G7, il punto sull'aborto «eliminato dalla bozza». Irritazione di Bruxelles e Parigi, ma l'Italia: nessun blitz
L'accusa a Meloni da parte di Bruxelles è quella di aver voluto eliminare il riferimento all'aborto dall'ultima bozza di conclusioni. Ma la presidenza del Consiglio italiana: «Nessuno Stato ha chiesto di eliminarlo»
DALLA NOSTRA INVIATA
BARI - Il tema dei diritti non era in cima all'agenda internazionale che Giorgia Meloni, da presidente del G7, va limando personalmente da settimane. Eppure è la questione dell'aborto il primo dossier che la presidente del Consiglio, chiusa da due giorni tra le bianche e lussuose mura di Borgo Egnazia, si trova sul tavolo del vertice dei sette «grandi» della Terra.
Il G7 in Puglia, evento centrale della presidenza italiana, al quale prenderà eccezionalmente parte Papa Francesco, si apre domani a Savelletri (Fasano) e la prima spina è l'accusa, che arriva da Bruxelles alla fondatrice di Fratelli d'Italia, di aver voluto eliminare il riferimento all'interruzione volontaria di gravidanza dall'ultima bozza delle conclusioni che gli sherpa di Palazzo Chigi, guidati da Elisabetta Belloni, hanno presentato agli altri Paesi.
La Francia, che (assieme al Canada) voleva spingere più avanti la definizione nel documento sul diritto all'aborto, non l'ha presa affatto bene e anche la delegazione europea ha accolto con irritazione la scelta italiana.
Il caso nasce dalle dichiarazioni finali del vertice di Hiroshima del 2023, in cui le 7 nazioni concordavano sul «pieno impegno per assicurare salute e diritti sessuali riproduttivi completi per tutti», anche relativamente all'«accesso all'aborto sicuro e legale e alle cure post-aborto».
Scoppiata la polemica, destinata in Italia a riaccendere lo scontro sui diritti tra maggioranza e opposizione, la presidenza del Consiglio ha chiarito che il negoziato sui valori comuni del vertice è ancora in corso e che «nessuno Stato ha chiesto di eliminare il riferimento alle questioni relative all'aborto dalla bozza delle conclusioni del vertice G7».
Una formula diplomatica per smentire il «blitz» di Giorgia Meloni.
La presidente del Consiglio, quando si è trovata sotto il fuoco dei partiti di sinistra, ha più volte rassicurato di non voler cambiare la legge 194, ma ha deciso di garantire libero accesso nei consultori alle organizzazioni pro-vita.
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