Francesca Bellettini, da Cesena a Parigi: chi è il nuovo deputy ceo di Kering
di Alice Scaglioni
Kering misura il suo impatto sull’economia italiana: sulla crescita del Pil, gli investimenti, la ricerca, l’export e l’occupazione, dove possiede una posizione sempre più rilevante con 13.500 dipendenti diretti e un totale di 94 mila posti di lavoro generali, inclusa la filiera. Lo fa a 25 anni dallo sbarco nella Penisola, tenuto a battesimo con l’acquisizione nel 1999 di Gucci, primo passo di un viaggio che ha portato il gruppo guidato da François-Henri Pinault a investire successivamente in marchi e aziende come Bottega Veneta, Brioni, Pomellato, DoDo, Ginori 1735 e a creare Kering eyewear. Da ultimo, l’acquisto per 1,7 miliardi del 30% di Valentino e l’ambizione di salire fino al 100% della griffe, a dimostrazione che l’Italia è stata individuata come mercato centrale per la multinazionale.
di Alice Scaglioni
Il risultato? Ricavi per 11,6 miliardi che ne fanno il primo player del lusso in Italia e valgono oltre la metà di quelli consolidati dal colosso francese del lusso a livello mondiale. Di questi, 10,5 si traducono in un export che alimenta le vendite globali del gruppo. Come dire che il nostro Paese è diventato la fabbrica mondiale di prodotti di lusso di Kering, forte di competenze artigianali e creative che ne animano la filiera: 4 mila fornitori dei quali l’88% sono Pmi che hanno trovato nel big di Parigi e nei suoi investimenti un modo per portare i prodotti all’estero e assicurare la continuità alle loro aziende. Con l’effetto che ogni assunzione fatta in Italia genera altri 6,5 posti di lavoro nella Penisola.
La fotografia di oltre due decenni di crescita — la prima realizzata da un gruppo internazionale del lusso in Italia — è contenuta nello studio condotto in collaborazione con Teha (The European House – Ambrosetti) che misura il valore aggiunto generato da Kering sui territori italiani e tocca tasti nevralgici come produzione — 49 centri tra sviluppo prodotto, impianti, snodi logistici — talenti e formazione nella quale ha investito 10 milioni tutelando anche il sapere artigianale ma inserendolo in un quadro di innovazione nei processi e nella qualità. «Questi indicatori ci rendono orgogliosi. Continueremo a investire in creatività, competenze e innovazione, sempre nel rispetto delle persone e del pianeta, affinché Kering sia il gruppo più influente nel settore moda e lusso in Italia. Il valore del paese per Kering può essere apprezzato anche nella varietà e diversificazione delle nostre realtà italiane, dall’abbigliamento all’occhialeria, dalla pelletteria agli articoli per la tavola e dalle calzature alla sartoria su misura», dice Francesca Bellettini, deputy ceo di Kering con delega al brand development del gruppo da luglio del 2023.
di Valentina Iorio
Lo studio — che verrà ripetuto ogni due o tre anni per monitorare l’impatto sull’ecosistema nazionale — arriva peraltro a pochi mesi dalla nomina di Bellettini al vertice del gruppo, nella cornice della nuova governance che la vede affiancata all’altro deputy ceo Jean-Marc Duplaix che ha la responsabilità per le Operazioni e la finanza. I manger sono impegnati a rafforzare ancora l’attività nel Paese dove Kering realizza un valore aggiunto di 10,9 miliardi che contribuisce alla spinta del Pil (0,6% di quello totale), a dimostrazione che, dice il gruppo, l’intensa stagione di shopping in Italia ha creato valore nella moda e nel lusso, terzo settore manufatturiero dopo la meccanica e l’automotive. In tutto, nel 2022 Kering e i suoi marchi hanno generato il 12,1% del fatturato dell’intero comparto e rappresentano il 13,1% dell’export italiano. «A conferma della presenza capillare in Italia, Kering opera in 19 dei 36 distretti produttivi italiani», sottolinea Duplaix. Al centro, gli investimenti, tanti in ricerca e sviluppo, pari a 42 milioni nel 2022.
L’analisi del tema occupazionale è uno dei pilastri dell’analisi condotta con Teha. Emerge a sorpresa che l’Italia rappresenta il 28% dell’occupazione di Kering a livello globale e il 68% di quella su scala europea. La Toscana è il cuore del lavoro con il 44,5% dei circa 13.500 impiegati diretti della multinazionale. La Lombardia arriva a ruota con il 19% del totale, il Veneto segue con il 13,2%. In queste aree si concentrano gli investimenti del gruppo che cerca competenze nei distretti storici. Nel 2023 c’è stata l’apertura dell’Atelier Maroquinerie di Saint Laurent a Scandicci (Firenze), con oltre 500 artigiani e tecnici, e dell’Atelier di Calzature di Bottega Veneta a Vigonza (Padova) nello distretto calzaturiero. «Questi risultati significativi si spiegano con gli importanti investimenti di tutte le nostre maison: naturalmente quelle italiane — dice Bellettini — ma anche le straniere: Saint Laurent, Balenciaga e Alexander McQueen».
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07 gen 2024
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