Caso Siu, ecco perché la gip non crede al tentato omicidio: «Lei cosciente per ore, neanche ai medici ha detto che è stato lui a colpirla»

diGiusi Fasano

Nell’ordinanza che convalida il fermo anche un messaggio del compagno alla influencer (ancora in prognosi riservata), che voleva lasciarlo: «Vuoi che mi butti giù da un ponte per dimostrarti quanto sto male?». Ma sulla dinamica restano molti dubbi  

Siu, il gip: gravi indizi sui maltrattamenti, ma sul tentato omicidio non reggono.   

Maldonato e El Basri

Il 14 maggio, cioè due giorni prima che Soukaina El Basri finisse in ospedale in coma con un buco nel petto, sua cugina Loubna ricevette un messaggio via Whatsapp. Era Siu, come si fa chiamare Soukaina nella sua vita da influencer , che le inoltrava il testo di un whatsapp appena ricevuto da suo marito Jonathan: «Ma tu – le aveva scritto lui - per dimostrare che io sono sofferente che cosa vuoi? Che mi porti ad ammazzarmi? Al suicidio? Vuoi che vada a buttarmi giù da un ponte per dimostrarti quanto sto male?».
Nelle 38 pagine dell’ordinanza con la quale la giudice delle indagini preliminari di Biella ha deciso di scarcerare Jonathan (fermato il 22 maggio per il tentato omicidio di Siu) si riportano testimonianze che raccontano di un uomo fragile, che «si cagionava delle ferite per dimostrare alla moglie quanto soffriva». Esattamente il contrario di quello che invece raccontano lui e i suoi familiari, e cioè che è lei a essere incline al suicidio perché psicologicamente fragile.

I fatti del 16 maggio 

Proviamo a riassumere. Il 16 maggio Jonathan Maldonato chiama il 118 perché sua moglie, una trentenne di origini marocchine, «è scivolata e si è ferita al torace sbattendo su un mobile». Il codice giallo diventa rosso quando i medici del pronto soccorso capiscono che la ferita è profonda più o meno 3 centimetri e che ha reciso l’arteria mammaria. Lei finisce in terapia intensiva in prognosi riservata. Lui, sentito due giorni dopo la versione del mobile, cambia le carte in tavola e racconta che in realtà l’ha trovata con qualcosa in mano (un oggetto misterioso che non è stato trovato) intenta a uccidersi. Dice che l’ha «disarmata», dopodiché non ha detto niente del tentato suicidio perché lei stessa glielo avrebbe chiesto, terrorizzata all’idea di «finire di nuovo in psichiatria», dov’era stata seguita in due occasioni, più di dieci anni fa.

Le fragilità piscologiche di Jonathan e la denuncia di lei

Nella versione di lui e dei suoi familiari è lei ad avere fragilità psicologiche, nelle parole dei parenti e degli amici di lei invece è il contrario: è lui il fragile, incapace di accettare l’idea che lei possa lasciarlo, come avrebbe voluto fare da tempo. Lei lo aveva denunciato per maltrattamenti il 5 maggio dell’anno scorso raccontando di insulti, controllo ossessivo, comportamento aggressivo (mai botte). Lui ha detto al gip che, al contrario, la moglie «aveva tenuto da sempre un comportamento aggressivo nei suoi confronti, ricorrendo alla violenza fisica ogni volta che non reggeva alla tensione di una discussione».
«Durante i litigi più accesi», riassume il giudice riportando la versione di lui, «la moglie lo aggrediva con insulti e schiaffi».
Nel provvedimento del gip alcune pagine sono dedicate a quella querela firmata da lei per maltrattamenti un anno fa, rimessa dopo dieci giorni e finita poi con un’archiviazione. Con il Codice rosso il reato di maltrattamenti è punibile d’ufficio e quindi nel motivare l’archiviazione il giudice non tiene conto della remissione. Ma qualunque siano state le motivazioni per archiviarla adesso di fatto quel vecchio fascicolo è stato riaperto. 

La richiesta del convalido del fermo

Il pubblico ministero ha chiesto al gip la convalida del fermo non soltanto per il tentato omicidio ma proprio per i maltrattamenti di cui lei parlava nel 2023 e anzi: maltrattamenti che il pm ha fatto risalire nel tempo al 2013, l’anno in cui è iniziata la loro relazione. Non solo. C’è un terzo reato per il quale è stata chiesta la convalida al gip: violazione di sigilli. Perché Jonathan Maldonato sarebbe tornato nella casa dove sua moglie è rimasta ferita il 20 maggio, due giorni dopo che gli inquirenti l’avevano messa sotto sequestro. Lui ha sostenuto davanti alla giudice di essere andato davanti a casa sua per incontrare il padre di casa a cui voleva parlare: «versione curiosa», dice l’ordinanza, «poiché non si capisce per quale ragione lui dovesse necessariamente incontrare di persona il proprietario dell’abitazione e perché l’appuntamento sia stato fissato proprio in prossimità del bene sotto sequestro». La gip alla fine ha convalidato il fermo. Ma ha concesso le misure cautelari del divieto di avvicinamento (a meno di un chilometro) e dell’obbligo di firma soltanto per il reato di maltrattamenti

La versione di Jonathan

Riguardo alla ricostruzione dei fatti della mattina del 16 maggio, Jonathan ha raccontato al gip: «Siu si è incazzata perché ho messo alle bambine le calze nere dicendomi "Fai schifo, vergognati, le mandi in giro come zingare. Mi ha dato un ceffone mi ha tirato il barattolo dell'olio. Io sono andato in camera con le bambine e sentivo lei che diceva 'Che schifo di vita, non amo più nessuno"». Questo, a suo dire, pochi istanti prima che lei si infilzasse il petto con qualcosa che resta ancora un mistero e che però lui sostiene di aver sentito cadere, un rumore «non come il tintinnio di una forchetta».
Ancora lui alla gip: «Da quando si è ferita a quando sono intervenuto saranno passati pochi secondi. Tutto il sangue che dicono in televisione non c’è, perché io la tamponavo, non potevo pulire casa dal sangue, salvo quelle 2-3 gocce, perché ero al telefono con i sanitari e tamponavo la ferita. L’unica cazzata che ho fatto è dire alla pg la versione che mi ha detto mia moglie. Il segno al naso credo di essermelo fatto da solo, quello sulla mano non lo so, forse quando le ho tirato via quello che aveva in mano. Quando sono entrato mia moglie era in piedi con le mani congiunte all’altezza della testa. Quando sono arrivato ha alzato le mani verso l’alto perché cercavo di toglierle quello che aveva in mano, non sapevo cosa avesse in mano…»

Le accuse dei parenti di Siu

Molte pagine dell’ordinanza raccontano dei parenti di lei che accusano Jonathan di aver insultato Siu mille e mille volte, di averla minacciata di diffamarla davanti al mondo, di averla minacciata di portarle via le bambine, di averla controllata in modo ossessivo: al telefono, quando usciva, quando lavorava. Di averle impedito di uscire, di coltivare amicizie, perfino di organizzare a casa una festa di compleanno, e di averla sfinita con l’ansia di possesso e una gelosia incontrollabile.
L’indagato ha ammesso di giocare d’azzardo facendo scommesse online ma nega di aver mai chiesto soldi a sua moglie per questo (come lei lo accusava nella vecchia denuncia).
La giudice ha convalidato il fermo, dicevamo. Ma è convinta che «non sussistano gravi indizi di colpevolezza in relazione al delitto di tentato omicidio», che «le argomentazioni del pm hanno carattere prevalentemente logico» ma «le premesse che sono a fondamento del ragionamento appaiono controverse».

Le contraddizioni relative alla tesi del tentato omicidio

«In definitiva – scrive la giudice – la tesi del tentato omicidio si basa prevalentemente (se non esclusivamente) sulla scarsa credibilità della versione resa dall’indagato, in relazione alla quale anche questo gip nutre parecchie riserve. Tuttavia, deve altresì essere evidenziato che obiettivamente emergono elementi a conforto di tale ricostruzione». Eccoli:
Elemento n.1: Secondo la giudice Siu, cosciente per ore dopo l’accaduto, ha sempre confermato la testi della caduta accidentale anche quando è rimasta sola con i medici e «questo comportamento mal si concilia con la dinamica del tentato omicidio, appare logicamente più coerente invece con il timore del ricovero in psichiatria».
Elemento n. 2: Siu aveva già compiuto in passato «gesti anticonservativi»
Elemento n. 3: tutti i familiari dell’indagato riferiscono che lui, a loro, ha raccontato la versione del tentato suicidio di lei e del fatto che lei gli ha chiesto di mentire con la versione della caduta accidentale.
Elemento n. 4: Jonathan non aveva mai aggredito fisicamente Siu, come lei sstessa aveva dichiarato nella querela.

La nomina della curatrice speciale

La gip ritiene invece che ci siano gravi indizi per i maltrattamenti, «confermati dal narrato dei familiari ma anche da alcune dichiarazioni ammissive di lui. Il provvedimento parla di “rapporti tesi” e “costante pressione psicologica esercitata da lui sulla moglie”. E infine: La circostanza che Maldonato abbia perseverato nella sua condotta dopo la remissione di querela da parte della moglie, costituisce un indice della sua proclività a delinquere». Proprio in considerazione dei gravi indizi sui maltrattamenti, il tribunale di Biella ha accolto l'istanza preszentata dall'avvocata della famiglia di Siu, Alessandra Guarini, che chiedeva un curatore speciale per l'influencer e per le sue bambine di 4 e 6 anni.  È stata nominata curatrice speciale la madre di Siu, sia per la figlia che per le nipotine.

29 maggio 2024 ( modifica il 29 maggio 2024 | 12:42)

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