L’INTERVISTA / 1 Monsignor Paglia: «Il Papa non vuole etichette. Bisogna tutelare tutta la vita»

diGian Guido Vecchi

L’arcivescovo Paglia: «Aggiunge una visione più ampia»

Città del Vaticano - «Quella di Francesco è un’esortazione a guardare alla vita in tutti i suoi risvolti, senza contrapposizioni. Non a caso, il Papa non usa più l’espressione “principi non negoziabili”, per evitare una gerarchia falsa, come se alcuni fossero più importanti di altri. Tutto si tiene, questioni bioetiche e questioni sociali». L’arcivescovo Vincenzo Paglia, 78 anni, è dal 2016 il presidente della pontificia Accademia per la Vita.

Eccellenza, la Dichiarazione fa sintesi del magistero di Francesco. Cosa aggiunge?
«Proprio una visione ampia della vita umana che occorre promuovere. È importante impegnarsi per tutelare tutta la vita dal suo inizio alla conclusione terrena e anche in tutti gli aspetti fondamentali che la caratterizzano. Di qui la lotta alle condizioni che mortificano la dignità dell’essere umano, dalla povertà alla violenza contro le donne. Un richiamo particolare va fatto sul tema dell’assurdità della guerra, su cui nel clima attuale Francesco non rinuncia a sollecitare le coscienze…».

La «guerra giusta» sembra ormai congedata…
«Sì. Francesco dice che “non possiamo più pensare alla guerra come soluzione”, perché si abbia un sussulto di consapevolezza e di slancio per costruire la pace. Ma non basta, la Dichiarazione amplia la prospettiva ai rapporti con l’intero ecosistema. Come diceva nella Laudato si’, bisogna “riconoscere che la vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature”. Francesco già si era espresso in questi termini in diversi discorsi rivolti alla nostra Accademia e già da tempo siamo al lavoro su questo».

La Chiesa parlava di «principi non negoziabili» a proposito dei temi bioetici. Ora che non ci sono gerarchie, è tutto «non negoziabile»?
«Papa Francesco non usa questa terminologia. Più volte me ne ha reso partecipe. Inoltre, dobbiamo fare attenzione a non leggere i documenti del magistero della Chiesa in modo isolato, separandoli da quanto è stato detto in altri pronunciamenti. Il Papa vuole evitare che si contrappongano le questioni della bioetica e quelle dell’etica sociale. A livello generale, vale ciò che Amoris laetitia dice sul bene possibile nel campo della famiglia: ciascuno deve impegnarsi a cercare e a realizzare al meglio il bene di cui è capace, tenendo conto della complessità delle situazioni».

Diranno che Francesco è reazionario quando parla di aborto o maternità surrogata e progressista su povertà e guerra...
«La mia impressione è che queste categorie a Francesco stiano un po’ strette: non sono adatte per interpretare il suo pensiero né il suo operato. Le dimensioni che riguardano ogni persona vanno collocate in un contesto più ampio. Non si possono esaminare i singoli comportamenti di ciascuno astraendo dalle circostanze. Per questo i temi della giustizia sociale e, per così dire, ambientale, hanno una forte ricaduta sulle scelte che ciascuno può compiere. Molto spesso, modificando le condizioni di partenza, diventano possibili comportamenti più corrispondenti alla dignità. San Giovanni Paolo II aveva parlato di “strutture di peccato” che vanno sradicate».

Il cambio di sesso «di norma» non è lecito, però sembrano esserci eccezioni. In che senso?
«Il tema delle disforie di genere è delicato da diversi punti di vista. La conoscenza che abbiamo del fenomeno è ancora piuttosto parziale e richiede riflessioni più profonde. Fa pensare molto ciò che sta accedendo con la triptorelina, che la stessa Oms ha messo in questione. Non dimentichiamo che, nella visione di Francesco, il modello della realtà è il poliedro, non la sfera. Non è tutto uguale».

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9 aprile 2024

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