Pil in crescita dello 0,8 % e disoccupazione in calo, le stime di Bankitalia che avverte: rischi dai conflitti
di Sara Tirrito
Tutto congelato, almeno per il momento. Congelato anche oltre la data in cui, in teoria, si sarebbero dovuti aprire i lucchetti e tirare fuori i dati dal frigorifero. Nelle riunioni di venerdì per il varo del Documento di economia e finanza, previsto per martedì o per mercoledì in Consiglio dei ministri, è emersa un’ipotesi nuova: non pubblicare gli obiettivi programmatici del governo su deficit, debito pubblico e crescita dell’economia dal 2024 fino al 2026, ma limitarsi a indicare solo gli andamenti tendenziali. Il tutto poi verrebbe integrato con nuove informazioni programmatiche nei prossimi mesi, dopo che in luglio la Commissione europea avrà indicato le sue «raccomandazioni» ai Paesi, come l’Italia, destinati a entrare in una procedura per deficit eccessivo dall’inizio dell’estate.
di Sara Tirrito
L’ipotesi di non pubblicare orientamenti programmatici — che trova varie conferme in ambienti di governo — potrebbe certo tramontare entro martedì o mercoledì. Ma sembra al momento prevalere molto nettamente ai vertici dell’esecutivo. Sarebbe la prima volta che un governo non dimissionario rinuncia a dare indicazioni in aprile sulla direzione che intende dare alla politica economica e in particolare alla politica di bilancio dell’anno in corso e dei seguenti. I dati tendenziali infatti fotografano solo la direzione verso la quale vanno grandezze come il deficit, il debito o la stessa crescita economica, in assenza di qualunque intervento del governo o del parlamento. I dati programmatici indicano invece dove il governo stesso intende dirigere quelle grandezze economiche e finanziarie. La differenza fra i due per l’anno a venire rappresenta, in sostanza, le dimensioni della manovra di bilancio in arrivo qualche mese dopo. Rinunciare per il momento a presentare il programmatico equivale dunque a non offrire punti di riferimento sulla legge di bilancio da impostare nel corso dell’estate e da varare in autunno.
Il governo ha dalla sua una spiegazione: il Paese sarà presto soggetto a una procedura per deficit eccessivo, ma stanno cambiando le regole europee di finanza pubblica e le nuove raccomandazioni di Bruxelles diventeranno disponibili solo da luglio; dunque si sostiene a Roma che sia più logico integrare la parte programmatica del Def solo dopo quel momento, perché prima mancherebbero i riferimenti. Peraltro è noto però che, in base alle nuove regole europee, l’Italia deve operare una correzione di bilancio netta di circa sei miliardi per il 2025 (ai quali si aggiungono almeno altri 15 miliardi da trovare per confermare gli sgravi già concessi «una tantum» nel 2024). Per ora comunque il quadro «tendenziale» darebbe un deficit nel complesso tutt’altro che fuori controllo, probabilmente poco sopra al 3,6% del prodotto lordo nel 2024 e in calo negli anni seguenti.
Una questione anche più seria, naturalmente, riguarda poi il debito pubblico. Contribuiscono infatti a rendere durissimo l’obiettivo di farlo scendere la ritirata dell’inflazione, la frenata del ritmo di crescita all’1% o al di sotto e soprattutto, l’effetto dirompente dei bonus sul fabbisogno di cassa del Tesoro. Dunque nei numeri tendenziali del Def il debito salirà non di pochissimo nel 2024 — rispetto al livello di 137,3% dell’anno scorso — poi potrebbe mostrare una continua pressione verso l’alto negli anni seguenti. Rinviare la presentazione del quadro programmatico permette quindi al governo di non rendere noti i sacrifici necessari a governare il debito almeno fino a dopo le elezioni europee di inizio giugno.
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