Quanto � pericolosa la centrale di Zaporizhzhia? E quanto peser� sulle scelte che l’Europa sta facendo? Sono due domande altrettanto importanti e, come spesso capita, non necessariamente correlate. Perch� la risposta alla prima domanda deve essere il pi� possibile oggettiva e scientifica. Sul secondo quesito aleggia invece la percezione, soggettiva per definizione.
Perché la centrale nucleare di Zaporizhzhia peserà, in ogni caso, sul nostro futuro
La centrale atomica in Ucraina continua ad alzare la percezione del pericolo in Europa. Quanto questo influenzer� le scelte ma anche in dibattiti nei Paesi come l’Italia?

Partiamo dunque dalla prima domanda: dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina i siti di Zaporizhzhia ma anche quello di Chernobyl hanno fatto giustamente notizia. Zaporizhzhia, vale la pena ricordarlo, � costituita da sei reattori nucleari modello Vver-350, allineati e poco distanti gli uni dagli altri, tutti affacciati sulle acque del fiume Nipro (Dnepr, il quarto d’Europa dopo il Volga, il Danubio e l’Ural). Il suo corso � gi� un monito: collega la Russia alla citt� di Kiev, nelle cui vicinanze nel 1977 era stato costruito l’impianto di Chernobyl. I sei impianti di Zaporizhzhia, la pi� grande centrale europea che prima della guerra copriva met� del fabbisogno energetico dell’Ucraina, sono tutti degli anni Ottanta. Il primo, contrassegnato dal numero 1, � stato costruito nel 1980 e opera a livello commerciale dal 1985 (servono anni per costruirli, allacciarli alla rete, testarli e solo dopo usarli per portare la corrente elettrica nelle case).
Dunque ecco il primo punto: la tecnologia � vetusta. Il reattore numero 1 � stato il primo costruito dopo Chernobyl (1977) che per� era un RBMK-1000, una tecnologia russa che usava la grafite ed era molto instabile a basse temperature (l’incidente atomico del 1986 accadde proprio durante un test in queste condizioni). Gli altri sono stati costruiti dal 1981 al 1986 e resi operativi dal 1986 al 1996. Sono tutti impianti Vver-350 dunque una vecchia tecnologia sovietica ad acqua pressurizzata. Non hanno il difetto di progettazione degli RBMK-1000 ma sono cos� vecchi che qualche anno fa hanno dovuto chiedere una proroga per il loro utilizzo, concessa solo dietro un aggiornamento della sicurezza. Questo � il primo rischio: la guerra dura ormai da due anni. Dunque, sebbene ci siano state delle missioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Aiea, non ci sono certo le condizioni migliori per tenere gli impianti sotto continui controlli di sicurezza e di aggiornamento.
Secondo punto: quanto un attacco alla struttura pu� essere considerato pericoloso? Qui chiaramente siamo nell’ombelico della propaganda di guerra da ambedue i fronti: la Russia che sminuisce i pericoli (la stessa Russia che per� ha mandato dei soldati nella foresta rossa intorno a Chernobyl, l’area pi� contaminata della Terra). E Kiev che ha spesso usato lo spettro dei combattimenti vicino ai siti nucleari per spingere l’Europa a un supporto maggiore alla difesa del suo territorio. La postura migliore in questi casi � appoggiarsi a una fonte terza, se non neutra (scelta pressoch� impossibile in questo caso). L’Aiea: sappiamo che lo stesso Rafael Grossi, numero uno dell’Agenzia, ha guidato una missione insieme al super esperto italiano Massimo Aparo e ha stilato un rapporto approfondito nel settembre del 2022 che non � proprio tranquillizzante. In quel documento si parlava di �integrit� fisica della centrale violata�.
Insomma, per quanto si faccia attenzione dalle due parti parliamo di una centrale atomica in mezzo a un conflitto: non era mai capitato prima di adesso.
I gusci di cemento, secondo gli ingegneri, potrebbero resistere a un aereo. Immagine non proprio rassicurante se si pensa alle Torri gemelle e all’11 settembre (secondo gli ingegneri ci� che � accaduto era impossibile, fino a quando non � accaduto). Nel caso odierno del drone che � stato abbattuto dalle forze russo sopra la centrale e che sarebbe caduto sopra il guscio del reattore numero 6 secondo le stesse fonti russe � probabile che non ci siano conseguenze immediate. Anche perch� il guscio non � il reattore. Anche se certamente, a seconda dei danni, il punto colpito potrebbe rappresentare una debolezza in futuro.
La seconda domanda � pi� complessa: il ritorno di una dialettica aggressiva, sia sul fronte dell’uso possibile di armi nucleari tattiche, gi� capitato con la Russia, sia sul fronte dei rischi delle centrali civili ucraine potrebbe sul serio colpire a lungo andare l’opinione pubblica europea. Ricordiamo che nell’ultimo anno, a causa soprattutto della complessit� della transizione energetica e della sfida sulla sostenibilit�, la stessa Europa ha cambiato atteggiamento nei confronti del nucleare civile che � entrato nella tassonomia continentale come fonte di energia pulita (di fatto non si produce CO2, cio� anidride carbonica o altri gas serra pericolosi per l’atmosfera terrestre). Ma una prolungata esposizione a una guerra alle porte dell’Europa con un pericolo immanente, vero o percepito, potrebbe avere un peso sull’opinione pubblica anche dei Paesi che hanno sempre avuto un atteggiamento neutrale nei confronti dell’atomo, leggi la Francia. Pi� che mai su quei Paesi, come l’Italia, dove il dibattito per un ritorno possibile al nucleare � in pieno corso.
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8 aprile 2024 (modifica il 8 aprile 2024 | 17:37)
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