Ecco chi sono i dodici dipendenti dell’Unrwa complici di Hamas: il dossier d’Israele

Il dossier israeliano con i dettagli che hanno portato il governo di Benjamin Netanyahu ad accusare dodici dipendenti dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i profughi palestinesi (Unrwa) di aver partecipato al massacro del 7 ottobre compiuto dai miliziani di Hamas, � finito nelle mani di alcuni funzionari statunitensi e poi sul tavolo della redazione del New York Times.

In quel fascicolo ci sono i nomi e le mansioni dei lavoratori umanitari che sarebbero complici dei terroristi. Il quotidiano di New York riferisce che il 7 ottobre, grazie alle linee dei cellulari, l’intelligence israeliana sarebbe stata in grado di ricostruire i movimenti di sei uomini dentro Israele e di averne intercettati altri mentre discutevano del loro coinvolgimento nell’attacco. Tre, si legge sempre sul report, avrebbero ricevuto messaggi per presentarsi nei luoghi da cui i miliziani sono poi partiti per compiere i raid. A uno di questi � anche stato chiesto di portare da casa le granate con propulsione a razzo.
Sette degli accusati sono insegnanti - di matematica e arabo -; due lavoravano nelle scuole con altri incarichi e gli altri tre erano assunti come impiegato, assistente sociale e responsabile del magazzino.

Tra tutti i nomi e le storie, spuntano alcuni dettagli precisi: un consulente scolastico di Khan Younis, con il figlio, avrebbe rapito una donna israeliana; un assistente sociale di Nuseirat avrebbe contribuito a portare a Gaza un soldato israeliano morto e a distribuire munizioni nel giorno attacco.

Le accuse israeliane ai dipendenti Unrwa hanno portato dieci Paesi - tra cui l’Italia - a dichiarare il blocco dei finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite che, subito dopo la notizia, ha preso la decisione di licenziare e aprire un’investigazione nei confronti dei dodici possibili complici (due di questi sarebbero morti). Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che da subito si � detto �inorridito�, ieri ha chiesto ai Paesi che hanno sospeso i fondi di cambiare idea e di continuare a finanziare il lavoro dell’Unrwa, fondamentale nella Striscia.

Dal 1949, l’organizzazione si prende cura e gestisce oltre cinque milioni di palestinesi rifugiati che vivono a Gaza e in altri Paesi dell Medio Oriente. Se da sempre la presenza di Unrwa � fondamentale per la gestione la stabilit� nella Striscia, in questo momento di guerra il suo ruolo � ancora pi� importante.

Sempre ieri, il Corriere della Sera ha intervistato la portavoce dell’Agenzia, Tamara Alrifai , che ha detto: �Se i dieci Paesi non cambieranno idea, in un mese non saremo pi� in grado di lavorare, e la catastrofe umanitaria di Gaza si trasformer� in inferno�.

Oltre alle accuse ai 12 dipendenti, nelle settimane scorse si � parlato di una chat in cui sempre dei lavoratori dell’Agenzia festeggiavano il massacro del 7 ottobre. 

Israele � sempre stata molto critica su Unrwa che, come riporta il New York Times, secondo il governo di Gerusalemme rappresenta un ostacolo alla risoluzione del conflitto. Si legge: la sua stessa esistenza impedirebbe ai rifugiati palestinesi di integrarsi in nuove comunit�. Netanyahu ha accusato l’Agenzia Onu di avere stretti rapporti con Hamas, di nascondere armi e miliziani.
Ma, dall’altra parte, c’� chi � certo che Unrwa �fa comodo� anche a Israele perch� gestisce quasi due milioni di rifugiati di cui, altrimenti, dovrebbe occuparsi il governo israeliano.

Sempre secondo Alrifai, i metodi di reclutamento dei dipendenti Unrwa sono ferrei: �Ogni lavoratore partecipa a ore di formazione. Possiamo votare, ma non possiamo avere ruoli politici. Seguiamo lezioni sul corretto uso dei social e sul linguaggio, studiamo sempre per essere “buoni servitori umanitari”�. Ma questo non � bastato per fermare i dodici dipendenti accusati. In un contesto complicato come quello della Striscia, martoriata dalle bombe israeliane e gestita da 20 anni da Hamas , non � facile avere il controllo delle relazioni e delle attivit� di tutti.

Oggi, chi vive a Gaza, sta pensando a come non morire colpito da un missile, a come procurare cibo e un posto sicuro caldo per i propri figli. Le Nazioni Unite chiedono di non far pagare alla popolazione palestinese l’errore e la complicit� di pochi.