Torino, eredità Agnelli: al Riesame le carte sulla residenza svizzera di Marella
Dopodomani il confronto tra accusa e difese, che contestano perquisizioni e sequestri
Primo round tra Procura e difese, mercoledì al Palazzo di giustizia di Torino, sull’inchiesta per la presunta «dichiarazione fraudolenta» in relazione alle denunce dei redditi del 2018 e 2019 di Marella Caracciolo. È infatti fissata davanti al Tribunale del Riesame l’udienza che dovrà valutare i sequestri disposti dall’aggiunto Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti. I legali di due dei tre indagati — John Elkann e lo storico commercialista di famiglia, Gianluca Ferrero — hanno presentato un ricorso per «vizio di motivazione»: in sostanza, contestano la pertinenza tra la contestazione della presunta residenza «fittizia» di Marella in Svizzera, che è il cuore del procedimento, e la mole di atti e dispositivi elettronici prelevati e copiati nelle perquisizioni fatte il 7 febbraio scorso dalla guardia di finanza.
I giudici sono quindi chiamati a fare una prima valutazione sulla solidità dell’impianto accusatorio e sulla proporzione tra il reato contestato e il sequestro. Si tratta di una notevole quantità di documenti. C’è il primo esposto di Margherita Agnelli, che riporta la data del 23 dicembre 2022. Poi ci sono le successive tre memorie difensive della figlia dell’Avvocato, depositate tra il 12 maggio e il 23 giugno 2023. E, soprattutto, le annotazioni del nucleo di polizia economico finanziaria delle Fiamme gialle: la prima arrivò sul tavolo dei magistrati il 9 maggio dello scorso anno, la seconda è del 6 febbraio 2024. E proprio quest’ultima racchiude gli elementi chiave alla base del decreto di perquisizione e di sequestro che portò al blitz, (anche) nella residenza anagrafica di Elkann, nell’ufficio del commercialista e presidente della Juve, e negli studi di notai e avvocati. Dove, tra l’altro, hanno sede diverse fiduciarie.
Da 48 ore, questi documenti sono nelle mani anche dei difensori del presidente di Exor — gli avvocati Federico Cecconi e Paolo Siniscalchi — e di quelli di Ferrero, gli avvocati Paolo Davico Bonino e Marco Ferrero. Si tratta di una discovery parziale rispetto al volume di atti che compongono l’inchiesta, partita dopo l’esposto di Margherita. Atti che — secondo l’ipotesi investigativa — dimostrerebbero un’Irpef evasa dalla moglie dell’Avvocato per circa 3,5 milioni.
Tra gli atti richiamati nel decreto c’è anche la consulenza grafologica che indica come «ragionevolmente apocrife» le firme di Marella su alcuni documenti «di rilievo», come le aggiunte testamentarie che sarebbero anche alla base dell’assetto societario della «Dicembre s.s.» (la cassaforte della famiglia Agnelli): il cui aggiornamento della compagine sociale — scrivono i pm — presenterebbe «evidenti anomalie». La consulenza grafologica è stata effettuata a partire dalle fotocopie, ma ora ne verrà disposta una seconda su alcuni documenti originali. Ne sono spuntati almeno tre tra i 14 di cui la Procura era a caccia nelle settimane scorse. Ora, potrà quindi essere effettuato quel match per provare a superare la «ragionevole» possibilità che le firme siano false.
Nel frattempo, in Procura, si lavora per puntellare ulteriormente, attraverso la documentazione, l’ipotesi della residenza italiana di Marella. Nei giorni scorsi i militari della Guardia di finanza hanno acquisito le cartelle cliniche di Marella in alcune strutture sanitarie di Roma e Torino. La madre di Margherita, e nonna di Elkann, avrebbe manifestato i primi segni di Parkinson nel 2008, e con il passare degli anni la malattia avrebbe preso il sopravvento. E la vedova dell’Avvocato avrebbe iniziato a trascorrere più tempo in Italia, con la famiglia, abbandonando la località svizzera dove negli anni Settanta aveva stabilito la residenza. Morale: avrebbe finito per vivere in Italia più dei 183 giorni previsti dalla legge. Non solo nel 2018 e 2019 (anni al centro dell’inchiesta), ma da ben prima: da quando — è il sospetto dei pm — si è ammalata.
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