DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Dopo un percorso accidentato durato 18 mesi la nuova legge sull’immigrazione � stata approvata nella notte dall’Assemblea nazionale francese. Il governo, che a un certo punto sembrava sul punto di cadere, � salvo, la premier Elisabeth Borne e il ministro dell’Interno, G�rald Darmanin, possono conservare le loro poltrone e il presidente Macron potr� rivolgersi ai francesi stasera in tv rivendicando di fare avanzare le riforme, nonostante in questo suo secondo mandato la maggioranza che lo sostiene sia solo relativa e non assoluta. Ma la �macron�a�, come i francesi chiamano il sistema di potere attorno al presidente, � in crisi profonda.
Francia, approvata la nuova legge sull’immigrazione. Ma la maggioranza di Macron si spacca e Le Pen rivendica «vittoria»
Dopo un travagliato iter che ha persino messo a rischio la tenuta del governo, il testo � stato approvato. Ma una parte della maggioranza � scontenta per la linea troppo vicina alla destra del Rn, e il presidente chieder� alla Corte costituzionale di far bocciare alcune misure

Il momento del voto in Aula, con la proteste della sinistra di �Nupes� (Afp)
Pur di far passare il testo messo a punto dal ministro Darmanin, i macronisti hanno accettato quasi ogni richiesta dei �R�publicains�, il partito del presidente emerito Nicolas Sarkozy, che ormai su questi temi si � spostato su posizioni molto simili a quelle del �Rassemblement national� di Marine Le Pen. In sostanza, la nuova legge sull’immigrazione accoglie di fatto alcune posizioni lepeniste. Tanto che Marine Le Pen l’ha votata e rivendica una �vittoria ideologica�, mettendo in imbarazzo Macron.

In particolare, viene riconosciuta una sorta di �preferenza nazionale�, che � il principio cardine dell’estrema destra francese sin dai tempi di Jean-Marie Le Pen, e che � rimasta al centro della proposta politica della figlia Marine Le Pen e del partito, certo pi� moderato e presentabile. Dal Front national di Le Pen padre al �Rassemblement national� di Le Pen figlia, �prima i francesi� � sempre stata la bussola. Un concetto che ora, di fatto, si fa largo nella legge.
Gli stranieri in situazione regolare ma privi di lavoro dovranno provare di essere residenti in Francia da almeno cinque anni, o dimostrare di avere lavorato per almeno 30 mesi, per usufruire di aiuti familiari e dei cosiddetti Apl (aides personnalis�es au logement, aiuti personalizzati all’alloggio). I raggruppamenti familiari diventano pi� difficili e l’aiuto medico di Stato, finora garantito a chiunque si trovi sul territorio nazionale, viene mantenuto ma con la promessa di riformarlo e restringerlo nelle prossime settimane.
Concessioni alla destra che hanno provocato il malessere dell’ala sinistra del campo macronista, che a un certo punto � sembrata pronta a lasciare il governo: sei ministri, attorno a Clement Beaune ministro dei Trasporti, si sono riuniti in serata minacciando le dimissioni se il testo non veniva ritirato. Alla fine, l’esponente centrista Fran�ois Bayrou, vecchio protagonista della politica francese, ha trovato una via d’uscita: manteniamo il testo, facciamolo votare al Senato e all’Assemblea nazionale, ma se passa con voti lepenisti che dovessero rivelarsi indispensabili non lo promulgheremo. Un escamotage di dubbia coerenza politica — una norma dovrebbe essere giudicata utile o nociva per il Paese al di l� di chi la vota – ma che ha avuto il merito di sbloccare la situazione.
Alla fine, la legge � stata approvata a larga maggioranza: 349 voti favorevoli e 186 contrari su 573 deputati dell’Assemblea nazionale. Ma dai 251 seggi della maggioranza di governo (il partito macronista �Renaissance�, il �MoDem� di Fran�ois Bayrou e �Horizons� dell’ex premier Edouard Philippe) sono venuti a mancare ben 59 voti, tra contrari e astenuti. L’onore � salvo, la premier Borne assicura che i voti di Marine Le Pen non sono stati decisivi. Ma secondo alcuni, all’interno della stessa maggioranza, l’ennesima diga � saltata, e il macronismo che prometteva di essere �di destra e di sinistra� � ormai in crisi di identit� perch� �di destra e di destra�.
Il ministro Darmanin, che ha presentato e difeso la legge, punta a candidarsi alla successione di Macron, nel 2027, in quanto espressione dell’ala destra della �macron�a�. Ma non ha tutti i torti quando risponde alle accuse della sinistra, dicendo che la sua legge tanto criticata per essere di destra �contiene comunque misure progressiste a favore dei sans papiers che voi di sinistra non avete mai approvato in decenni, neanche quando eravate al governo, da Mitterrand in poi�. In effetti, la nuova legge pone fine a una ipocrisia tipicamente francese: finora migliaia di lavoratori senza documenti rimanevano tali pur in possesso di un regolare contratto di lavoro e pur pagando i contributi. Tra loro, per esempio, tanti muratori che stanno lavorando ai cantieri per i Giochi di Parigi 2024. Ora i sans papiers con un lavoro potranno ottenere almeno un permesso di soggiorno, e Darmanin prevede almeno diecimila regolarizzazioni l’anno, in base alla filosofia di fondo della sua riforma, �cattivi con i cattivi, buoni con i buoni�.

Resta la frattura in seno alla maggioranza, e la tentazione di raddrizzare la barra: lo stesso Emmanuel Macron presenter� ricorso al Consiglio costituzionale per fare bocciare le misure pi� contestate. Lo ha confermato la premier Elisabeth Borne intervistata alla radio: �La nuova legge prevede che se lei domattina sposa un canadese o un giapponese, se questi non parla bene francese non potr� diventare francese. Abbiamo esposto i nostri dubbi di costituzionalit� ai “R�publicains”, e interrogheremo il Consiglio costituzionale”. Da un lato si accolgono gli emendamenti della destra per ottenerne i voti e fare approvare la riforma; dall’altro si spera poi di farli bocciare per incostituzionalit�. Sono manovre inusuali in un Paese dai governi solitamente pi� forti e stabili, ma che scopre le gioie e i dolori del parlamentarismo. Mentre molti parlano di �crisi morale del sistema Macron� il presidente va avanti, deciso a non diventare �un nuovo Chirac� e a continuare a riformare la Francia per i tre anni e mezzo che gli restano, con ogni mezzo, anche senza maggioranza assoluta.
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20 dicembre 2023 (modifica il 20 dicembre 2023 | 12:01)
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