
Pensioni, 765mila nuove prestazioni nel 2023. Agli uomini 1.366 euro, alle donne 950
MILANO – Quasi 765mila nuove pensioni erogate nel corso del 2023, per un assegno medio di 1.140 euro. Ecco il conteggio dell’Inps che aggiorna i dati sulla previdenza con il nuovo Monitoraggio sui flussi di pensionamento. Importo che, si evince dalle tabelle allegate al monitoraggio, considerando il totale delle pensioni sale a 1.366 euro per gli uomini e scende a 950 euro per le donne, con una crescita nel primo caso rispetto all’anno precedente e un calo nel secondo.
IL CALCOLATORE: Quando andrai in pensione
Gli uomini in media possono contare su oltre 400 euro al mese in più, un delta intorno al 30%.
Per le pensioni anticipate, basate su più anni di contributi, le nuove pensioni valgono in media 1.758 euro al mese per le donne e 2.111 per gli uomini mentre per le pensioni di vecchiaia le donne prendono in media 758 euro e gli uomini 1.071 euro.
L’Inps aggiorna anche il consuntivo delle pensioni con decorrenza nel 2022, che è di 865.948 per un importo medio mensile alla decorrenza di 1.135 euro.

Venendo al dettaglio delle singole categorie, le pensioni con decorrenza 2022 sono state: 303.367 pensioni di vecchiaia (compresi gli assegni sociali), 260.483 pensioni anticipate, 53.747 pensioni di invalidità e 248.351 pensioni ai superstiti. Nel 2023: 296.153 vecchiaia, 218.584 anticipate, 46.462 invalidità e 203.708 superstiti.
Analizzando le singole gestioni, il FPLD ha totalizzato 376.753 pensioni nel 2022 e 327.558 nel 2023; seguono la gestione dipendenti pubblici con rispettivamente 148.544 e 116.952, artigiani (92.141 e 83.900), commercianti (82.140 e 73.503), parasubordinati (42.425 e 41.431) e coltivatori diretti, coloni e mezzadri (39.872 e 33.024). Gli assegni sociali sono stati 84.073 nel 2022 e 88.539 nel 2023.

Il crollo di Opzione donna
Tra le dinamiche che emergono dai dati c’è, con la stretta sui requisiti per l'accesso alla pensione con Opzione donna, il crollo del ricorso allo strumento: nel 2023, sono state solo 11.255 le pensioni liquidate con la misura che prevede il collocamento a riposo in anticipo rispetto alla vecchiaia per le donne con il ricalcolo dei contributi interamente contributivo. Nel 2022 le nuove pensioni erogate con Opzione donna erano state 24.644. Le donne andate in pensione fino a 59 anni sono state 2.184, quelle tra i 60 e i 61 anni 5.364 e quelle tra i 62 e i 63 anni 2.555. Tra i 64 e i 65 anni hanno avuto la pensione con Opzione donna 970 donne e appena 152 con 66 anni e oltre.
Il Civ: ridurre tempi erogazione Tfs
In seno all’Inps, intanto, si registra anche la deliberazione del Consiglio di indirizzo e vigilanza (Civ) sui trattamenti di fine servizio e fine rapporto dei pubblici dipendenti, con l’invito a ridurre i tempi di erogazione. Il Civ dell'Inps – oltre a sollecitare un intervento normativo che consenta ai lavoratori pubblici di ottenere il trattamento di fine servizio in tempi accettabili – , "ha chiesto agli organi di gestione dell'Istituto di elaborare tempestivamente un progetto specifico per ridurre i tempi di erogazione" di queste prestazioni. Parliamo di domande totali di anticipazione del Tfs/Tfr presentate dai lavoratori dal primo febbraio al 12 dicembre 2023 che hanno raggiunto quota 17.539, quelle respinte sono state 6.195, quelle in lavorazione 9.138 e quelle lavorate 2.216. La problematica – ricorda una nota – relativa ai lunghi tempi di erogazione per queste prestazioni è stata ulteriormente evidenziata dalla sentenza della Corte Costituzionale con la quale si rivolge un esplicito invito al Legislatore affinché individui in tempi ragionevoli i mezzi e le modalità di attuazione di un intervento riformatore in materia. Il Civ ha rilevato che l'iter di erogazione del Tfr e del Tfs e della nuova prestazione di "anticipo Tfs e Tfr "subisce attualmente significativi ritardi determinati non solo dalla normativa, ma da altri fattori, come la carenza di personale dedicato a tale attività e una insufficiente formazione degli operatori. Ciò sta determinando, soprattutto in alcune realtà territoriali, un parallelo incremento del contenzioso".