Sinner, cosa non ha funzionato: «È successo qualcosa che potevamo gestire meglio». Il virus, il freddo per vedere Anna Kalinskaya, il sonno e l'incognita quinto set

diGaia Piccardi

Jannik Sinner ha fatto autocritica dopo la sconfitta a Wimbledon contro Medveded: «È successo qualcosa che potevamo gestire meglio». Cosa e perché? 

DALLA NOSTRA INVIATA
LONDRA - «Forse è successo qualcosa che potevamo gestire meglio…».
Ripartiamo da qui, dall’onesta autocritica di un ragazzo italiano che ha appena perso la partita a scacchi con il maestro russo dell’arrocco. Nella sera della sconfitta, dispiaciuto più del normale per il ruolo che riveste («Perdere da numero uno fa più male»), Jannik Sinner ha trovato la lucidità per sottolineare cosa non ha funzionato nei cinque set con Daniil Medvedev sul centrale di Wimbledon, zavorrati dal malore che l’ha tenuto fuori dal campo (e lì l’uomo di Mosca è stato un signore a non protestare per la lunghezza del break) oltre dieci minuti.

Cosa si poteva gestire meglio? Il virus che ha indebolito il fisico di Jannik, certamente, costringendolo a dormire male la notte della vigilia del quarto di finale («Non ho riposato le ore che avrei voluto»), a un risveglio anomalo («Già dalla mattina non mi sentivo benissimo»), a una partita non al top della forma: per combattere ad armi pari con un Medvedev tornato in gran spolvero e determinato a vendicare la sconfitta dell’Australian Open, sarebbe servito un Sinner smagliante. Ma Jannik non lo è stato dall’inizio del torneo e martedì — complice il malore — non è stato sostenuto dalle forze («L’energia andava e veniva, alti e bassi: ho lottato con ciò che avevo») di cui aveva assoluto bisogno.

Raffreddore, virus influenzale (a Londra, come dovunque, circola ancora il Covid ed è al Coronavirus che abbiamo pensato quando il fisioterapista ha applicato il saturometro al dito di Jannik), allergia. «Ho 22 anni, può succedere — ha detto il numero uno del mondo — ogni tanto mi prende un po’ di malessere, era già successo a Parigi con un po’ di allergia». 

Con il senno del poi (di cui sono piene le fosse ma anche i campi da tennis) è facile dire che Jannik avrebbe potuto evitarsi le ore spese durante il torneo a bordo campo della girlfriend Anna Kalinskaya: a Londra, soprattutto la prima settimana di Wimbledon, piove, fa freddo, è umidissimo. Tanto che il torneo di Sinner si è giocato quasi esclusivamente indoor (dettaglio che a lui non è dispiaciuto). 

Spoiler: di certo qui non si fa una colpa a Jannik di voler vivere la sua età e il suo nuovo amore, è un desiderio sacrosanto, però una vita più ritirata (meno a contatto con la folla, i tifosi, gli spettatori dei campi secondari, gli spostamenti sempre difficoltosi nei vialetti del circolo) forse avrebbe aiutato il contenimento del virus in agguato. O addirittura l’avrebbe scongiurato.

Ma Anna ci teneva ad averlo lì, ha sempre ricambiato il favore (tranne nel match con Medvedev, in cui la russa era assente) e Sinner sembra davvero coinvolto da questa relazione che lo fa stare bene, lo fa sorridere spesso e ridere come non l’avevamo mai visto fare. 

La resistenza al quinto set

C’è poi il tema del quinto set. Sinner ha perso 5 delle ultime 6 partite che si sono allungate al quinto set, inclusa la semifinale di Parigi con Carlos Alcaraz. Però ha vinto in rimonta, al quinto, la finale di Melbourne con Medvedev: la più importante, fin qui, della sua carriera. Il ragazzo è al corrente del dato, se ne è parlato dopo il ko con il russo, ha detto: «Ci stiamo lavorando con il team, non so se è più una questione di fisico o di testa. Su cinque set è importante l’inizio del quinto. Se non mi ricordo male, mi hanno sempre fatto il break abbastanza presto, quando ho perso. E poi è molto difficile rientrare. Nella mia testa il quinto è come un set normale, dipende anche da quanto ho speso nel quarto». Tra i dettagli da migliorare, ecco, c’è anche l’endurance negli Slam: «Spero di diventare ancora più forte nel set decisivo». Si allena? Ci si può provare, tra palestra e campo.

Senza virus, insomma, il Wimbledon di Jannik Sinner da testa di serie numero uno poteva finire in modo diverso. Quando nel quarto set con Medvedev Jannik è stato costretto a variare di più (palle corte, back) per allungare la partita, cambiare tattica ha funzionato. Poi nel quinto, tornato in forze, ha ripreso a giocare il suo tennis di pressione da fondo, ma non aveva la forza fisica per sostenerlo fino alla fine contro un avversario indemoniato. E affrontare Medvedev a specchio, quando Medvedev è così affilato, non è (quasi) mai una buona idea. Tutte piccole lezioni da imparare, Jannik lo sa. E la prossima volta, tifando Anna, giacca a vento e sciarpa nell’inverno londinese. Il cappuccio tirato su sulla testa e tutti i migliori sentimenti di questo mondo, non bastano.

10 luglio 2024 ( modifica il 10 luglio 2024 | 15:48)

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