Eredità Agnelli, affondo dei pm. L’indagine si allarga fino al 2003
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I legali al Riesame: «Comportamenti leciti, molto rumore per nulla. Siamo tranquilli, l’esito di questa vicenda sarà favorevole»
Quasi tre ore di battaglia, legale e radicale, ieri, mercoledì 28, davanti al tribunale del Riesame di Torino, che dovrà decidere (entro sabato) sui sequestri dell’inchiesta sulla presunta falsità delle denunce dei redditi di Marella Caracciolo, per il 2018 e il 2019.
L'inchiesta
Secondo la Procura, riassumendo, si è di fronte a una strategia evasiva complessa e che affonda le radici negli anni, per lo meno fino alla morte di Gianni Agnelli, il 24 gennaio 2003; e fin lì è dunque legittimo frugare nei documenti, cercando elementi di prova. Opposta la linea delle difese: «Sostanzialmente abbiamo criticato la motivazione di questo decreto (di perquisizione e sequestro, ndr), perché l’abbiamo trovata così generica da aver legittimato l’acquisizione di materiale che non ha nessuna attinenza con l’oggetto dell’indagine», dice appena finita l’udienza l’avvocato Paolo Siniscalchi, uno dei legali di John Elkann, insieme ai colleghi Federico Cecconi e Carlo Re.
Il presidente di Exor (estranea all’inchiesta) è indagato per «dichiarazione fraudolenta» in concorso, con lo storico commercialista della famiglia Agnelli, Gianluca Ferrero, assistito dal fratello Marco e dall’avvocato Paolo Davico Bonino; e insieme al notaio svizzero Urs Robert Von Gruenigen, incaricato dall’autorità giudiziaria elvetica di amministrare l’eredità di Donna Marella.
L'avvocato Siniscalchi
Davanti ai giudici del Riesame — presidente Stefano Vitelli, relatore Giancarlo Capecchi — la questione è tecnica, e ruota attorno al tema della pertinenza, adeguatezza e proporzionalità tra il provvedimento impugnato e i fatti contestati: tra la mole di atti contenuti nei device elettronici sequestrati dalla guardia di finanza nei blitz del 7 febbraio e i reati ipotizzati. «Vogliamo che i magistrati lavorino in massima tranquillità e da parte nostra siamo estremamente tranquilli perché alla fine penso che l’esito di questa vicenda sarà favorevole», aggiunge l’avvocato Siniscalchi. Di più: «Molto rumore per nulla».
Donna Marella
Eppure, l’orizzonte investigativo, innescato da un esposto di Margherita Agnelli, pare sconfinato, allungandosi fino all’eredità di Donna Marella, scomparsa il 23 febbraio 2019, e, appunto, a quella dell’Avvocato. «Abbiamo letto anche noi — chiude il legale, riferendosi alle notizie uscite sui giornali — ma non abbiamo trovato nulla di nuovo rispetto a quello che riecheggia nelle aule giudiziarie italiane ed estere ormai da vent’anni». E ancora: «Però abbiamo una certezza: che tutte le insinuazioni e i dubbi che sono stati rilanciati dai media in questi giorni, trovano delle risposte molto chiare in comportamenti assolutamente leciti».
La residenza svizzera
Non è così per l’inchiesta coordinata dal Procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti: se la contestazione si riferisce a due anni, l’ipotesi degli inquirenti è che la presunta frode trovi origine indietro nel tempo. Un’idea che si basa sugli atti analizzati dai militari del nucleo di polizia economico finanziaria, a proposito della presunta «fittizietà» delle residenza svizzera della moglie dell’Avvocato. E fin lì bisogna cercare le tracce del reato ipotizzato.
ll precedente
E se per le difese il decreto sarebbe viziato di sproporzionalità, non è così per i magistrati: che, in vista della copia forense dei device, avevano notificato agli indagati un avviso per accertamenti tecnici irripetibili. Permettendo alle stesse parti di assistere alle operazioni tecniche, nominando consulenti. Un atto in extremis, sarebbe l’osservazione delle difese, respinta dalla Procura: bisognava aspettare l’elezione di domicilio del notaio svizzero, arrivata solo il 24 febbraio, due settimane dopo i sequestri.
L’anno scorso il Riesame (con medesimi presidente e relatore) annullò un decreto di sequestro proprio in relazione alla «incompletezza della motivazione in ordine alle esigenze probatorie specifiche connesse ai dati in sequestro». Dopodiché, ogni caso fa storia a sé.
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