Stop ai fondi per l’Unrwa le ombre sul 7 ottobre scuotono l’agenzia Onu

Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia, Olanda e Finlandia diventano il primo gruppo di Paesi che sospende i finanziamenti all’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, dopo che venerdì il capo dell’organizzazione ha licenziato dodici dipendenti palestinesi accusati di essere coinvolti nel massacro di civili compiuto da Hamas nel Sud di Israele il 7 ottobre. L’Italia aveva già sospeso i finanziamenti all’indomani di quell’attacco in via cautelativa, quasi quattro mesi fa, ed è possibile che altri governi adesso sceglieranno di fare la stessa cosa e quindi tagliare i fondi, per il momento.

Questo effetto a catena avrebbe conseguenze serie perché l’Agenzia va avanti soltanto grazie agli Stati sponsor. Gli Stati Uniti, i primi a reagire e a sospendere, erano il donatore più generoso in assoluto grazie a una scelta precisa dell’Amministrazione Biden, che aveva ripreso a mandare denaro ai palestinesi dopo che Trump aveva interrotto le donazioni. Nel 2023 il contributo americano ha superato i duecento milioni di dollari, più di un quarto dell’intero budget annuale.

Norvegia e Irlanda invece annunciano che continueranno a sostenere l’agenzia – e quindi aprono una controversia internazionale – perché, dicono, il suo ruolo è troppo importante adesso che la Striscia di Gaza è nel mezzo di una catastrofe umanitaria e ricordano che cento dipendenti delle Nazioni Unite sono stati uccisi nei raid aerei – e il bilancio totale ha superato i ventiseimila morti. Hamas dichiara che i dodici accusati sarebbero innocenti e che si tratterebbe di un’operazione di Israele costruita con accuse false per smantellare l’agenzia delle Nazioni Unite proprio nel momento del massimo bisogno. Venerdì il capo dell’agenzia, lo svizzero Philippe Lazzarini, aveva detto di avere ricevuto informazioni da parte dello Shin Bet e dell’intelligence militare israeliana che non gli davano altra scelta: terminare subito il contratto con i dodici per non mettere a repentaglio il funzionamento stesso dell’organizzazione e cominciare un’indagine interna, che non esclude la possibilità di un’incriminazione per terrorismo. Non è ancora stato rivelato come i dodici sotto accusa avrebbero partecipato ai massacri del 7 ottobre, ma il governo israeliano ha annunciato che nei prossimi giorni molte informazioni saranno rese pubbliche.

È la crisi più grave per l’Unrwa, ma non è la prima. Israele da decenni accusa l’agenzia di complicità con i gruppi palestinesi, a volte materiale e a volte ideologica, con diverse gradazioni di gravità. Due settimane fa l’associazione israeliana UN Watch che sorveglia le agenzie delle Nazioni Unite aveva rivelato l’esistenza di una chat su Telegram degli insegnanti palestinesi nelle scuole gestite dall’Unrwa a Gaza piena di messaggi che celebravano il massacro del 7 ottobre. Quando le Nazioni Unite avevano provato a negare, l’associazione aveva cominciato a pubblicare sia i messaggi sia i nomi. Non si era trattato precisamente di uno scoop, per usare un eufemismo: il 7 ottobre in molti nella Striscia hanno celebrato alla luce del sole l’attacco di Hamas, che amministra il territorio dal 2007, si è inserito con successo in ogni aspetto della società gazawi e ha rapporti con tutte le agenzie, locali e internazionali.

In altri casi Israele ha accusato l’Unrwa di fornire un appoggio più concreto a Hamas e ha individuato imboccature di tunnel e postazioni di lancio per i razzi nei dintorni di edifici usati dall’agenzia. Così vicini che, secondo gli israeliani, l’agenzia non poteva non essere a conoscenza di quelle attività. In questi mesi i soldati hanno mostrato in diverse occasioni materiale dell’Unrwa dentro postazioni di Hamas e armi di Hamas dentro sedi dell’Unrwa. Esempi fra i tanti: sacchi con la stampigliatura delle Nazioni Unite dentro un tunnel, un fucile nascosto in una scuola dell’Unrwa. C’è da considerare che nella Striscia di Gaza, Hamas e l’agenzia delle Nazioni Unite sono i due poli attorno ai quali ruota la vita degli abitanti e si toccano e si mescolano al punto che già nel 2005 l’allora direttore dell’agenzia, Peter Hansen, se ne uscì con una famosa constatazione. Disse che era molto probabile che nello staff dell’Unrwa ci fossero uomini di Hamas e aggiunse: però sul lavoro si comportano secondo gli standard delle Nazioni Unite.