Velasco ha rilanciato Egonu per la vittoria della Nations League

diPierfrancesco Catucci

La vittoria in Nations League rilancia l'Italia della pallavolo femminile dopo la burrascosa estate 2023 con il rapporto teso tra Egonu e Mazzanti. Velasco ha sciolto il dualismo con Antropova, ma ha anche liberato Paola dalle pressioni: lei ora trascina il gruppo

Julio Velasco e Paola Egonu dopo la conquista della Nations League 2024

Julio Velasco e Paola Egonu dopo la conquista della Nations League 2024

L’ha sentito tante volte l’inno di Mameli, in piedi sul podio e con la mano sul cuore. Negli anni Novanta Julio Velasco è stato l’uomo che ha cambiato la storia della pallavolo maschile. Ieri, a Bangkok, mostrava un sorriso di soddisfazione per la prima grande scommessa vinta. 

La Nazionale femminile, l’anno scorso a pezzi, aveva appena sollevato il trofeo della Nations League 2024 e, con la vittoria in finale sul Giappone, era tornata al primo posto del ranking mondiale: «Ho scommesso sul volley femminile — racconta il c.t. — adattando le caratteristiche del gioco e devo dire che questo gruppo straordinario di ragazze ha reso tutto facile».

A cominciare da Paola Egonu, nominata miglior giocatrice del torneo e tornata determinante dopo l’estate 2023 vissuta ai margini: «Dal punto di vista individuale, lei ha fatto molto bene, così come sono cresciute tantissimo Sylla, Orro, Degradi e Bosetti. Perché nel gioco di squadra, in cui ognuno sa ciò che deve fare, ci sono le individualità a fare la differenza». 

È questa la scommessa vinta dal triumvirato Julio Velasco-Massimo Barbolini-Lorenzo Bernardi (un concentrato di titoli in panchina che rappresenta un unicum nello sport mondiale) che, con il loro carisma, hanno definito in maniera chiara i ruoli di ognuna: le giocatrici non sono tutte uguali, ma non esistono privilegi per nessuno quando c’è da lavorare. Egonu è tornata sorridente e devastante in campo, la squadra ha recepito il messaggio, ha cominciato a remare nella stessa direzione e si è presa il trofeo. Con lo sguardo rivolto a Parigi.

Le regole di ingaggio sono state chiare sin dal primo momento, con una strategia di comunicazione chiara e mai suscettibile di interpretazioni. Dopo lo stillicidio dello scorso anno sulla possibilità di far giocare insieme Paola Egonu e Kate Antropova e le polemiche per la gestione di una coppia di opposte di livello assoluto, Velasco ha chiuso ogni spiraglio: Egonu titolare, Antropova fondamentale come cambio, nessuna possibilità di vederle insieme e niente più speculazioni sul tema. Amen. Responsabilizzata da ciò e consapevole che il c.t. non si sarebbe fatto problemi a fare marcia indietro e a fare scelte drastiche se le avesse ritenute funzionali per il bene della squadra, Egonu si è messa a disposizione delle compagne e non si è mai risparmiata in allenamento. Poche distrazioni e il riconoscimento del carisma di Velasco a cui la stella azzurra si è subito affidata in toto.

 Sono mutate anche le dinamiche di gestione del gruppo. Ogni settimana cambiavano le coppie nelle stanze, perché tutte dovevano stare con tutte e imparare ad accettarsi per pregi e difetti. Velasco ha portato ognuna delle giocatrici al di fuori della propria zona di comfort per tirare fuori il senso di appartenenza al gruppo e la capacità risollevarsi nei momenti di difficoltà.

E poi sono cambiate alcune dinamiche di gioco. Perché, come sottolineato dallo stesso tecnico, Egonu non sarebbe nulla se tutta la macchina azzurra non corresse alla stessa velocità. E così, se fino allo scorso anno Egonu attaccava la metà dei palloni di tutta la squadra, in questa Nations League ne attaccava mediamente un terzo. Meno palloni per lei significa gioco più vario e imprevedibile, meno punti di riferimento al muro avversario e maggiore lucidità dell’azzurra quando i punti si facevano decisivi e gli errori più pesanti.

E poi sono cresciute tutte le ragazze che sono tornate a giocare ai livelli del Mondiale del 2018 (quando questa giovanissima Italia si mostrò al mondo del volley in tutto il suo talento acerbo e sbarazzino). Anche senza l’infortunata Pietrini (che salterà pure l’Olimpiade), Sylla, Bosetti e Degradi hanno dato solidità ed equilibrio al gioco azzurro; Danesi e Fahr, con Lubian pronta a subentrare, hanno elevato il livello del muro in misura tale da far diventare l’Italia la massima espressione di questo fondamentale a livello internazionale; Orro è cresciuta a livello tattico; De Gennaro si è confermata la migliore interprete del suo ruolo, rendendo inspiegabile la mancata convocazione dello scorso anno.

Ritrovato l’ordine, dunque, Velasco, Barbolini e Bernardi (con l’ausilio di un’altra leggenda del volley femminile, Manuela Leggeri, e di Juan Manuel Cichello) hanno liberato tutte le ragazze da pressioni e sovrastrutture e le hanno messe nelle condizioni di rendere al meglio. Rendendo orgoglioso anche il presidente della Federvolley Giuseppe Manfredi che aveva scommesso su questo staff di livello unico, a costo di farsi anche qualche nemico tra i club di serie A1 femminile: «Un enorme grazie va alle nostre ragazze, così come al c.t. Velasco e a tutto il suo staff che in questi mesi ha fatto un lavoro fantastico. Partivamo con l’obiettivo della qualificazione olimpica e, invece, abbiamo fatto molto di più: trionfo in Nations League e primo posto del ranking mondiale. Sappiamo tutti che il grande obiettivo dell’anno sono i Giochi Olimpici di Parigi 2024 e questa VNL ci ha dato la certezza di essere sulla strada giusta per arrivarci nelle migliori condizioni».

Ora, una settimana di meritato riposo e poi un’altra settimana di raduno in riviera romagnola, dove le ragazze avranno la possibilità di circondarsi anche di parenti, amici e fidanzati. Una sorta di ritiro-vacanza, dopo il quale si cambierà marcia. Da quel momento in poi ci sarà solo Parigi 2024 nella testa di tutto il gruppo azzurro.

24 giugno 2024

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