Von der Leyen alla conta dei numeri. I paletti del Ppe per i vertici Ue
Weber: «Puntare su pace, crescita e limiti all'immigrazione». E l'Afd prepara il fronte sovranista
DALLA NOSTRA CORRISPONDENTE
BRUXELLES - Inizia una settimana cruciale per le istituzioni europee. Giovedì e venerdì i capi di Stato e di governo dovranno trovare la quadra sui top job Ue, gli incarichi ai vertici delle istituzioni. Il Parlamento, invece, entrerà nel vivo dei negoziati dopo che i gruppi avranno nominato i loro presidenti: domani tocca ai socialisti e alla sinistra.
Mercoledì ai liberali di Renew e ai conservatori dell’Ecr. Al momento i nomi sul tavolo dei top job sono la candidata leader del Ppe Ursula von der Leyen per il bis alla guida della Commissione, l’ex premier socialista António Costa per il Consiglio europeo, la premier estone liberale Kaja Kallas per il ruolo di Alto rappresentante per gli Affari esteri. Il Ppe ricandida Roberta Metsola al Parlamento. I top job devono rispondere a un equilibrio politico, di genere e geografico e per ora questa sembra la rosa con maggiori possibilità.
Il Consiglio europeo designa la presidente della Commissione, ma è il Parlamento che deve eleggerla: servono 361 voti su 720. La maggioranza «Ursula» formata da Ppe, S&D e Renew conta 399 deputati, ma il voto è segreto e dunque servono più voti per compensare i franchi tiratori. Il leader del Ppe Manfred Weber ha ribadito ieri su X le condizioni dei Popolari per sostenere gli altri candidati: «L’Ue deve concentrarsi sulla garanzia della pace, sulla crescita economica e sulla limitazione della migrazione. In termini di contenuti, queste sono le linee rosse del Ppe. Anche i futuri leader dell’Ue devono incarnarle, altrimenti sarà difficile raggiungere un accordo al vertice dell’Ue». In vista del summit oggi si incontrano a Roma la premier Meloni e il leader ungherese Orbán. Meloni vuole una vicepresidenza e un portafoglio di peso per assicurare i suoi 24 voti. Ma a livello di Parlamento von der Leyen non può fare alcun accordo con FdI e l’Ecr altrimenti salta il sostegno di S&D e Renew.
I Verdi non hanno ancora sciolto la loro riserva e oggi annunceranno se i 5 eurodeputati di Volt resteranno nel gruppo, serve la conferma del loro partito. La riunione costitutiva del gruppo di estrema destra Identità e democrazia, invece, sarà il 3 luglio. C’è movimento nella destra più radicale: secondo il settimanale tedesco Spiegel Alternativa per la Germania (AfD) lancerà questa settimana un gruppo euroscettico chiamato «I sovranisti». L’AfD era stata espulsa dall’Id. Per formare un gruppo servono almeno 23 deputati di 7 Paesi Ue. Della nuova formazione farebbe parte il bulgaro Revival (3 seggi), che avrebbe lanciato l’idea, lo spagnolo Se acabó la fiesta (Salf) di Alvise Pérez (3 seggi), il romeno SOS, lo slovacco Movimento repubblicano, il greco Niki, l’ungherese Movimento nostra patria e il polacco Konfederacja (6 seggi), che insieme contano 18 eurodeputati a cui si aggiungono i 15 dell’AfD. L’estrema destra non potrà condizionare l’elezione del presidente della Commissione ma avrà un impatto sul lavoro della legislatura.
L’attenzione è anche sulle Politiche francesi di domenica: «Sono molto preoccupato per le elezioni in Francia. Temo che se vincesse Le Pen non avrebbe un’evoluzione come quella di Meloni rispetto all’Europa», ha detto ieri Paolo Gentiloni a Taormina alla presentazione del libro di Paolo Valentino «Nelle vene di Bruxelles» in un dibattito con l’autore e il direttore del Corriere, Luciano Fontana.
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