Linfoma diffuso a grandi cellule B, ok a nuova cura per i pazienti già sottoposti a due o più linee di trattamento
Approvato in Italia un trattamento a durata definita con un anticorpo bispecifico che ha dimostrato di determinare risposte complete e durature

Il linfoma diffuso a grandi cellule B, la forma più comune di linfoma non-Hodgkin, rappresenta circa il 30% di tutti i linfomi aggressivi, che hanno un decorso clinico più rapido e richiedono un trattamento tempestivo. È un tumore del sangue caratterizzato da una rapida crescita dei linfociti B, un tipo di globuli bianchi (cellule del sistema immunitario), che viene diagnosticato circa a 13.200 italiani ogni anno. Sebbene una percentuale considerevole di pazienti risponda positivamente al trattamento iniziale, quasi quattro su dieci non mostrano risposta o sperimentano una ricaduta. Proprio per i malati recidivanti o refrattari, dopo due o più linee di terapia sistemica, l'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) ha da poco concesso la rimborsabilità a un nuovo medicinale, glofitamab.
Anticorpi bispecifici
«I pazienti con questa neoplasia ematologica, fortemente pretrattati o refrattari, avevano purtroppo poche alternative terapeutiche - chiarisce Paolo Corradini, professore ordinario di Ematologia all'Università degli Studi di Milano -. Negli ultimi anni il panorama terapeutico si è arricchito di nuove terapie innovative ed efficaci e l’approvazione di glofitamab rappresenta una di queste innovazioni. I dati confermano l’importante ruolo degli anticorpi bispecifici CD20xCD3 nel trattamento dei linfomi non Hodgkin B, sia aggressivi sia indolenti, mostrando come una terapia a durata definita possa determinare risposte complete e durature anche dopo il termine del trattamento. In quest’ottica si conferma anche il razionale di studi clinici in corso, in cui gli anticorpi bispecifici vengono testati in strategie di combinazione nelle linee di trattamento precoci del linfoma diffuso a grandi cellule B e del linfoma follicolare». Gli anticorpi bispecifici si chiamano così perché sono composti da due parti: una riconosce il bersaglio sulla superficie della cellula tumorale e l’altra si lega a un linfocita T sano del nostro sistema immunitario portandolo vicino alla cellula tumorale, quindi il linfocita T si attiva e la distrugge.
Un nuovo tipo di immunoterapia
Glofitamab è un nuovo tipo di immunoterapia: il suo meccanismo d’azione lo rende particolarmente efficace e in grado di indurre risposte complete, veloci e durature nei pazienti con linfomi fortemente pretrattati o refrattari alle precedenti terapie, incluse le CAR-T. Inoltre, la sua somministrazione per un periodo di tempo fisso (12 cicli da 21 giorni, pari a circa 8 mesi) consente ai pazienti di sapere quando il trattamento terminerà. «L'approvazione da parte di Aifa di glofitamab rappresenta un traguardo significativo nella lotta contro il linfoma diffuso a grandi cellule B, che presenta sfide terapeutiche considerevoli, con un numero importante di pazienti che non traggono beneficio dagli attuali standard di cura - dice Carmelo Carlo-Stella, professore ordinario di Ematologia di Humanitas University e capo sezione Neoplasie linfoidi all'IRCCS Istituto Clinico Humanitas di Milano -. I dati provenienti dagli studi clinici dimostrano che glofitamab è in grado di mantenere le remissioni in molti pazienti pesantemente pretrattati, offrendo così una nuova speranza. Grazie alla sua progettazione mirata, che coinvolge il CD20 sulle cellule B maligne e il CD3 sulle cellule T, la molecola attiva una risposta immunitaria specifica contro le cellule tumorali».
Le associazioni pazienti
L’approvazione da parte di Aifa si basa sui risultati dello studio registrativo (di fase I/II NP30179) che, con un follow-up mediano aggiornato di 32 mesi, ha dimostrato come glofitamab sia in grado di mantenere risposte complete durate nel tempo, somministrato per un massimo di 12 cicli (circa otto mesi), in pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante o refrattario che avevano ricevuto almeno due precedenti linee di terapia. Infatti, dopo un tale follow-up mediano a lungo termine, il 55% dei pazienti con una risposta completa (CR, complete response) era ancora in remissione a 24 mesi. La maggior parte di questi pazienti è rimasta libera da progressione ed era ancora in vita 18 mesi dopo aver completato il trattamento a durata fissa con glofitamab. L’efficacia è mantenuta anche nei pazienti più compromessi che avevano ricevuto in precedenza le CAR-T. Glofitamab risulta inoltre ben tollerato. L’evento avverso più comune è stato la sindrome da rilascio citochinico, ma limitata al primo ciclo e gestibile. Le interruzioni per eventi avversi sono state rare e solo nel 2,8% dei pazienti.
Guadagnare tempo prezioso
«In ematologia oncologica la ricerca ci sta abituando a un'innovazione continua che sta cambiando pian piano la storia di diverse malattie, anche in stadi avanzati o in situazioni con poche prospettive terapeutiche - commenta Davide Petruzzelli, presidente dell'associazione Lampada di Aladino -. L’approvazione di glofitamab offre ai malati un’opportunità importante e introduce elementi che possono impattare notevolmente sulla qualità di vita, come ad esempio la durata fissa della terapia che permette di guadagnare tempo prezioso da dedicare nuovamente a sé stessi, ma anche la sua distribuzione capillare sul territorio che ne facilita l’accesso». «Come associazione di pazienti impegnata da oltre 50 anni nel fornire supporto e informazioni a chi lotta contro patologie onco-ematologiche, l'approvazione di questa terapia innovativa ci rende lieti e fiduciosi perché permette di facilitare la cura e dà la possibilità ai pazienti di guadagnare tempo prezioso evitando l’ospedalizzazione prolungata» conclude Giuseppe Gioffrè, referente gruppo pazienti linfomi AIL.