Nucleare e deposito delle scorie: perché Trino Vercellese si autocandida a ospitarlo

Nucleare e deposito delle scorie: perché Trino Vercellese si autocandida a ospitarlo Nucleare e deposito delle scorie: perché Trino Vercellese si autocandida a ospitarlo L’ex centrale nucleare di Garigliano

Ventidue container vetrificati di scorie radioattive italiane, provenienti dall’attività delle quattro ex centrali nucleari, stoccati tra in Gran Bretagna, Francia e per una piccola parte in Slovacchia. Ma anche quasi 100 mila metri cubi di rifiuti nucleari — molto meno pericolosi — conservati in depositi degli ospedali, che con gli esami diagnostici continuano e continueranno sempre a produrre. Ora che non soltanto alla Cop28, dove 22 Paesi hanno chiesto di triplicare l’energia nucleare entro al 2050, ma anche in Italia si torna a parlare di un possibile ritorno all’atomo, che produce energia decarbonizzata, come una delle soluzioni contro il climate change torna di stretta attualità il tema del deposito nazionale nucleare: la Ue impone, infatti, che ogni Paese gestisca scorie sul suo territorio. Lo ha ricordato anche il presidente di Assoambiente Chicco Testa: si sta facendo un’operazione culturale «abbastanza importante ma adesso bisognerebbe passare ai fatti» e per prima cosa «bisognerebbe realizzare questo benedetto deposito dei rifiuti radioattivi di cui si parla da 20 anni e che sarebbe già un bel banco di prova per vedere se, in materie di energia nucleare, siamo in grado di decidere qualcosa».

Il decreto Energia e le auto-candidature

Ora c’è una grossa novità: il Comune di Trino Vercellese, attraverso il sindaco Daniele Pane, si è auto-candidato a ospitarlo. E attenzione: il termine auto-candidatura è la chiave di tutto. Nel decreto Energia approvato pochi giorni fa dal governo conterrebbe una norma che permette ai siti militari e ai comuni di auto-candidarsi come sede del deposito, nel caso in cui nessuna aree idonee si dica disponibile ad accoglierlo. Perché Trino non rientra tra le aree potenzialmente idonee (individuate nella Cnapi, Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee, che nel frattempo ha fatto un passo avanti ed è diventata definitiva con la Cnai, trasmessa da Sogin al ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica a marzo 2022) . Nessuna delle aree idonee individuate da Sogin ha dato la propria disponibilità.

Deposito, Trino Vercellese disponibile

Trino Vercellese è un comune di settemila abitanti in provincia di Vercelli. Qui a metà degli Anni 60 entrò in servizio una delle quattro centrali nucleari italiane, la Enrico Fermi, attiva fino al 1987 e fu chiusa dopo il referendum sul nucleare. Finora il progetto prevede un Deposito Nazionale per i rifiuti radioattivi e un Parco Tecnologico. Perché il sindaco di Trino ha dato la disponibilità? «Per due motivi molto semplici - ha dichiarato Pane in un’intervista a «Gea» - . Innanzitutto il deposito unico nazionale è necessario a tutta Italia, è un obbligo previsto dalla normativa europea, e in particolare è indispensabile per noi che tra Trino e Saluggia deteniamo la maggior quantità di radioattività italiana lungo il Po. Da lì vanno spostati subito. Il secondo motivo è determinato dal fatto che nessuno dei siti attualmente individuati si è dato disponibile e quindi rischiamo di trasformare i depositi temporanei in definitivi lì dove sono». Il governatore del Piemonte Alberto Cirio è invece contrario a ospitare il futuro deposito.

I prossimi passaggi

Quali sono i prossimi passaggi ? «Se, e solo se, dopo la pubblicazione della Cnai - ha risposto Pane a Gea - nessuno dei territori dovesse dirsi disponibile e se il decreto verrà convertito in legge, discuteremo del tema in Consiglio comunale e daremo ampia informazione imparziale alla cittadinanza, organizzando incontri pubblici per chiarire ai cittadini tutti gli aspetti relativi a cosa sarà il deposito. A quel punto se il Consiglio mi autorizzerà a presentare l’autocandidatura lo farò e attenderemo le valutazioni degli esperti e dei ministeri».

L’idoneita

Ma come può un’area che non è stata dichiarata idonea in passato ospitare il deposito? Tra i criteri di idoneità ce ne sono alcuni di carattere geologico e morfologico, quindi più tecnici (non deve essere una zona sismica, non deve avere una falda acqua troppo in superficie) ma anche altri di natura amministrativa (come la destinazione d’uso, se già assegnata per esempio a un campo solare o a una nuova area commerciale). Dunque, se ci sono aree che erano idonee dal punto di vista geologico e morfologico, ma non lo erano dal punto di vista amministrativo, è possibile che nel frattempo lo siano diventate anche dal punto di vista amministrativo. Le eventuali autocandidature saranno vagliate da Sogin e dall’Isin (Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare) prendendo in considerazione tutti i criteri. «Auto-candidatura - commenta Giuseppe Zollino, professore di Impianti nucleari e Gestione rifiuti radioattivi all’Università di Padova e responsabile Energia e Ambiente di Azione - non significa automatica aggiunta dell’area tra quelle idonee. Sogin e Isin dovranno infatti verificare il rispetto di tutti i criteri di idoneità. E tra questi ve ne sono di natura geomorfologica, sismica, idraulica ecc. ma anche di natura per così dire amministrativa. Se un area non era idonea nel 2015 per uno dei parametri del primo tipo e presumibile che lo sia ancora oggi; ma se il vincolo fosse di natura amministrativa, potrebbero esser venuto meno. Pertanto non vedo alcun rischio, mentre mi sembra un’opportunità da sfruttare».

Il ceo di Sogin: «Scorie, basta un campo di pallavolo»

«Le scorie non sono un problema - ha dichiarato Gian Luca Artizzu, amministratore delegato di Sogin, all’evento annuale dell’Associazione italiana nucleare (Ain) - sono un manufatto tecnologico molto avanzato e relativamente semplice da stoccare: vengono vetrificate o compresse e stoccate all’interno dei «cask» (cilindri in acciaio, ndr), che hanno una resistenza meccanica enorme. Oggi abbiamo scorie nucleari che, a vita intera, se il programma nucleare italiano fosse proseguito, avrebbero prodotte tante scorie quanto un campo da pallavolo e neanche intero. Il nucleare non è semplice quando riceve un trattamento mediatico come quello che è avvenuto finora ma, se lo si studia, si vede che non ha questa pericolosità».

Gli incentivi

La decisione non sarà immediata, ma in base a quanto risulta al Corriere il Mase, guidato dal ministro Gilberto Pichetto Fratin che è piemontese, ci crede e Sogin avrebbe già ipotizzato gli incentivi da concedere al Comune che ospiterà il deposito, stimati per il Mef tra una quarantina e una settantina di milioni di euro, che non finiranno in bolletta ma saranno a carico della fiscalità generale. Incentivi che, anche se non quantificati, sarebbero previsti dal decreto: «Con specifico protocollo di accordo (...) sono individuati gli interventi descritti nel programma di incentivazione, che beneficiano di misure premiali».

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