
L’ossessione per il calcio, la tv vietata dal padre, l’influenza della moglie: "Vi racconto chi è davvero Keir Starmer, politico riluttante”
LONDRA - Chi è Keir Starmer? Certo, il leader del Labour Party e molto probabile prossimo primo ministro britannico. Eppure, si sa molto poco di lui. Perché Starmer è un politico anti-star: privato, metodico, sempre accortissimo, talvolta timido. “Sì, è uno noioso. Ma so molte cose di Keir che ora posso condividere. Il mio è un libro raro perché è quasi impossibile avere un accesso simile a un leader nell’anno delle elezioni. Molti nel Labour sono nervosi per questo...”.

Silenzio, parla Tom Baldwin. Scrittore, ex giornalista del Sunday Times ed ex capo delle comunicazioni del Labour quando leader era Ed Miliband. Incontriamo l’autore di Keir Starmer: the Biography (William Collins) a colazione in un club di Soho, dove Baldwin è così preso dal parlare che dopo un’ora di conversazione non ha mangiato nemmeno metà del suo panino con ketchup e pancetta, mentre rivela i segreti di Starmer: il suo amore “ossessivo” per il calcio, il rapporto conflittuale con i genitori che lo ha segnato per sempre, la macchia dell’antisemitismo sul Labour e le litigate con il predecessore Corbyn, che cosa ha davvero in mente per la Brexit una volta al potere. Fino al retroscena di quando, nel 2021, Sir Keir era a un passo dalle dimissioni e ci pensò la moglie Victoria a dissuaderlo, e persino le parolacce che dice in privato.

Ma andiamo con ordine. Baldwin è l’uomo del momento a Westminster perché ha appena pubblicato una biografia del 61enne leader laburista. Che in principio era un’autobiografia, e Starmer stava collaborando alla stesura: “Ma erano premesse diverse. Era il 2021, Keir era 20 punti dietro Boris Johnson nei sondaggi e aveva bisogno di qualcosa di diverso per smuovere le acque e farsi conoscere meglio. Poi Johnson è caduto per gli scandali e tutto è cambiato. Inclusa quest’opera, diventata conseguentemente una biografia. Ma Keir non si è mai sentito a suo agio per questo libro. Una volta mi ha detto: “Ho paura di sembrare un coglione””.
“Perché Starmer è fatto così”, continua Baldwin, “non gli piace mai parlare di se stesso. Vuole fare le cose, invece di farsi adorare dalla folla. Per lui ogni giorno all’opposizione è un giorno in carcere perché non può rendersi utile”. Eppure, se oggi vola nei sondaggi con 20 punti sui conservatori del primo ministro Rishi Sunak, solo due anni e mezzo fa il leader Labour è stato a un passo dalle dimissioni: “Dopo la disfatta all’elezione suppletiva di Hartlepool nel 2021, voleva lasciare. Diceva: “Ma che ci sto a fare qui? Basta, finiamola”. Alla fine, dopo molte ore, i suoi sono riusciti a convincerlo a restare leader, inclusa sua moglie Victoria”. Oggi, Starmer è a un passo da Downing Street, dopo esser entrato in politica nemmeno un decennio fa, nel 2015, a 52 anni.

Sliding doors, le porte girevoli della vita. Ma per Sir Keir Starmer, ex avvocato e procuratore generale della Corona, contano altre porte, per esempio quelle di una partita di calcio. “È ossessionato da questo sport. Da bambino, per lui rappresentava una fuga. Suo papà operaio era un tipo strano e non gli permetteva di guardare la tv”, racconta Baldwin, “allora il giovane Keir, visto che non poteva discutere di Starsky e Hutch con i suoi amici, andava sempre a giocare a pallone. Oggi, Starmer”, tifosissimo dell’Arsenal, "prende ogni decisione politica come se fosse un allenatore di calcio, dal motto “lasciamo parlare il campo” a “quando ho cacciato Jeremy Corbyn dal partito è stato come quando Arteta”, allenatore dell’Arsenal, “ha mandato via Aubameyang”, uno degli attaccanti più celebri dei “gunners””.

A proposito di Jeremy Corbyn. Oggi Starmer è un alfiere della battaglia contro l’antisemitismo, dal 2019 il suo primo obiettivo da leader è stato riconquistare la comunità ebraica britannica dopo le infamanti accuse contro il suo anziano predecessore. E sua moglie Victoria, sposata nel 2007, è ebrea e vegetariana come i loro due figli (Starmer invece è non credente oltre che seguace del pescetarianismo). Tuttavia, mentre infuriavano le polemiche contro il Labour Party di Corbyn, Starmer era sempre rimasto in silenzio e al suo posto da ministro ombra per la Brexit, senza mai criticare pubblicamente il segretario del partito. Non è una contraddizione?
“Lo criticava privatamente, e ci sono le prove dalle minute delle riunioni interne”, assicura Baldwin, “più volte voleva dimettersi. Era furioso. Quando accompagnava la moglie in sinagoga, Starmer si sentiva a disagio per il partito di cui faceva parte. Ma i suoi alleati lo hanno convinto a restare. E Keir, da ex avvocato, ha preferito trattare Corbyn come un cliente idiota, invece di andare allo scontro pubblico”.
I tanti anni passati in tribunale hanno segnato irreversibilmente Starmer, secondo Baldwin. “Il tono della sua voce è talvolta prolisso, metodico e ridondante. Perché quando sei un magistrato o un legale non puoi permetterti errori nell’esposizione. È difficile cambiarlo. Ma Keir è entrato in politica, molto tardi, anche per questo. Lui vuole cambiare il Paese e, dopo molti anni di cause e processi, ha capito che si può farlo davvero e su larga scala solo se si è dentro la politica. Anche se a lui non piace questo mondo. Anzi, a volte lo detesta e più volte mi ha detto: “Odio questo cazzo di lavoro, soprattutto quando sei all’opposizione”. La sua vice, Angela Rayner, nel libro dice: “Keir? È la persona meno politica che io conosca”.
“Sì, Starmer è un noioso. Eppure, in silenzio, ha rivoltato il Labour come un calzino. Quando meno te lo aspetti, ha già raggiunto i suoi obiettivi”, avverte Baldwin, “perché le sue debolezze sono anche la sua forza. Starmer fa parte di una fazione politica nel partito, non si ispira a una ideologia, non è un polarizzatore, è un politico molto atipico, soprattutto in una famiglia come il Labour. Non è perfetto, anzi. Eppure, proprio per questo, sinora ha avuto successo. Perché, alla fine, riesce a tenere il partito anche su temi estremamente divisivi come Gaza e la questione palestinese. Tutti quelli che ancora lo sottovalutano nel 2020 dicevano che non sarebbe mai arrivato a Downing Street. Non hanno imparato la lezione, evidentemente”.

Secondo Baldwin, nella vita di Starmer brillano tre “F” come stelle polari: family, football and friends. Famiglia, calcio e amici. "Sin da giovane non andava ai congressi del partito, ma preferiva il pub con gli amici. E ne ha diversi da lunghissima data perché è molto fedele. Da giovane venne picchiato da alcuni balordi quando provò a difendere un amico gay”. Il biografo continua: “L’infanzia di Starmer è stata traumatica: del padre abbiamo detto. Aveva un rapporto emotivamente molto intenso con la madre. E poi i suoi tre fratelli: nessuno di loro è andato all’università. Tutti lasciati indietro. Ciò ha segnato profondamente Starmer. Quando parla di “rompere i soffitti di cristallo” pensa sempre a quanto vissuto con la sua famiglia”.
Starmer ha detto più volte che sulla Brexit non si torna indietro e che il Regno Unito non rientrerà né nel mercato unico europeo, né nell’unione doganale. Tuttavia, insiste nel voler "relazioni più vicine con la Ue". Che cosa intende davvero? “Keir agirà un passo alla volta”, spiega Baldwin, “ci sono tante opportunità per riallacciare i rapporti, come sulla sicurezza. Non vuole tornare nel mercato unico perché ciò risucchierebbe tutte le energie del nuovo Parlamento. Tuttavia, quando era ministro ombra per la Brexit, Starmer è andato in Europa più volte per lavorare su una sorta di unione doganale, su qualcosa di specifico per il Regno Unito. E Keir pensa che qualcosa del genere sia ancora possibile, anche se non c’è un piano segreto per questo. Ma il suo curriculum, in questo senso, può dare una traccia su dove potrebbe portare il governo laburista...”.
Parole che, su tema così sensibile e divisivo come la Brexit, innescano subito la risposta ufficiale del Labour. Un portavoce dichiara a Repubblica: “A differenza del disastro Tory, il prossimo governo laburista farà funzionare la Brexit. Come abbiamo detto tante volte, non rientreremo nel mercato unico, o nell’unione doganale o in una qualsiasi membership che ci faccia tornare indietro. Invece, il Labour di Keir riporterà il futuro nel Regno Unito”. Poco dopo il responso del Labour, Baldwin si fa vivo di nuovo: “Voglio sottolineare che non c’è alcun piano segreto per tornare nell’unione doganale europea”. Passano poche ore, e Baldwin ci manda un’altra email: “Non c’è alcuna intenzione di rientrare in una unione doganale”.