Le «scuse» di Zuckerberg e l’altra audizione al CongressoAmerica-Cina dell’1 febbraio

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Giovedì 1 febbraio 2024
Le scuse (tardive) di Zuckerberg
editorialista di matteo castellucci

Per l’ottava volta il ceo di Meta, Mark Zuckerberg, è stato chiamato dal Congresso americano a rispondere del volto in ombra della rivoluzione incarnata da piattaforme come la sua. Oltre all’impero Facebook (che include Instagram), c’erano i responsabili di YouTube, TikTok, Discord. Il momento che occuperà più megabyte negli archivi dei media, e forse nella nostra memoria, sono le «scuse» di Zuckerberg. Si gira, si rivolge alla platea dei genitori. In sintesi dice: non abbiamo fatto abbastanza, stiamo investendo perché non risucceda più. Partiamo da qui.

I trattori delle proteste agri-populiste sono arrivati nel cuore del quartiere europeo di Bruxelles, quello che ospita le sedi delle istituzioni europee. Qui, al Consiglio, lo «show» del premier ungherese Orbán è durato meno del previsto: si sbloccano 50 miliardi di aiuti all’Ucraina in cambio, verosimilmente, di concessioni sui fondi europei congelati a Budapest. Poi gli ultimi scontri sul Mar Rosso, i guai che Elon Musk avrebbe voluto silenziare con l’annuncio di Neuralink, il sarcasmo di Haley sugli anziani sfidanti che potrebbe ritorcersi contro di lei (perché gli anziani votano).

Infine, la Birmania protesta — in silenzio — a tre anni dal golpe militare. In Spagna, la Catalogna affronta l’emergenza idrica (anche) responsabilizzando i turisti. Un furto curioso in California e una, rara, storia a lieto fine in Ucraina. Buona lettura!

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1. Taccuino militare | Il Mar Rosso continua a bruciare
editorialista
di guido olimpio

L’Iran avrebbe deciso di richiamare dalla Siria un buon numero di alti ufficiali dei pasdaran, elementi presenti in appoggio al regime e alle milizie amiche. A scriverlo, in una sua esclusiva, l’agenzia Reuters.

  • La mossa sarebbe una conseguenza degli attacchi mirati di Israele nella zona di Damasco costati la vita a numerosi quadri dei pasdaran, compreso il numero due dell’intelligence della Divisione Qods.
  • È comunque probabile che Teheran mantenga elementi dell’apparato clandestino, troppo importanti per lasciare il campo in una fase così critica

Il Mar Rosso continua a bruciare. Un missile lanciato dagli Houthi è stato «fermato» ad appena un miglio dall’unità americana Gravely. L’ultima difesa prima dell’impatto. A neutralizzarlo il sistema a tiro rapido Phalanx. Una seconda unità, invece, ha intercettato tre droni e un altro vettore balistico. In parallelo gli Usa hanno bombardato una base della milizia yemenita. Appelli, diplomazia parallela, contatti riservati, moniti e muscoli non riescono a fermare la crisi lungo la rotta marittima. Voci critiche insistono: Washington ha perso l’iniziativa, è costretta sempre a inseguire. Vale per gli Houthi, per le milizie sciite e per il governo israeliano, incurante delle pressioni.

2. Niente veto di Orbán, intesa al Consiglio europeo
editorialista
di francesca basso
corrispondente da Bruxelles

imageIl premier ungherese Orbán, a destra con la cravatta verde, durante la riunione ristretta di stamattina (nella foto Afp di Ludovic Marin)

Lo show di Viktor Orbán è durato poco. I leader Ue hanno trovato l’accordo pochi minuti dopo l’inizio ufficiale del Consiglio europeo straordinario sul pacchetto di aiuti da 50 miliardi per l’Ucraina all’interno del bilancio Ue. L’Ungheria non ha ottenuto il potere di veto annuale che chiedeva. A dare l’annuncio è stato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel con un post su X: «Abbiamo un accordo». L’inizio del vertice era stato preceduto da una riunione ristretta tra Orbán e Von der Leyen, Charles Michel, Olaf Scholz, Emmanuel Macron e Giorgia Meloni. La soluzione di compromesso prevede che «se necessario, fra due anni il Consiglio europeo inviterà la Commissione a presentare una proposta di revisione del pacchetto di aiuti nel contesto della revisione del bilancio comunitario».

È previsto anche un dibattito annuale sull’attuazione del pacchetto di aiuti, che era stato offerto ieri come compromesso ma che da solo non aveva soddisfatto Budapest. Ma soprattutto le conclusioni di questo Consiglio europeo avranno un richiamo alle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2020 articolo 2 comma «e» che sono sul meccanismo sulla condizionalità dello Stato di diritto: lo strumento usato dalla Commissione per congelare un anno fa 21,7 miliardi a Budapest, di cui a dicembre sono stati scongelati 10,2 miliardi.

Non è un mistero che Orbán abbia usato il veto sugli aiuti all’Ucraina per fare pressione su questo dossier. L’articolo «2/e» insiste sul concetto di «proporzionalità» e dice che «le misure a norma del meccanismo dovranno essere proporzionate all’impatto delle violazioni dello Stato di diritto sulla sana gestione finanziaria del bilancio dell’Unione o sugli interessi finanziari dell’Unione e il nesso di causalità tra tali violazioni e le conseguenze negative per gli interessi finanziari dell’Unione dovrà essere sufficientemente diretto e debitamente accertato» ma soprattutto «la semplice constatazione di una violazione dello Stato di diritto non è sufficiente ad attivare il meccanismo».

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3. I trattori nel cuore del quartiere europeo di Bruxelles

imageLa statua distrutta in piazza a Bruxelles (foto Afp di Dirk Waem)

Mille trattori davanti alla sede del Parlamento europeo di Bruxelles, a poche ore dal vertice. La protesta arriva vicino al quartiere europeo, dove sono attesi i leader Ue per il Consiglio europeo straordinario. Gli agricoltori, arrivati da tutta Europa per protestare contro la Politica agricola comune (Pac) e il Green Deal, hanno bloccato Place de Luxembourg, davanti alla sede del Parlamento europeo, e hanno appiccato alcuni roghi con legna e pneumatici.

  • Dati Ispi: più di un terzo del bilancio comunitario è destinato a loro, ma il 10% degli agricoltori più ricco riceve la metà dei fondi; il 50% più povero ne riceve il 6%

Gli agricoltori in protesta davanti al Parlamento europeo hanno distrutto una delle statue di Place Luxemburg. Si tratta della statua del meccanico Beaufort, uno dei quattro operai rappresentati attorno al monumento dedicato all’ex industriale belga-britannico, John Cockerill. I manifestanti — presenti in migliaia — l’hanno buttata a terra in mezzo a pallet dati alle fiamme.

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4. L’ottavo «hearing» del ceo di Meta
editorialista
di MASSIMO GAGGI
New York

imageI responsabili americani delle piattafome in audizione al Senato, in fondo a destra il ceo di Meta (nella foto Ap di Mark Schiefelbein)

L’ottava volta di Mark Zuckerberg è stata anche la più dura: convocato in altri sette casi dal Congresso dal 2018 ad oggi, gli era già capitato di subire accuse pesanti da parte dei parlamentari e di doversi scusare per gli errori commessi. Ma stavolta, chiamato a rispondere — insieme ai responsabili americani di TikTok, Google-YouTube, Twitter-X, Snapchat e Discord — dei danni provocati dalla diffusione delle reti sociali tra i minori davanti alla Commissione Giustizia del Senato, il capo di Meta-Facebook ha vissuto momenti terribili: ha incassato l’accusa di avere le mani sporche di sangue, si è ribellato con un «è ridicolo» a un’altra parlamentare secondo la quale le sue piattaforme gestiscono traffico sessuale, ma alla fine si è dovuto scusare per tutto i danni provocati dalle reti sociali al mondo dell’infanzia.

È stato il momento più drammatico di un hearing durato quasi quattro ore e reso incandescente anche dalla presenza di un pubblico fatto soprattutto di genitori di minori vittime di abusi e cyberbullismo: ragazzini che in alcuni casi, una dozzina almeno, sono arrivati fino al suicidio. Il senatore repubblicano Josh Hawley lo ha incalzato: «Non avete fatto nulla per riparare agli errori commessi, non avete licenziato nessuno, non avete indennizzato nemmeno una delle vittime: si vuole scusare qui ed ora con le famiglie, davanti alle tv nazionali, per il male fatto?» Visibilmente contrariato Zuckerberg ha esitato un attimo. Poi si è alzato di scatto, si è voltato verso il pubblico e ha fatto proprio questo: «Nessuno doveva passare attraverso le sofferenze subite dalle vostre famiglie. È per questo che adesso noi e le altre imprese del settore stiamo investendo tanto per evitare il ripetersi in futuro di situazioni così dolorose».

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5. L’altra audizione al Congresso: il monito dell’Fbi sugli hacker cinesi

imageIl direttore dell’Fbi, Christopher Wray (nella foto Afp di Julia Nikhinson)

(Alessandra Muglia)L’Fbi ha annunciato di aver smantellato una rete di hacker cinesi, la «Volt Typhoon», che era riuscita a infiltrarsi nelle principali infrastrutture pubbliche. Ma c’è poco da star tranquilli, ha osservato il direttore Christopher Wray. Il capo dell’agenzia di intelligence americana, in un’audizione alla Congresso Usa che rischia di essere oscurata da quella di Zuckerberg, ha messo in guardia sulla crescente minaccia di attacchi informatici cinesi contro le reti elettriche e altre infrastrutture strategiche come gli impianti di trattamento dell’acqua, gli oleodotti e i gasdotti naturali e i sistemi di trasporto: «Gli hacker cinesi si stanno posizionando sulle infrastrutture americane per prepararsi a creare caos e causare danni reali ai cittadini e alle comunità americane, se e quando la Cina deciderà che è giunto il momento di colpire», si legge in un estratto della testimonianza rilasciata dall’Fbi.

Wray ha anche sostenuto che «c’è stata troppa poca attenzione pubblica» sugli hacker cinesi «e il rischio che rappresenta per ogni americano richiede la nostra attenzione ora», ha ammonito. L’Fbi, ha aggiunto, si sta concentrando in modo particolare sulla prevenzione delle interferenze elettorali in vista delle presidenziali. A proposito delle rassicurazioni fatte da Xi Jinping a Joe Biden sul fatto che Pechino non avrebbe interferito sul voto americano del 2024, Wray ha osservato: «La Cina ha promesso molte cose nel corso degli anni, ci crederò quando lo vedrò».

6. Oltre l’annuncio, i guai: il compenso di Musk è illegale secondo il tribunale del Delaware

(Massimo Gaggi) L’annuncio del primo impianto di un microchip nel cervello umano da parte della sua Neuralink fatto da Elon Musk lunedì notte è certamente una notizia scientifica di grande rilievo. A posteriori, però, c’è chi pensa che l’imprenditore di Tesla e SpaceX l’abbia data in quel momento per far passare in secondo piano un’altra notizia, stavolta negativa, che riguarda sempre lui: il tribunale del Delaware, dove la Tesla ha sede legale e fiscale, ha deliberato che il pacchetto retributivo da 56 miliardi di dollari a suo tempo riconosciuto dal consiglio d’amministrazione della Tesla a Musk è illegale. Il giudice, chiamato in casa dalla denuncia presentata da alcuni azionisti, l’ha definito «il più vasto piano retributivo nella storia dei mercati azionari», l’ha giudicato ingiustificato e ha disposto il suo annullamento, lasciando alle parti la definizione di un trattamento più ragionevole.

imageElon Musk, 52 anni (nella foto Ap di Leon Neal)

Furiosa la reazione di Musk: «Ecco cosa succede a registrare la propria impresa in Delaware. Invito tutti ad andare altrove». E lui stesso ha cominciato ad esplorare la possibilità di trasferire la sede legale della Tesla ad Austin, in Texas, dove ha già costruito uno stabilimento. Su X, l’ex Twitter, ha annunciato un voto degli azionisti. Ma ci vorrebbero diversi anni per andare a regime. A parte lo smacco e la revisione di un compenso che è stato decisivo per far crescere il suo patrimonio fino a farlo diventare l’uomo più ricco del mondo, la delibera della Delaware Chancery Court arriva proprio mentre l’imprenditore ha chiesto al board di fare qualche magheggio finanziario per consentirgli di portare la sua quota nel capitale dell’azienda automobilistica dall’attuale 13 al 25 per cento.

Indispensabile, secondo lui, per mettere la società al riparo da possibili assalti finanziari dall’esterno. Spaventato dalla minaccia di Musk di portare la ricerca sull’intelligenza artificiale fuori dalla Tesla se non otterrà quanto chiede, il consiglio d’amministrazione stava cercando un modo di soddisfare il fondatore senza diluire troppo il valore delle azioni con nuove emissioni. Ma ora tutto si complica. Il New York Times ha dato ragione ai diffidenti: la notizia del primo tentativo di impianto nel cervello umano è finita sotto quella del tribunale del Delaware.

7. Il sarcasmo di Haley contro i «vecchi brontoloni» (che però votano)
editorialista
di viviana mazza
corrispondente da New York

imageIl «re-match che non vuole nessuno», da un post su X di Nikki Haley

Due burberi vecchi si incamminano verso il ripetersi di una sfida che nessuno vuole: le elezioni del 2024. In una serie di video, spot e email intitolata «Grumpy Old Men» (riferimento al film «Due irresistibili brontoloni» con Jack Lemmon e Walter Matthau), Nikki Haley dà fondo ad una nuova vena di sarcasmo contro Donald Trump oltre che contro Joe Biden. Episodi intitolati «Anziani che inciampano» e «Compagni di cantina» fanno notare la confusione mentale dei suoi rivali, che hanno 77 e 81 anni rispettivamente.

Poco prima delle primarie repubblicane in New Hampshire a fine gennaio, Haley aveva messo da parte la cautela nei confronti di Trump deridendolo per averla confusa con Nancy Pelosi, l’ex speaker della Camera. In precedenza, aveva preferito prendersela soprattutto con Biden: «Conosciamo 75enni che sono molto più svegli di noi, e poi conosciamo Joe Biden». Qualche giorno fa la rivale 52enne del tycoon per la nomination repubblicana, che si prepara a sfidarlo in South Carolina il 24 febbraio, ha fatto ricorso ad una battuta di «Mean Girls» contro i consiglieri di Trump. Ma qualcuno nota che questa serie di spot potrebbe rivelarsi rischiosa con un elettorato bianco e anziano che assomiglia parecchio ai due brontoloni, anche in South Carolina.

8. Un esempio estremo di violenza politica

imageJustin Mohn, 32 anni (foto del Bucks County District Attorney’s Office via Ap)

(Viviana Mazza) La storia di Justin Mohn, un trentaduenne della Pennsylvania, arrestato ieri con l’accusa di aver decapitato il padre e mostrato la testa in un video su YouTube, è un esempio estremo dell’ondata di violenza politica che non si vedeva dagli anni Settanta cui stiamo assistendo negli Stati Uniti. Nel video di 14 minuti postato su YouTube martedì scorso, l’uomo accusa il padre 68enne, che lavorava per il governo federale, di essere un traditore, si scagliava contro l’Amministrazione Biden e si descriveva come il leader di una milizia.

Dopo aver decapitato il padre con un coltello e un machete trovati in bagno, nella sua casa nella cittadina di Middletown, l’uomo ha postato il video intitolato: «La milizia di Mohn, una chiamata alle armi per i patrioti americani». È stato visto cinquemila volte prima che venisse individuato e rimosso, secondo la Cnn.

9. La protesta silenziosa contro i generali birmani, a tre anni dal golpe
editorialista
di alessandra muglia

Strade vuote e silenzio assordante in molte città dell’ex Birmania: stamattina milioni di persone non sono uscite di casa per protestare contro la giunta che tre anni fa oggi ha deposto con un golpe Aung San Suu Kyi. E dopo tre anni di completo silenzio e nessuna informazione su dove si trovi la premio Nobel per la Pace, la sua famiglia ha ricevuto la sua prima comunicazione da quando è stata rimossa. In una lettera scritta a mano al figlio Kim Aris, che vive nel Regno Unito, racconta di stare abbastanza bene a parte i problemi dentali e un’infiammazione dolorosa delle articolazioni della colonna vertebrale. Intanto a Rangoon, la capitale economica, risuonano gli inviti dell’opposizione a protestare «silenziosamente» contro i generali.

imageUna strada deserta nella città di Yangon per la protesta silenziosa dei cittadini birmani (foto Afp)

«Sono felice di vedere che non ci sono molte persone per strada — ha osservato un’impiegata, che ha deciso di non uscire di casa tra le 10 e le 16, ore locali —. Questa è la prova della nostra unità contro il colpo di stato», ha riferito all’Afp, a condizione di restare anonima per ragioni di sicurezza. Gli appelli del segretario dell’Onu Guterres per un ritorno alla democrazia cadono nel vuoto: la giunta ha prolungato ieri lo stato di emergenza in vigore dal golpe per altri sei mesi, rinviando ancora una volta le elezioni promesse e condizionandole al ritorno alla normalità, una sfida in un Paese lacerato da un sanguinoso conflitto civile.

In nome della «lotta ai terroristi», l’esercito perseguita i sostenitori del ritorno alla democrazia con metodi violenti: più di 4.400 persone sono state uccise nella repressione post-colpo di Stato, i combattimenti hanno provocato lo sfollamento di oltre due milioni di civili, stimano le Nazioni Unite. Numeri che hanno procurato alla Birmania l’ostracismo da parte della comunità internazionale. La giunta ha bruciato villaggi, effettuato esecuzioni sommarie e utilizzato bombardamenti aerei e attacchi di artiglieria per punire le comunità che rifiutavano il suo potere, hanno denunciato gruppi per i diritti umani e oppositori. L’esercito ha preso di mira anche i media ritenuti critici, revocando le autorizzazioni alla trasmissione o imprigionando decine di giornalisti. Nel 2023, la Birmania è diventata la seconda prigione per giornalisti più grande al mondo, subito dopo la Cina, con 43 reporter dietro le sbarre, secondo il Comitato per la protezione dei giornalisti.

10. La «visione comune» tra Milei e Meloni, secondo la ministra degli Esteri argentina
editorialista
di sara gandolfi

imageMondino con Milei nel giorno dell’inaugurazione del mandato (nella foto Epa di Matias Campaya)

«Javier e Giorgia hanno una visione del mondo molto simile. Più libertà e meno regolamenti affinché gli individui possano sviluppare ricchezza e così migliorare le proprie nazioni». La ministra degli Esteri argentina, Diana Mondino, non ha dubbi: il presidente Milei — che chiama sempre per nome — e la presidente del Consiglio italiana suggelleranno un’amicizia politica nell’incontro del 12 febbraio a Roma. D’altronde, assicura, «le relazioni fra Italia e Argentina sono già eccellenti, non saprei proprio come migliorarle».

Meloni in effetti è stata la prima leader europea a congratularsi con Milei dopo l’elezione, di recente lo ha definito una «personalità affascinante». Di cosa parleranno?
«Per la personalità di entrambi, il tema più importante sarà l’agenda politica. Io mi focalizzerò invece sugli aspetti commerciali e sul reinserimento dell’Argentina nel mondo».

L’Italia può essere un ponte per voi verso l’Europa?
«Sì. Italia e Argentina hanno molte somiglianze, e non soltanto per la forte emigrazione italiana nel nostro Paese in passato. Attrarre investimenti sarà per noi molto importante, diverse imprese italiane già operano qui e ci aiuteranno ad attrarre nuovi investimenti, anche di altre aziende europee».

Leggi l’intervista completa sul sito del Corriere, cliccando qui.

11. L’emergenza idrica in Catalogna (e il ruolo dei turisti)

imageUna canoa abbanndonata nella riserva di Sau, a un centinaio di chilometri da Barcellona, che è solo al 5 per cento della sua capacità (nella foto Ap di Emilio Morenatti)

(Matteo Castellucci) Oggi la Catalogna dichiarerà un’emergenza per «siccità estrema».A Barcellona parte una campagna per salvare i 35 mila alberi della città che passa anche dalla sensibilizzazione dei turisti. Tutto ciò in un mese, gennaio, in cui in metà dei giorni ha fatto più caldo del normale in Spagna. Le misure regionali della Generalitat interesseranno 6 milioni di persone in 202 comuni, tra i quali il capoluogo dove verrà ridotto il consumo idrico giornaliero a 200 litri a persona.

Fanno preoccupare, però, le statistiche (su dati 2016) sugli alberghi: in quelli a cinque stelle il parametro, per turista, è di 545 litri al giorno; in quelli a quattro 373, a tre stelle 232 litri, a due 165. Sulla stima incidono soprattutto servizi come piscine e jacuzzi. Tra le contromisure, riempire le vasche con acqua marina. Nelle camere delle strutture ricettive saranno affissi cartelli con consigli su come salvare acqua, per esempio: «Utilizza un bicchiere per lavarti i denti» (invece di lasciar scorrere l’acqua del rubinetto) o «Fai una doccia invece di un bagno». Prima dell’emergenza, per irrigare il patrimonio verde di Barcellona si consumavano 3 ettometri cubici d’acqua all’anno, poi scesi a 1,27: ora caleranno ulteriormente, a 0,87. Andranno solo ad alberi e giardini con valore storico.

12. Un lieto fine, in Ucraina

imageIllia e Alina nella foto Reuters di Valentyn Ogirenko

(Matteo Castellucci) Quella di Illia Muzyka e Alina è un’altra delle molte storie spezzate dalla guerra in Ucraina. A differenza di troppe di esse, però, questa (raccontata da Reuters) ha avuto un lieto fine. Illia Muzyka, 29 anni, viene catturato dai russi a Mariupol il 12 aprile del 2022: teme di non rivedere mai più la sua fidanzata, Alina Panina, 27 anni. Non può sapere che anche lei, poche settimane dopo, diventerà una prigioniera di guerra. Inizialmente erano schierati — sono addestratori cinofili, prima del conflitto ispezionavano i carichi al porto — a difesa della fabbrica Azovmash; lei finirà alla Azovstal. Fino alla resa.

La separano dai cani. Poi a ottobre 2022 Alina viene rilasciata, nella regione di Zaporizhzhia, in uno dei 50 scambi di prigionieri avvenuti tra Russia e Ucraina. Illia è tornato a casa solo questo gennaio, dopo più di un anno. Ha perso peso, i carcerieri non lo sfamavano. La prima domanda, al padre: «Dov’è Alina?». Si sono riabbracciati a Kiev. Si sarebbero dovuti sposare a marzo 2022, nei piani della vita di prima. Si sposeranno ancora, quando Illia si sarà ripreso del tutto. Hanno un nuovo cane, uno spaniel, della stessa razza dei due — mai più visti — con cui un tempo pattugliavano il porto di Mariupol.

13. «Gotta catch ‘em all!»: i ladri, però non i Pokémon

imageI ladri nella foto diffusa dai titolari del negozio svaligiato (foto Tofu’s Trading)

(Guido Olimpio) San Josè, California, notte del 24 gennaio. Tre ladri si sono intrufolati in un negozio di figurine e sono scappati con un bottino particolare: 35 mila carte dei Pokémon. Cosa se ne fanno? C’è un «mercato» di appassionati/collezionisti e dunque sperano di ottenere un buon guadagno. Illecito. I Pokémon — segnala il Washington Post — hanno avuto un rilancio durante la pandemia Covid, quando le persone costrette al lockdown passavano il tempo con i giochi di società. I proprietari del negozio hanno diffuso sui social l’immagine degli intrusi.

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