Inchiesta Genova, la consulenza da 200 mila euro a Mauro Vianello, l'uomo del porto: «Sarò sempre di sinistra»
Il presidente di Ente Bacini è considerato vicino al Pd anche se lui dice di «non essere mai stato iscritto al partito»
Ha detto di sé: «Sono un uomo di sinistra, lo sono sempre stato e forse lo sarò sempre, nella buona e nella cattiva sorte». Settantuno anni vigorosamente portati, manager pubblico nel settore portuale e una lunga sfilza di incarichi, Mauro Vianello, la sua appartenenza l’ha sempre rivendicata. Un lontano passato in «Lotta comunista» e «mai iscritto al Pd» sebbene si autocelebri, secondo alcuni spifferi, come il «padrone» del partito a Genova. Di sicuro è uno che pesa, in città. Intanto perché è il presidente di «Ente Bacini», la società che con 3 mila dipendenti gestisce i moli di carenaggio ed è il cuore delle attività navali al porto. Se è inciampato nell’indagine che sta terremotando il capoluogo ligure, è per una consulenza da 200 mila euro. È quella ricevuta, nell’autunno 2023, da Paolo Emilio Signorini quando questi — unico tra i trenta indagati finito in carcere —, lasciata la presidenza dell’Autorità portuale della Lanterna, era diventato, ad agosto, l’ad di Iren, colosso dell’energia tra i cui azionisti ci sono comuni come Torino, Genova, Reggio e altre città emiliane. Vianello, indagato per corruzione, per il tramite del suo avvocato Enrico Benedetti ha fatto istanza al Riesame per chiedere il ritiro della misura interdittiva che lo riguarda, quella dell’esercizio dell’attività professionale.
Di quella consulenza si era parlato tanto in città e a riferirne per primo era stato il Secolo XIX con uno scoop finito nell’informativa delle Fiamme gialle. Vianello, «la volpe del porto», era stato arruolato da Signorini «senza preventivamente informare il cda dell’azienda» e «senza procedere ad alcuna selezione tra candidati». Ora i pm Luca Monteverde e Federico Manotti vogliono capire se la consulenza, con l’incarico di «curare i rapporti con il territorio e lo sviluppo dei progetti in Liguria», sia una restituzione dei favori ricevuti.
Stando alle carte, Signorini — a cui Iren ha revocato tutte le cariche — e il manager portuale avevano stretti rapporti di amicizia. Vianello gli presta l’auto quella volta che l’ex presidente dell’Autorità deve andare a Montecarlo con la fidanzata. Poi gli mette a disposizione una casa, per una settimana, quando l’ex moglie e la figlia devono soggiornare a Genova. Paga anche il catering, per 6.600 euro, quando sempre la figlia di Signorini si sposa — con una cerimonia da 100 mila euro — e, per il compleanno, regala un Apple Watch alla fidanzata dell’amico. A suo figlio Stefano, che procede all’acquisto, però raccomanda: «Non spendere più di 300 euro...». Cortesie che gli investigatori ipotizzano correlate a un provvedimento firmato da Signorini favorendo la Santa Barbara Srl, coop (di cui Vianello detiene il 54% di quote) specializzata in sicurezza: le tariffe per gli operatori portuali, molto arrabbiati, aumentano d’improvviso.
Ma c’è dell’altro. Vianello vorrebbe incassare un’altra carica, quella di ad di Stazioni marittime (che non arriva). Parlandone con Signorini, l’avvocato Alfonso Lavarello (presidente dell’Aeroporto di Genova) è perplesso: «’Sto Vianello è un po’ una rumenta, (spazzatura, ndr) e poi non è un tecnico». Signorini ribatte che lo conosce «soprattutto perché, essendo il Pd genovese oramai governato da lui, mi trovo più che altro in condizioni di (...) sindacali». E aggiunge: il nome è di interesse di Toti «per motivi anche di... prospettiva politica».