La «dad» di Makka. La preside del liceo linguistico: «Un sollievo sapere che proseguirà gli studi ai domiciliari»

diFloriana Rullo

Omicidio di Nizza Monferrato, la 18enne seguirà le lezioni a distanza.  È accusata di aver ucciso il papà. «Siamo vicini a lei e ai suoi compagni della classe 3BL, turbati da questo tragico evento»

«Per noi è un sollievo sapere che Makka potrà attenderà il processo agli arresti domiciliari e noi siamo a disposizione per aiutarla a seguire il suo percorso di studi. Ciò che è successo ha toccato l'intero istituto. Siamo vicini a Makka Sulaeva, la madre e ai fratelli più piccoli». 

La preside

Il delitto che la giovane 18enne ha commesso venerdì scorso ha ucciso a Nizza Monferrato, Asti, ha colpito l'intero istituto Pellati (scientifico con indirizzo linguistico) dove la ragazza frequenta la 3BL. Tanto che la preside Paola Balza si è dovuta subito attivare per offrire un supporto psicologico ai ragazzi. 

«Come istituto - spiega la dirigente- siamo vicini agli alunni della classe 3BL e a tutti coloro che come noi sono turbati da questo tragico evento. La scuola organizzerà un servizio di supporto psicologico professionale per chiunque ne senta la necessità». 

Ma docenti e ragazzi sono vicini alla loro compagna e hanno già offerto la loro collaborazione per garantire supporto alla giovane che per difendere la mamma ha accoltellato con due fendenti il padre Akhyad Sulaev, ceceno di 50 anni. 

L'interrogatorio

La 18enne ha già detto ieri, lunedì 4 marzo, nell'interrogatorio, di essere «pentita per quello che ho fatto. E sto soffrendo molto. Ma voleva strangolare mia madre. Volevo difenderla».

Per tutti è una ragazza «allegra, spiritosa, generosa con tutti, sempre disponibile, sempre pronta a dare una mano a chi è in difficoltà». La descrivono così anche i suoi compagni di classe del liceo scientifico Pellati di Nizza. Una giovane che ha sempre mostrato il suo sorriso e la sua dolcezza nonostante le violenze subite dal padre.

Makka intanto ha già chiesto di poter avere i suoi libri di scuola per continuare a studiare mentre si troverà nella comunità protetta che la ospita. «Ora ha bisogno di serenità» ha spiegato l'avvocato Massimo Sfolcini, suo difensore. «Il carcere avrebbe potuto provocare danni ulteriori».

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5 marzo 2024 ( modifica il 5 marzo 2024 | 11:08)

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