Il cambio di passo di Schlein: linguaggio più diretto per sfidare premier (e Conte)

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diMaria Teresa Meli

La segretaria pd si sfoga con i suoi: i 5 Stelle senza di noi dove vanno?

Elly Schlein cambia stile. L’imminenza della campagna elettorale per le Europee sembra aver dato un nuovo impulso alla segretaria del Pd. La leader e l’infaticabile portavoce Flavio Alivernini sembrano aver improntato una nuova strategia già da qualche giorno. Schlein è diventata più diretta nel linguaggio. Ha abbandonato i giri di parole e non si sottrae allo scontro e al confronto.

Gli obiettivi sono due. Il primo, quello di polarizzare la campagna elettorale, trasformandola in una sorta di duello tra lei e Giorgia Meloni. E infatti ieri ha replicato quasi in tempo reale, e con molta nettezza, alla presidente del Consiglio sul caso Salis, archiviando i tempi lunghi che sono da sempre un classico della liturgia dei leader dem. È un obiettivo facilmente raggiungibile perché la premier ha lo stesso interesse a focalizzare la campagna sullo scontro con la segretaria Pd.

È quindi sul secondo obiettivo che Schlein e il suo portavoce si sono concentrati maggiormente. Qui il terreno si fa più insidioso. Si tratta di riuscire ad arginare le polemiche di Conte nei confronti del Pd senza cadere nel battibecco quotidiano con lui. «Ci deve essere una soglia oltre la quale la polemica non può andare. Ogni tanto un fermo bisogna metterlo», ha detto Schlein ai suoi. E quindi ha spiegato ai fedelissimi per quale motivo, pur ponendo un altolà al leader del M5S (lo ha fatto, per esempio, dopo che Conte aveva accusato il Pd di essere «bellicista», ed è stato il primo segno della sua «svolta» comunicativa), «non vuole passare tutti i giorni a duellare con lui».

«Conte — è stato il succo del ragionamento della segretaria Pd — si sente marginalizzato dalla polarizzazione dello scontro tra me e la premier e quindi ci attacca. Ma noi non lo possiamo assecondare. Io non posso rispondere quotidianamente a tutto quello che dice su di noi, perché il suo obiettivo è proprio quello di fare polemica con il Partito democratico per tutta la campagna elettorale perché pensa così di attirare maggiori consensi verso il M5S».

È per questa ragione che ieri Schlein, che invece per la sua campagna punta su altro, come sul fatto che il Pd i primi due giorni di marzo ospiterà in Italia il congresso del Pse, ha evitato di entrare direttamente nella polemica aperta dall’ex premier con la sua intervista al Corriere della Sera: «Io non litigo con Conte, chiedete a lui cosa intende dire». L’ex premier, invece, ha l’interesse opposto, anche perché, essendo ormai di fatto chiusi tutti gli accordi per le elezioni locali, il suo potere negoziale nei confronti dei dem è diminuito di molto. Nel contempo Schlein non intende nemmeno accettare tutte le accuse di Conte (quella sul «Pd ambiguo» le pesa particolarmente, perché come dice ai suoi, «noi non siamo ambigui. Sappiamo chi scegliere tra Trump e Biden»).

Perciò la segretaria preferisce che a replicare al leader del M5S siano altri. Ieri, per esempio, è stato Francesco Boccia a rispondere all’intervista dell’ex premier al Corriere: «Io non parlo del passato perché sennò dovrei chiedere a Conte se ritiene ancora validi i decreti sicurezza di Salvini. Io penso al futuro e a costruire un’alternativa al governo. Se Conte si mette a guardare nel passato degli altri partiti non lavora in questa direzione. E se continua così Meloni resta a Palazzo Chigi anche dopo il 2027».

Già, è pure per questo che Schlein ha l’amaro in bocca: «Non si può fare campagna contro le opposizioni — si sfoga con i suoi — loro senza di noi dove vanno? E noi senza di loro? Dobbiamo essere uniti contro il centrodestra, altrimenti la gente, vedendoci litigare, finisce per credere che l’alternativa a Meloni non esista e così facendo, anche senza volerlo, si rischia di fare un piacere alla destra».

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5 febbraio 2024

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