Weber e le scelte sui vertici Ue: «Dal voto un mandato al Ppe. L’Italia sia coinvolta nelle decisioni»

diFrancesca Basso

Il capogruppo dei popolari: «Un'intesa con i maggiori partiti per la stabilità. Schlein decida da che parte stare»

Weber e le scelte sui vertici Ue: «Dal voto un mandato al Ppe, l’Italia dev'essere coinvolta nelle scelte»

Il leader del Ppe Manfred Weber e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen la sera del voto (Afp)

DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BRUXELLES — «Se volete difendere la democrazia, allora rispettate il risultato di 180 milioni di elettori e votate per Ursula von der Leyen: questo è il mio messaggio». Oggi il Consiglio europeo dovrebbe approvare, salvo colpi di scena, l’intesa sui top job Ue raggiunta dai negoziatori delle tre maggiori famiglie politiche: popolari, socialisti e liberali. Il presidente e capogruppo del Ppe Manfred Weber guarda avanti, all’elezione di von der Leyen alla guida della Commissione da parte del Parlamento europeo.

Come siete riusciti a trovare l’accordo?
«Si basa sul risultato delle urne: gli elettori hanno dato un chiaro mandato di guida al Ppe. Ma si doveva trovare un’intesa tra tutti i maggiori partiti europei per dare stabilità all’Europa e ci siamo riusciti. Ora dobbiamo dare risultati sulla base dei nostri contenuti».

Cosa succede adesso?
«Abbiamo bisogno di un mandato per Ursula von der Leyen anche da parte del Parlamento. La nostra argomentazione principale è che negli ultimi cinque anni ha svolto un lavoro serio e valido: Next Generation Eu è stato estremamente importante dopo la crisi del Covid, così come gli sforzi per fermare la migrazione illegale, l’accordo con la Tunisia e il nuovo Patto per la migrazione. Chiedo che tutti i partiti della piattaforma — Ppe, socialisti e liberali — si impegnino a sostenere von der Leyen».

Come garantirete la maggioranza? Ci sono sempre i franchi tiratori.
«È una questione di leadership: voglio sentire dalla leader del Pd Elly Schlein che si impegna pubblicamente a sostenere von der Leyen. Se non lo fa, si schiera con Orbán. Abbiamo bisogno che i leader si facciano avanti: Scholz, Sánchez, Schlein devono esprimersi pubblicamente e dare una direzione chiara alle loro delegazioni. Il Ppe sostiene Costa e Kallas, S&D e Renew facciano la loro parte».

I Verdi vi hanno offerto il sostegno in cambio dell’ingresso in maggioranza. Cdu e Verdi governano già a livello regionale in Germania. Allargherete la maggioranza?
«I Verdi, soprattutto quando si parla della Germania, mostrano due facce. Abbiamo alcune persone ragionevoli, per esempio nel Baden-Württemberg. Ma a livello europeo, specie a fine mandato, si sono presentati come un’opposizione di sinistra: hanno votato contro il Patto sulla migrazione e l’idea di finanziare con la Bei gli investimenti militari. Devo invece ringraziare il governo italiano perché al Parlamento Ue Fratelli d’Italia ha votato a favore dell’accordo sull’immigrazione stabilizzando la maggioranza».

Quindi porte chiuse?
«Faccio tutti i miei colloqui sulla base dei contenuti per vedere cosa potremo poi approvare in concreto. La mia domanda è: i Verdi ora sosterranno l’accordo con la Tunisia? O gli accordi commerciali come il Ceta o il Mercosur?».

Cosa chiedete in pratica?
«Il nostro compito principale per i prossimi cinque anni è la ripresa economica attraverso una politica industriale moderna, la riduzione della burocrazia per aiutare le Pmi, il rafforzamento del mercato unico. Il secondo pilastro è costituito dalla sicurezza, con il rafforzamento dell’industria europea della difesa. Il terzo riguarda la migrazione. Questo è l’elemento chiave. Nel rispetto della Convenzione di Ginevra e del diritto d’asilo, dobbiamo fermare l’immigrazione clandestina. Lavorerò in Parlamento, sulla base dei nostri valori, con chiunque è pronto a risolvere questi problemi. Se i Verdi non sono pronti, non saranno partner».

Siete pronti a lavorare con l’Ecr e Fratelli d’Italia?
«Anche l’Ecr ha diverse facce. C’è il Pis che in Polonia ha superato le nostre linee rosse. Sono felice che Donald Tusk sia primo ministro: ha riportato la Polonia in Europa. L’altra faccia è quella di Giorgia Meloni e Petr Fiala in Repubblica Ceca, sono politici ragionevoli. Meloni e Tajani hanno organizzato un grande G7, l’Italia può essere orgogliosa. Meloni è molto rispettata. Non lavoreremo con partiti che non sono a favore dell’Europa, dell’Ucraina e dello Stato di diritto: no all’Id e a Le Pen in Francia. Ma se i partiti rispettano questi principi, da un punto di vista democratico sono partner ragionevoli e se troviamo soluzioni sui contenuti, lavoreremo insieme».

Meloni si è lamentata di essere stata esclusa dai negoziati sui top job. L’accordo è ora a rischio?
«L’Italia è il terzo Paese più grande d’Europa, un membro del G7, una delle più grandi economie europee. Per questo è necessario trovare un modo per includere la posizione italiana nel processo decisionale europeo. Due anni fa, dopo l’elezione di Meloni mi sono recato a Roma, sono stato il primo leader europeo a incontrarla e a costruire ponti e a invitarla a essere costruttiva a livello europeo. La collaborazione tra Italia ed Europa è una storia di profitto reciproco ed è stata costruita dal Ppe e in particolare anche da me. Questo negoziato tra i gruppi non è una sorpresa, fu così anche nel 2019 e negli anni precedenti perché i tre principali partiti in Europa hanno l’obbligo di formare un’intesa comune sulla strada da seguire. Tuttavia, sono d’accordo con quanto ha detto il presidente Mattarella: nell’Ue non si può prescindere dall’Italia».

Meloni contesta che i conservatori sono cresciuti alle elezioni e ora l’Ecr è il terzo gruppo in Parlamento.
«Non si tratta solo di numeri, ma anche di singoli deputati nei gruppi. Come ho detto, il Pis nell’Ecr per noi è un grande problema, ma rispetto molto l’approccio costruttivo di Meloni».

Come convincerete le delegazioni del Ppe a votare?

«Siamo uniti. Lavoreremo duramente d’ora in poi per convincere tutti che questa è la cosa giusta da fare: l’Europa ha bisogno di stabilità. Parlerò individualmente con tutti. Ma sia chiaro, nel Ppe la maggioranza sarà schiacciante».

27 giugno 2024

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