Prepariamoci a giorni di forti novità sui servizi digitali: a nuovi modi per scaricare app su iPhone, ad esempio; a risultati di ricerca diversi su Google. Alla possibilità di chattare con utenti di diverse app da una stessa interfaccia unificata – fine delle barriere tra Whatsapp e Telegram ad esempio. Ma vedremo anche un sistema operativo Windows che ci permetterà più libertà, ad esempio di disinstallare le applicazioni di Microsoft pre-installate.

Da giovedì diventa a tutti gli effetti operativo il Digital Markets Act, il regolamento che l’Europa ha voluto per aprire la concorrenza delle Big tech. Si aggiunge al Digital Services Act entrato già in vigore. Una coppia di regolamenti con cui l’Europa vuole porre i primi forti paletti ai colossi del web per riequilibrare i rapporti di forza, a favore sia degli utenti sia dei concorrenti. Le Big tech sono obbligate a cambiare – e stanno già cominciando a farlo, almeno in parte – perché da giovedì rischiano sanzioni fortissime, fino al 10 per cento del fatturato globale; il doppio, in caso di recidive.

Le aziende che devono rispettare il Dma

Sono circa 22 i servizi che ora devono aprirsi, in vario modo: dai sistemi operativi alle app di messaggistica e alle piattaforme di social media. Tra questi, i servizi di Google come Maps, YouTube, il browser Chrome e il sistema operativo Android, oltre al marketplace di Amazon e al browser Safari di Apple e iOS. Sono inclusi anche Facebook, Instagram e WhatsApp di Meta; Windows e LinkedIn di Microsoft.

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App store

Uno dei cambiamenti più importanti riguarda il negozio di applicazioni di Cupertino. Apple ha dichiarato che permetterà agli utenti europei di iPhone di scaricare applicazioni al di fuori dell'App Store. L'azienda si è a lungo opposta a una simile mossa, visto che fa gran parte dei profitti grazie alla commissione del 30% che addebita per i pagamenti fatti sulle app.

Adesso Apple dà agli sviluppatori tre possibilità: restare sul suo App Store pagando fino al 30% di commissione sulle vendite; restare su App Store riducendo la commissione al 17%, ma pagando in più una nuova tassa di 50 centesimi di euro per ogni download superiore a un milione all'anno. Oppure evitare la commissione di Apple vendendo attraverso un app store concorrente e pagando comunque la tassa sul download.

Moltissimi sviluppatori hanno criticato questa mossa, sostenendo che non è un vero adeguamento al Dma. Ora la palla è nel campo della Commissione europea, per valutare se Apple sta davvero rispettando il regolamento. Per gli utenti, significa che potranno vedere quali sono i canali alternativi all’App store per ottenere una certa app o abbonamento e capire se ci sono risparmi. Apple al tempo stesso avvisa che per app presenti nei negozi di terze parti non potrà garantire gli stessi standard di sicurezza.

Più libertà sui servizi di default

Altra novità, i consumatori saranno più liberi sulle scelte predefinite. Il cosiddetto “default” impostato su un computer o smarthone è un fattore importante. Ha un grosso peso nel determinare il livello di apertura o chiusura di un mercato, secondo l’Europa e anche l’Antitrust americano (che sta indagando sul motore di ricerca Google, in quest’ambito).

Gli utenti Android potranno scegliere quale motore di ricerca utilizzare per impostazione predefinita, mentre gli utenti iPhone potranno scegliere quale browser utilizzare. Gli europei vedranno le schermate di scelta sui loro dispositivi. Microsoft, invece, smetterà di obbligare gli utenti a utilizzare il suo browser Edge.

Ricerche, pubblicità, chat

Alcuni risultati di ricerca di Google verranno visualizzati in modo diverso, perché il Dma vieta alle aziende di privilegiare i propri servizi. Nei risultati che ci appaiono dovrebbero quindi diventare meno frequenti i siti e servizi Google. Novità in vista anche per la pubblicità. Ad esempio gli utenti di Google potranno scegliere di non condividere più i dati tra i servizi dell'azienda per poterli indirizzare meglio agli annunci pubblicitari.

Meta permette agli utenti di separare i loro account Facebook e Instagram, in modo che le loro informazioni personali non possano essere combinate per il targeting pubblicitario. I social non faranno più pubblicità personalizzata ai minorenni e non potranno personalizzarla, a nessun utente, sulla base di dati sensibilità come l’etnia o l’orientamento sessuale.

Il Dma richiede anche che i sistemi di messaggistica siano in grado di lavorare insieme. Meta, che possiede le uniche due app di chat che rientrano nelle regole, lavora a una proposta su come gli utenti di Facebook Messenger e WhatsApp possano scambiarsi messaggi di testo, video e immagini.

Che succede adesso

Nell’immediato, noi tutti vedremo gli effetti di queste novità. Ma non è detto finisca qui. Alcune arriveranno dopo. L’interoperabilità delle chat ad esempio richiederà una fase di aggiustamenti tecnici e di collaborazione con servizi anche concorrenti a Meta perché possa essere fruibili agli utenti. Bisognerà poi vedere se la Commissione giudicherà sufficienti queste modifiche – a partire da quelle Apple – o se chiederà di fare meglio.

Che faranno i Paesi non europei

Già ora paesi come il Giappone, la Gran Bretagna, il Messico, la Corea del Sud, l'Australia, il Brasile e l'India stanno elaborando le proprie versioni di regole simili a Dma. Gli Stati Uniti stanno procedendo con proposte di legge di diversi Stati e soprattutto azioni antitrust (su Apple, Google, Amazon), che però richiederanno probabilmente anni per dare frutti.

Da un punto di vista globale, internet è a un bivio. Il Dma avrà efficacia se riuscirà davvero ad aprire la concorrenza facendo nascere alternative più forti alle Big tech, che finora hanno assorbito il grosso delle innovazioni. Se andrà così, il regolamento sarà imitato da altri Paesi e sarà davvero un’era nuova per la grande rete.

Altrimenti, rischieremo di trovarci in uno scenario non così felice. In Europa ci saranno sì più diritti per gli utenti e aziende della rete, ma tutto sommato le Big tech resteranno al comando; e in più ci sarà una totale frammentazione delle regole nel mondo: gli stessi servizi funzioneranno in modo diverso a seconda se l’utente è europeo, statunitense, indiano o di altri Paesi.